Verso il voto: Chiesa e politica
“La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica, ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. Queste parole di Benedetto XVI hanno orientato l’intervento del card. Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della CEI del 28 gennaio sul tema delle elezioni. Dicendo che, scongiurato il baratro, è questo il momento decisivo e irrimandabile del rilancio, il cardinale ha chiesto alle formazioni politiche l’impegno su programmi espliciti, non infarciti di ambiguità lessicali e tattiche. Il Paese sano è stanco di populismi e reticenze di qualunque provenienza e comunque vestiti. Le riforme domani saranno realizzate solo se oggi non si fanno promesse incaute e contraddittorie. Gli italiani non chiedono l’impossibile, esigono piuttosto che nessuno dei sacrifici compiuti vada deviato o perduto. E che a partire da questi sacrifici si allestisca l’intelaiatura di una ripresa concreta, diffusa, equa. La gente vuole che la politica cessi di essere una via indecorosa per l’arricchimento personale. Per questo s’impone un potere disciplinare affidabile e una regolazione rigorosa affinché il malcostume della corruzione sia sventato. Pressante è stato l’invito alla classe politica a sfidare i propri vizi storici, mettendo con ciò in riga anche i comportamenti popolari che resistono al cambiamento, come il costume dell’evasione fiscale o quello delle “scorciatoie”. Si tratta di superare l’immagine di un Paese perennemente incompiuto, che costa molto a se stesso ma non riesce ad ottenere i risultati che merita. Il cardinal Bagnasco ha poi indicato gli obiettivi più urgenti – per i quali la gente ha accettato sacrifici anche pesanti e non sempre proporzionatamente distribuiti -, come la centralità del lavoro, la ripresa dell’occupazione soprattutto giovanile, il rilancio dell’economia, la sanità, il meridione, politiche di sostegno alle famiglie. Ha pure richiamato la biopolitica, con riferimenti ai problemi di vita, salute, malattia, aborto, eutanasia e riconoscendo anche a loro cittadinanza elettorale. E si è chiesto: Perché non concepire anche l’economia come bioeconomia? Linee di compromesso, o peggio di baratto tra economia ed etica della vita, a scapito della seconda, sarebbero gravi. Circa i valori fondamentali e non derogabili sul piano della civiltà politica, ha affermato che reticenze o scorciatoie non sono possibili; piuttosto, bisogna dire il volto che si vuole dare allo Stato, se è una famiglia di persone o un groviglio di interessi; se è un agglomerato di individui o una rete di relazioni su cui ciascuno sa di poter contare, specialmente nelle fasi di maggiore fragilità. Alla grande stampa – che si è sbizzarrita nel ricercare possibili indicazioni di voto nel messaggio del presidente della Cei – sono sfuggiti gli imperativi forti che indirizzano la cosiddetta “ingerenza” della Chiesa nella vita nazionale. Eccoli: vigilare, resistere, incoraggiare, denunciare, bonificare e recuperare, mentre diserzione, delusione, ritorsione finirebbero col diventare dannose per la democrazia stessa. Un buon metodo di impegno politico, non solo per i credenti.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI