Sacerdote

Le due tele restaurate della chiesa di San Martino a Vescia

L’attuale aspetto della chiesa di San Martino a Vescia risale ad una radicale ristrutturazione iniziata nel 1643 e portata a compimento nel 1646, come testimonia l’epigrafe posta sulla cantoria. L’architettura dell’edificio è lineare, a una sola navata, con volta a botte e con sei altari laterali. Recentemente sono state restaurate le due telette realizzate per le cimase dell’altare della Santissima Concezione e

Sacerdote
Figura 1

dell’altare di San Francesco.
Come si ricava dalla ricerca effettuata da Michele Pelliccia, l’altare della Santissima Concezione risulta in fase di costruzione in data 25 luglio 1675 e viene appellato per la prima volta con la sua intitolazione nella Visita Pastorale del 27 dicembre 1681. L’altare venne fatto costruire da Vincenzo Vagni per volontà testamentaria del padre Cesare. Dietro il quadro della Santissima Concezione nella prima metà del XX secolo è stata ricavata una nicchia a forma di grotta e vi è stata posizionata la Statua della Madonna di Lourdes.
La piccola tela della cimasa dell’altare dedicato alla Santissima Concezione è databile agli anni ’70-80 del XVII secolo e raffigura un sacerdote che tiene in mano un libro su cui compare la scritta “Servate et facite”, “osservate e fate” (cfr. Mt 23,3: omnia ergo quaecumque dixerint vobis serva

te et facite, secundum opera vero eorum nolite facere: dicunt enim et non faciunt; “quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”) (fig. 1). Si tratta della frase che tradizionalmente rimanda al programma pastorale di san Gaetano Thiene. Gaetano nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480; dopo aver compiuto gli studi giuridici divenne protonotario apostolico di Giulio II e nel 1524 fondò i Chierici Regolari Teatini insieme a Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (Teate), che divenne poi Paolo IV (1555-1559). Per la sua illimitata fiducia in Dio Gaetano è venerato come il santo della Provvidenza.
L’altare di San Francesco della chiesa di San Martino fu eretto dalla famiglia di Egidio e Giuseppe Lattanzi pochi anni dopo la ricostruzione della chiesa. In data 16 agosto 1649 la realizzazione dell’altare risulta terminata di recente, ma non è riportata l’intitolazione. Solo nella Visita Pastorale del 1652 compare per la prima volta l’appellativo di Altare S. Francisci. Lo stemma della famiglia Lattanzi è presente a sinistra dell’altare, sotto il basamento della statua realizzata in gesso nel 1674 da Agostino Silva e raffigurante Sant’Egidio Abate.

Madonna con bambino
Figura 2

Le due tele esposte sull’altare di San Francesco sono state attribuite a Giovan Battista Michelini. Importante pittore folignate nato il 19 settembre 1604 e morto il 15 agosto 1679, Michelini fu autore di numerose opere eseguite per la sua città natale e per Gubbio, realizzate fra gli anni ’30 e ’70 del XVII secolo. Fra i dipinti che gli vengono attribuiti su base stilistica ricordiamo la grande tela con la Morte di San Giuseppe per la chiesa di San Nicolò di Vescia. L’intervento del Michelini per l’altare della chiesa di San Martino a Vescia dovrebbe collocarsi intorno al 1650, vero è che, se la tela maggiore richiama effettivamente altre opere note dell’artista, la Madonna col Bambino presenta dei tratti stilistici, quali il disegno sfuggente e leggero, i particolari tratti somatici di Maria e la grande intensità espressiva del suo volto, che suscitano non pochi punti interrogativi (fig. 2).
Nei magazzini del Duomo di Foligno è custodita una tela raffigurante San Gaetano attribuita a Giovan Battista Michelini: il santo vi compare, come nella teletta di Vescia, con i gigli e il libro riportante la citata frase del Vangelo di Matteo, e con lo sguardo rivolto verso l’alto, dove è raffigurata, come in una visione, la Madonna col Bambino. Anche nella tela della chiesa di San Martino il santo ha lo sguardo rivolto in alto, per cui l’anonimo artista attivo a Vescia potrebbe essersi ispirato a un modello in cui era raffigurata anche l’apparizione della Madonna, forse proprio la citata tela del Michelini.

© Gazzetta di Foligno – EMANUELA CECCONELLI

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