vuoto2

La Giornata della Memoria contro i rigurgiti di antisemitismo

I rischi di manipolazione della memoria pubblica ci sono sempre. Negazionismi, revisionismi e rimozioni accompagnano anche questi nostri anni, quando si parla di Shoah o di Gulag, del genocidio armeno o del ritorno delle pratiche genocidarie nei Balcani, delle vittime del comunismo o dei martiri cristiani del XX secolo. Il presidente dell’Iran, che non fa mai mancare il suo appoggio alle tesi negazioniste, sta favorendo nel mondo arabo una visione distorta e riduttiva della Shoah, vista più come mito fondatore dello Stato di Israele, che come evento centrale per capire il ‘900. Anche in occidente crescono zone grigie. Segnali preoccupanti di antisemitismo arrivano, come sempre, dalle culture reazionarie, intolleranti e irrazionalistiche. E queste ormai le conosciamo. Ma anche le culture democratiche devono vigilare su rigurgiti, magari inediti, di antisemitismo; senz’altro non voluti, ma di fatto resi possibili da linguaggi e atteggiamenti imprudenti. Si sentono talvolta delle identificazioni, tanto facili quanto scorrette, che preoccupano e che possono dare origine a pericolosi cortocircuiti. Le parole “calde” del vocabolario storico-politico scottano quando toccano l’attualità e vanno adoperate con attenzione evitando il pressapochismo. Esempi. L’antirazzismo non può mai assumere le vesti dell’antisemitismo: sarebbe confondere il carnefice con la vittima. Non si può mescolare l’antisionismo con l’antisemitismo, rendendoli indistinti. Né è lecito alle correnti antimperialiste riprendere il linguaggio demagogico del complotto ebraico di triste memoria. Neppure il pacifismo può marciare tutto e solo contro Israele. Parlare di “genocidio palestinese operato dagli israeliani” – lo scorso anno al Palazzo Trinci queste parole sfuggirono di bocca al relatore di un incontro di “Cittadini nel mondo” con gli studenti di Foligno – significa non essersi mai accostati seriamente alla letteratura scientifica sui genocidi del Novecento. Nessuno nega il dramma palestinese e le gravi responsabilità di Israele, ma tacciare gli ebrei di provocare la nuova apartheid o di sospingere i palestinesi in ghetti modello nazista, significa conoscere male la storia e prendere una china troppo pericolosa. Eppure, chi non sente dire qualche volta che “gli ebrei stanno facendo ora ai palestinesi quanto fu fatto loro dalla Germania nazista”? Come dire: “la storia non ha loro insegnato nulla, immodificabili come sono”. Ma non si dimentichi che dell’ “ebreo eterno parassita nel corpo di altri popoli che lo ospitano” aveva già parlato il Mein Kampf di Hitler. La Giornata della memoria porta con sé esigenze conoscitive ed esigenze etiche: conoscere quello che è stato, ricostruirlo storicamente sollecita il ricordo e mette in guardia dal possibile ripetersi dell’evento sotto qualsiasi forma. Tre rischi sono da evitare: la fiacca ripetitività, l’approccio moraleggiante, l’impazienza di parlare d’altro, magari dei tanti “diversi” oggi perseguitati. Il 27 gennaio chiede un esame serio dell’antisemitismo, pericoloso “buco nero” dell’occidente e della modernità che si fatica ancora a capire del tutto.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

0 shares
Previous Post

I folignati? generosi ma…

Next Post

Settimana politica 2013 – 3

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content