Padre della patria e difensore della città
La Festa del Patrono fa memoria di un rapporto strettissimo tra il sepolcro del martire San Feliciano e la città di Foligno che attorno ad esso prese a svilupparsi. La Chiesa locale lo riconobbe subito come suo evangelizzatore e pastore, la comunità cittadina nel XII secolo lo proclamò Pater et Gubernator Patriae. Per questo la Chiesa di Foligno il 24 gennaio abbraccia tutta la città, le sue speranze e i suoi problemi. Quest’anno poi, per il 50° del Vaticano II, ricorda che “la Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte umana” e che “credenti e non credenti in una cosa convergono: che quanto esiste sulla terra, tutto deve essere rapportato all’uomo come al suo centro e al suo vertice” (Gaudium et Spes). E ancor più oggi vuole sentirsi nel cuore di questa città che si interroga preoccupata sul proprio futuro. È chiaro che il cristianesimo non può essere ridotto a una religione civile, ma questo non vuol dire che il cristianesimo non possa e non debba avere una funzione civile. Altro è la riduzione civile del cristianesimo, altro è che esso abbia anche questa funzione, come l’ha sempre avuta nella storia: una fondamentale funzione di sviluppo e di promozione sociale e culturale. “Riconosco – scriveva il filosofo laico K. Popper – che gran parte dei nostri scopi e fini occidentali, come l’umanesimo, la libertà e l’uguaglianza, li dobbiamo all’influenza del cristianesimo”, grazie anche al fatto che “i primi cristiani ritenevano che è la coscienza che deve giudicare il potere e non viceversa”. Ecco la differenza tra la potenza dei martiri e il potere degli uomini. La prima supera i secoli, il secondo svapora nelle alterne vicende delle “umane sorti”. Celebrare la memoria di San Feliciano non è ricordare un fatto ormai lontano, è prendere consapevolezza di una realtà viva – la Chiesa locale – che dal Vescovo fondatore giunge fino noi e continua a generarci nella fede, e di una comunità cittadina che con i valori dell’amore e della speranza, diffusi dal Vangelo di cui Feliciano fu testimone, può superare le difficoltà dell’oggi. Foligno è città in affanno, con problemi da cui non sembra facile uscire. Accanto alla precarietà cresce ora la paura del declino. Occorre un cambio di marcia. Chi può essere oggiil difensore della città? Non è questione di personaggi o di istituzioni. La politica, l’economia, la cultura devono mettercela tutta. Ma non basta. Ci vuole un cambiamento nei modi di orientare la vita personale e pubblica. Occorre ritrovare il senso autentico della casa comune, del progetto per il futuro, della solidarietà che rende “solida” la città. La Chiesa invita tutti a riconoscere l’origine anche spirituale e morale della crisi in atto e a rimettere in discussione le mentalità correnti e gli stili di vita. Ai credenti ricorda che la difesa della città dipende dal saper leggere insieme Scrittura e quotidianità e dal saper vivere sul territorio in comunità più aperte, capaci di contribuire ad una giustizia più grande. La Chiesa di Feliciano continua oggi in chi vive croce e risurrezione senza rincorrere poteri umani, troppo umani.
© Gazzetta di Foligno – Antonio Nizzi