Le torri? Ci sono già… andiamo a vederle!
Ci sono almeno tre ragioni per cui consiglio a tutti i folignati, ma in modo particolare agli amministratori della città, una visita, anche rapida, alla città di Ferrara. E non sto parlando dei motivi che potrebbero riguardare qualunque turista del mondo: è una bella città, ci sono cose da vedere, il Buskers Festival e compagnia cantando.
La prima ragione si chiama terremoto. Ferrara è uno dei tanti centri feriti dal sussulto della Pianura Padana di sei mesi fa. Non è tra quelli più devastati, ma il terremoto, lo sappiamo bene, comincia la sua opera distruttrice dall’interno. Le crepe sulle facciate sono solo la filigrana di scuotimenti interiori, sono pelle che si aggrinza sulle ossa incrinate degli edifici e dell’umanità. Visitare Ferrara può servire a ricordarci quel sentimento diffuso di precarietà, ma anche lo spirito collettivo dei campi, la voglia di superare le difficoltà. Solo visitare è già un gesto di condivisione e, assieme, un riconoscimento d’ammirazione per gente che sta ricucendo muri e travi a proprie spese, lontano dalle telecamere dei TG e senza lacrimucce da reality.
La seconda ragione si chiama bicicletta. Quella usata quotidianamente, non quella disegnata sui volantini o proclamata nei discorsi dei politici e, semmai, tirata giù dal chiodo per la festa di primavera (per poi tornarci definitivamente alle prime calure estive). Bicicletta praticata come regola di mobilità e non come eccezione di necessità da chi non può permettersi l’auto o da chi deve smaltire le tossine della vita sedentaria… Non mi illudo. Non è solo questione di strisce sull’asfalto (a volte basta questo per fare una pista ciclabile, anche se, forse, non costa abbastanza…). È piuttosto una tara culturale profonda che solca trasversalmente ceti e generazioni. Quando indosso il caschetto ed esco di casa, vedo nello sguardo di mio figlio lo stesso bagliore di indifferente incomprensione che mi pare di scorgere negli occhi degli automobilisti che mi tagliano la strada a ogni rotatoria. Scoprire che esistono luoghi dove la bicicletta è la normalità e l’auto un’intrusa, magari a qualcuno può far accendere la lampadina: quello in cui viviamo non è l’unico mondo possibile.
La terza ragione per passare da Ferrara sono due edifici costruiti proprio davanti alla stazione ferroviaria. Non è difficile individuarli, da qualunque parte si arrivi svettano come oggetti visibilmente fuori posto. Si tratta di due palazzoni di 20 e passa piani. A occhio mancano almeno una decina di metri per arrivare alla quota delle torri previste dalla Coop a ridosso di Porta Firenze. Ma ce n’è abbastanza per farsi un’idea. Queste sono brutte mentre le nostre saranno belle? Queste sono vecchie, ma le nostre saranno nuove? A me basta la massa che incombe su un tessuto urbano sviluppato interamente in senso orizzontale. Comunque andare a vederle non costa niente, magari di passaggio per una visita a Venezia. Anzi, forse a Venezia è meglio di no. Chissà che a qualcuno, tramontata l’idea della funivia Alunno-Zuccherificio, non venga in mente di scavare… il Canal Grande!
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI