Carlo Botti, l’uomo e l’artista
A cento anni dalla morte, un omaggio al pittore folignate
La famosa locuzione latina nemo propheta in patria calza a pennello quando si parla dell’artista folignate Carlo Botti (1848-1912). Sebbene conosciutissimo negli ambienti della cultura e dell’arte, egli è infatti pressoché dimenticato nella sua terra d’origine, tranne per qualche notizia ritrovata negli scritti di Michele Faloci Pulignani e di Mario Sensi. Per i suoi non comuni meriti di artista, nel 1900 fu nominato “Pittore Accademico di Merito” dall’Accademia di Perugia, la stessa che nel 1912, a seguito della morte del pittore, esprimeva il suo profondo cordoglio definendolo “come artista e come cittadino vero decoro della nativa Foligno”. Il valore di questo artista è documentato e confermato nel Dizionario Critico e Documentario di A.M. Comanducci, “I Pittori Italiani dell’Ottocento”, che così riporta: “partecipò a parecchie esposizioni, sempre ammirato e in parecchie premiato” e nel Dizionario e Atlante a cura di F. Boco e A.C. Ponti, “Pittori Umbri dell’Ottocento”. Le circa duemila opere (di cui settecento ritratti), che documentano l’attività dell’autore, rappresentano un corpus di eccezionale valore artistico. Dopo il soggiorno perugino (il Botti frequentò i corsi di pittura sotto Silvestro Valeri all’Accademia delle Belle Arti), si trasferì a Roma, dove studiò per breve tempo con Giuseppe Maccari. Ma fu a Firenze con il maestro Michele Gordigiani, che Carlo Botti scoprì l’amore per il ritratto, genere prediletto al quale si dedicò con grande successo. Ad oggi solo quaranta dei settecento ritratti sono stati rinvenuti, e raffigurano alcuni tra i personaggi più rappresentativi della società di fine ottocento e dei primi del novecento. Tra i dipinti si possono ammirare i ritratti della regina Margherita di Savoia, del cardinale Domenico Svampa, del principe Rodolfo Boncompagni-Ludovisi, e di monsignor Michele Faloci Pulignani. Le effigi esplorarono le varie espressioni che caratterizzano il volto umano e i diversi effetti dell’età, e sono così perfette da sembrare vive. Ma è l’immagine di Cristo o meglio, la testa reclinata del Cristo vivo, come appare nello studio per il quadro del Sacro Cuore nell’Istituto San Carlo, la vera pietra miliare del lavoro dell’artista. Il prof. Botti trattò spesso il soggetto sacro, e degno di nota è anche il bozzetto per il mosaico della facciata del duomo di Foligno raffigurante San Feliciano e Santa Messalina. Ma Carlo Botti fu prima di tutto cittadino, credente, cattolico liberale impegnato nel sociale. Sono queste le straordinarie qualità che fanno di lui un uomo di grande sensibilità morale (prima che artistica) e di rara onestà intellettuale in un delicato momento storico caratterizzato da importanti trasformazioni politiche. Nel Maggio 2007, su iniziativa dell’Associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia, fu organizzato in Palazzo Trinci un incontro di studio sul pittore folignate, nel quale intervennero Fedora Boco, Antonio Carlo Ponti, Mario Sensi e Italo Tomassoni. Il 10 novembre 2012, in vista del centenario dalla morte, sarà organizzata nella Cattedrale di San Feliciano alle ore 18.00 una commemorazione per ricordare il prof. Carlo Botti. Interverrà don Mario Sensi, della Pontificia Università Lateranense.
© Gazzetta di Foligno – FRANCESCA FELICETTI