50 anni dal Concilio

A cinquant’anni dal Concilio

Giovedì 11 ottobre la Chiesa di Foligno si reca in pellegrinaggio al santo Sepolcro custodito a San Bartolomeo per l’apertura dell’anno della Fede e nella ricorrenza dei cinquant’anni dagli inizi del Vaticano II. Il Concilio è stato l’evento fondamentale della Chiesa contemporanea e, di riflesso, della storia religiosa e anche culturale del ‘900. L’evento che ci permette di capire la Chiesa di oggi, dopo un cammino di mezzo secolo; e di pensare quella del futuro, nella misura in cui si darà piena attuazione al Concilio stesso, inserendolo sempre meglio nella vita delle comunità cristiane. Dunque, occorre conoscere il Concilio! È bene per i giovani e gli adulti che non hanno conosciuto quel grande avvenimento che ha cambiato il volto della Chiesa cattolica. È bene anche per gli anziani che ne devono ravvivare la memoria, senza tentazioni celebrative, letture riduttive, lagnanze sulle occasioni mancate. Tuttavia, chi da giovane visse quegli anni ha sempre considerato il Vaticano II come una vera riforma apportatrice di discontinuità, se non teologica senz’altro pastorale, con la tradizione precedente. Per questo ha sempre sentito un certo fastidio per il diffondersi di letture normalizzatrici del Vaticano II. Certamente i problemi e le sfide dei primi anni Sessanta sono radicalmente diversi da quelli attuali, ma oggi ci manca forse quel senso di speranza e di ottimismo che animarono il pontificato di Giovanni XXIII e la sua decisione di convocare il Concilio. Ha scritto il cardinale Walter Kasper nella sua “Introduzione alla fede”: “Giovanni XXIIII nel suo celebre discorso di apertura del Concilio Vaticano II ha parlato del futuro con un ottimismo che oggi ci sembra quasi ingenuo ed ha promesso alla Chiesa una nuova pentecoste. Dopo questa fase, relativamente breve, di fioritura, la Chiesa ha tuttavia ripreso ad aver paura del suo proprio coraggio. Si ha ora di nuovo paura del rischio, che libertà e futuro comportano, e ci si è votati in larga parte ad un’opera di conservazione e di restaurazione. Tuttavia se la Chiesa diventa l’asilo di quanti cercano riposo e riparo nel passato, non deve meravigliarsi se i giovani le voltano le spalle, e cercano il futuro presso ideologie e utopie di salvezza, che promettono di riempire il vuoto che la paura della Chiesa ha lasciato libero”. È un invito, questo, a ritornare al Concilio, a riprendere in mano quella “magna charta” scritta dalle quattro grandi costituzioni conciliari, a meditare sul modo di essere e di operare della Chiesa. C’è ancora una mentalità da costruire e da rafforzare sui grandi orientamenti conciliari. C’è da privilegiare il tema della Chiesa per ritrovarne l’originalità cristiana, al suo interno e nella sua missione dentro un mondo oggi più incredulo e smarrito, ma forse più in ricerca, di cinquant’anni fa. Il Concilio inizia con la Costituzione sulla Liturgia e termina con quella sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: indica quasi un cammino che ogni credente, ogni comunità cristiana devono percorrere per il loro rinnovamento. Sono anche i due poli, questi, che animano l’anno della fede, la sua riscoperta e la sua nuova trasmissione.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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