La politica locale acceleri il passo
È opinione diffusa tra i cittadini che la politica locale sia in affanno su questioni decisive per il futuro di Foligno, il suo ruolo e il suo sviluppo nel contesto regionale. Prove sarebbero le molte inconcludenze del Consiglio comunale in questo triennio della giunta Mismetti, una progettualità per la città non sempre chiaramente condivisa e sostenuta dalle forze di maggioranza, una minoranza che si appaga facilmente dei suoi colpi di spillo su quanto fatto o non fatto dall’amministrazione. Anche la recente diatriba interna al Partito democratico lascia qualche perplessità. È l’inizio delle grandi manovre in vista delle future elezioni nazionali e locali, o è la riprova di un partito che si è costruito per avvicinamento di forze senza un’effettiva fusione politica e programmatica? È la solita questione di poltrone e di visibilità, o abbiamo a che fare con una fronda giovane e coraggiosa che pone all’ordine del giorno del partito e della coalizione l’urgenza politica di un nuovo progetto per fare uscire la città da quel senso di scoramento che, a torto o a ragione, ci invade sempre di più? Nei prossimi mesi capiremo meglio, soprattutto se andrà a buon fine la promessa del Sindaco di una conferenza su il progetto per la città. In verità, nel programma elettorale del Sindaco e del suo partito l’idea di una nuova progettualità era molto diffusa. Si diceva di armonizzare lo sviluppo locale con il territorio vicino e si parlava del ruolo di snodo logistico che il piano strategico assegnava alla città. Si prometteva la riqualificazione del centro storico valorizzandone la centralità economica e sociale. Si annunciava più efficienza e trasparenza della macchina pubblica e si prefiguravano nuove forme di partecipazione alla vita dell’amministrazione, fino a introdurre un osservatorio permanente con le forze sociali e le categorie, e pratiche di condivisione come il bilancio partecipato. Ebbene, dopo tre anni, cosa possiamo dire? Non ci sfugge che la città e la regione soffrono, come l’Italia, per la crisi. Siamo realtà piccole e non abituate a sopportare la diminuzione delle risorse pubbliche, a selezionare, ridurre, o investire sull’innovazione o su progetti capaci di competitività. Lo sviluppo recente della città si è costruito sul ciclo dei lavori pubblici e dell’espansione edilizia e, dopo il terremoto, una sorta di blocco di potere e di interessi consolidati ha determinato – e continua a determinare – le scelte fondamentali sul territorio. E la politica locale? Ha navigato a vista. Rallentata anche da incidenti di percorso, come le indagini partite dall’Asl di Foligno che hanno rivelato un penoso malcostume politico e l’immagine logora di un certo ceto dirigente; o come le troppe sedute del Consiglio comunale andate deserte, segno di una politica inconcludente e impreparata a fare il suo mestiere, senza distinzione questa volta tra maggioranza e opposizione. Ma occorre ripartire da qui. I partiti facciano un passo avanti. Ascoltino e si confrontino il più possibile. Dimostrino di essere all’altezza. E chi governa la città rilanci e realizzi quanto già promesso agli elettori. È suo dovere.
© Gazzetta di Foligno ANTONIO NIZZI