La grande Umbria (tra fiamme e siccità)
Non è poi molto lontano il tempo nel quale si parlava per l’Umbria di una terza provincia. Non se ne fece nulla per una ragione semantica. Non si riusciva a decidere se dovesse chiamarsi Spoligno o Sfoleto, la cosa andò per le lunghe e, come accade per molte storie nostrane, ci si lasciò sfuggire il momento propizio…
Passare da tre a una è questione di un attimo. Quasi non si è ancora spenta l’eco delle discussioni, ed ecco che la scure della Spending Review si abbatte sulla provincia ternana, rea di non rientrare nei parametri di popolazione e chilometri quadrati stabiliti del governo Monti. Rassegnarsi all’idea di una ragionevole razionalizzazione? Unica provincia in unica regione? Preludio, magari, di una vera e propria unificazione? Neanche per idea! Di là dalla Somma già si studiano contromisure perché, come si dice, fatta la legge…
Così, forse memori di come nelle epoche passate gli abitanti della penisola risolvevano questioni territoriali e demografiche, sfoderato l’orgoglio della più antica popolazione dello stivale, a Terni si ipotizzano trasferimenti coattivi e annessioni dalle regioni limitrofe. Qualcuno giura che a Rieti sarebbero già d’accordo. Pur di non finire sotto il giogo romano greccesi e amatriciani sarebbero disposti ad accontentarsi di metà provincia e lasciarsi annettere all’Umbria, saltando d’un sol balzo la pur alta cascata delle Marmore.
Ma già vedo aprirsi una nuova discussione. Come la chiamiamo la provincia, Tieti o Rierni?
Così, mentre monta la nuova diatriba lessicale, alimentata dai legittimi orgogli provinciali (non certo dalla diminuzione del numero delle poltrone…), l’Umbria è tagliata in due da un incendio terrificante, che ha squagliato un bel tratto della Flaminia, e gli acquedotti sono a secco a causa della peggiore siccità degli ultimi decenni… E guarda un po’ quali sono le prime competenze provinciali? La difesa del suolo, la tutela e valorizzazione dell’ambiente e prevenzione delle calamità; la tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche.
Così, mentre sogniamo la Grande Umbria, quella che abbiamo (piccola, ma bella) va in malora. Questo sì che è provincialismo!
© Gazzetta di Foligno – VILLEMO BARTOLINI