Religione all’italiana: l’ultimo libro del sociologo Garelli
Perché l’Italia religiosa fa eccezione nel panorama europeo? Perché, nonostante la secolarizzazione, il sentimento religioso e il legame con il cattolicesimo restano particolarmente diffusi? Perché, a dispetto della crisi di molte forme associative, i gruppi religiosi e il volontariato sociale di matrice cattolica hanno ancora un ruolo di rilievo nel paese? E perché la cultura cattolica mantiene una sua vitalità e consistenza soprattutto nell’ambito della società civile? Chi dentro o fuori la Chiesa è interessato a queste domande troverà molto utile leggere i risultati, pubblicati da Il Mulino, della ricerca su “La nuova religiosità in Italia”, diretta da Franco Garelli. Si è trattato di un’indagine ampia e approfondita, che ha coinvolto un campione casuale di oltre tremila persone, rappresentativo della popolazione dai 16 ai 74 anni. Tra i temi trattati: l’emergere di una fede più dubbiosa e l’adesione selettiva alle credenze fondamentali, gli alti e i bassi del vissuto religioso, la religione e la spiritualità nella vita quotidiana, il grado di fiducia degli italiani nella Chiesa cattolica, gli appelli pubblici della gerarchia in campo sociale ed etico, la crescita del pluralismo religioso. La ricerca dice che molti italiani continuano a riconoscersi a vario titolo nella religione cattolica, pur crescendo quanti si identificano in altre fedi, o si dichiarano “senza religione” o specifica appartenenza ecclesiale. Rispetto ad altri paesi europei, da noi il sentimento religioso è più diffuso e maggiore è la presenza ai riti; c’è un più forte bisogno di sacro e di figure religiose carismatiche; cresce anche un senso di “appartenenza senza credenza” e la parrocchia è un’istituzione al di sopra di ogni sospetto. Diverse risultano, tuttavia, le “anime” cattoliche presenti nel paese: per convinzione o per tradizione, più distanti dalla Chiesa o più vicine ad essa, più attaccate al passato o in ricerca di nuove forme di spiritualità. E ancora: molte persone si definiscono cattoliche pur vivendo in modo secolarizzato, emergono forme di individualismo religioso e di spiritualità alternativa, ma crescono anche gruppi di fedeli laici particolarmente impegnati. Insomma, anche in Italia “la religione ha perso il vincolo dell’osservanza per diventare sempre più oggetto di preferenza”. Ma la grande maggioranza degli italiani rimane ancorata ai valori della tradizione religiosa, ritenendo il cattolicesimo -commenta l’Autore- “un affare troppo di famiglia per liberarsene a cuor leggero, per confinarlo nell’oblio, o relegarlo in soffitta; o troppo intrecciato con le vicende personali per poterne fare a meno nei momenti decisivi dell’esistenza”. Nella società dell’insicurezza, la tradizione religiosa colmerebbe i limiti di una cultura laica in difficoltà ad offrire risorse competitive sul significato ultimo della vita e del futuro. “Saremmo di fronte ad una via italiana alla modernità religiosa, che da un lato riflette le istanze tipiche del vivere in una società pluralistica e dall’altro le compone dentro la lunga tradizione di cultura e di socializzazione religiosa tipica del nostro paese”.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI