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Paolo di Tarso, una pubblicazione di mons. Fortunato Frezza

Ma sì che lo conoscete! Per lo meno l’avete visto. È quel prete che, pur non essendo membro del clero locale, compare spesso in Foligno, immancabilmente nelle grandi occasioni ecclesiali: nella festa della beata Angela, nella festa del Patrono S. Feliciano, in occasione della liturgia funebre per il vescovo Arduino Bertoldo, ecc. Chi ha qualche dimestichezza con monsignor Mario Sensi, si sarà accorto che spesso accanto a lui c’è un altro monsignore che gli parla amichevolmente: è, diciamo il nome, mons. Fortunato Frezza.
Parliamo di lui a proposito della sua più recente pubblicazione, Paolo di Tarso. Confessioni, edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Sapendo che mons. Frezza sta predicando in questi giorni gli Esercizi Spirituali al clero presso il Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza, uno si aspetterebbe che anche il Paolo di Tarso fosse un libro di spiritualità più o meno ispirato ai severi studi storici e filologici, ma distinto di essi. Errore. Monsignor Frezza è uno studioso della Sacra Scrittura propriamente con modalità scientifiche e storicamente vigili; non per nulla ha studiato presso L’Istituto Biblico di Roma, essendo compagno di Gianfranco Ravasi e di Romano Penna. La lunga lista delle pubblicazioni di Frezza, molte di esegesi biblica, fanno fede dei suoi studi prediletti. Eppure Paolo di Tarso non è un libro di esegesi biblica. Frezza, per chi non lo sapesse, è Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi, vale a dire svolge una mansione a servizio della pastorale più ampia possibile. Eppure Paolo di Tarso non è nemmeno un libro di pastorale.
Cos’è dunque questo libro? Prima di tutto va rilevato che è una pubblicazione succedanea di un’altra molto più illustrata e ponderosa, molto più costosa, una pubblicazione di assoluto lusso, edita dalla casa editrice Vidya di Montecassino. Questa odierna edizione ripete il testo di quella di lusso, ma senza lo sfolgorio di immagini e rilegature; questa è un’edizione “popolare”, dal prezzo accessibile. Come contenuto, vi troviamo l’autobiografia di San Paolo tratta dai testi degli Atti degli Apostoli e delle sue varie Lettere, autobiografia che tocca anche i temi principali della teologia paolina.
Veniamo agli esempi. Nel capitolo dedicato alla prima Lettera ai Tessalonicesi, Frezza fa parlare San Paolo con entusiasmo della fede e della carità di quella giovane comunità. Ecco cosa dice San Paolo, secondo la penna di Frezza: “Quello che trascorse tra me e i Tessalonicesi è davvero unico come reciprocità, accoglienza, cordialità, affetto…Solo che, una volta costretto a fuggire da Tessalonica, sognavo quei figli, ne cercavo il volto ed ero impaziente di tornare da loro, con la certezza che anche loro vibravano dello stesso sentimento”. Si noti il dettato che Frezza offre a San Paolo: immediato, sincero, spontaneo. Ma poi Frezza aggiunge, in ogni capitolo, la rubrica intitolata “Scrutando” che traduce i movimenti della Lectio divina in quesiti che sarebbero piaciuti a San Paolo stesso. Nel caso della Lettera agli Efesini, ecco il quesito: “Quale correlazione con il messaggio del capitolo 3 di Osea? E le nozze dell’Agnello offrono un riferimento sapienziale?”. Domande non facilissime, e son tutte così. Una bella sfida per il lettore, ma almeno questa sfida è di buona razza antica.

© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI

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