Carifo, che cosa fa la politica?
Nel nostro primo editoriale, tre anni fa, scrivevamo che Gazzetta di Foligno e Cassa di Risparmio sono le sole due istituzioni, nate dalla società civile folignate del secondo ottocento, che ce l’avevano fatta ad entrare nel ventunesimo secolo. E proprio per questo nostro radicamento nella storia passata e presente della città abbiamo sempre informato i lettori sui passaggi che hanno portato la Carifo a chiudere la sua lunga storia per confluire nella nuova Cassa unica con comando fiorentino. Abbiamo anche segnalato il silenzio della stampa locale, della politica e del sindacato, delle forze economiche e sociali su questo evento di enorme rilevanza per l’intero territorio. Dunque, ci è piaciuta l’idea del Sindaco di promuovere un Consiglio comunale aperto sul futuro della ex-Carifo. Ma i risultati non sono stati esaltanti. La cronaca: assenti i vertici della Cassa di risparmio e della Fondazione; il Sindaco arriva due ore dopo perché impegnato con l’Anas e i lavoratori di Vus-igiene urbana, mentre il suo vice non si fa vedere; dei due rappresentanti del Comune nella Fondazione ce n’è solo uno, che arriva in ritardo e prende la parola senza aver ascoltato il dibattito precedente; solo due assessori sono presenti, mentre la minoranza è al completo; assenti i sindacati. Presenti e propositivi, invece, i rappresentanti delle associazioni di categoria, che manifestano le preoccupazioni dei loro associati. Tutti gli interventi sono consapevoli che indietro non si può tornare e sono concordi nel rivendicare il rapporto privilegiato che la Cassa deve avere con il territorio. Aldo Amoni (commercianti) è preoccupato per la difficoltà di accesso al credito da parte delle piccole imprese, che formano l’ossatura principale dell’economia folignate. Anche Giuseppe Metelli (industriali) e Leonardo Santarelli (artigiani) attendono dalla nuova banca risposte adeguate per finanziare famiglie e attività produttive. I consiglieri intervengono per sollevare dubbi e riserve sugli assetti futuri (uffici e direzioni), sulla gestione del personale (meno cento dipendenti da quando, era il 1992, la Cassa di Foligno è stata venduta) e sulla tutela dei risparmiatori e dei piccoli azionisti. Il Sindaco, arrivato a dibattito avanzato, è sollecitato a impegnarsi affinché sia dato spazio alle aspettative dei protagonisti dell’economia locale. All’amministrazione comunale viene richiesto più coraggio per ottenere benefici dall’operazione in corso. Va in tal senso anche la proposta di Daniele Mantucci di costituire un comitato rappresentativo della città, che svolga un ruolo di collegamento con i centri decisionali della nuova Cassa unica per significare le esigenze di coloro che hanno necessità di credito. Ma dopo la cronaca, una riflessione più generale si impone, a partire soprattutto dalle assenze, dai ritardi e dai silenzi. Non è possibile che la politica arrivi sempre tardi rispetto alle decisioni che toccano il futuro della città, come nel caso dello sviluppo urbanistico, dell’ex-Zuccherificio, dell’ex-Carifo, e fermiamoci qui. Non è possibile che in un momento in cui, da Roma a Bruxelles, si rivendica un primato della politica verso l’economia, da noi il potere politico si riduca ad una registrazione notarile delle decisioni prese da quei blocchi di potere che finiscono per determinare – loro, non la politica – le scelte fondamentali per lo sviluppo della nostra città. La quale dovrebbe farsi sentire di più. Magari – è solo una proposta – pretendendo, per l’utilizzo dei tanti milioni che la Fondazione incasserà dalla vendita della quota di capitale posseduta, che si coinvolga il Comune e si interpelli il mondo del lavoro, della produzione e dell’associazionismo, affinché la ricchezza procurata sia a beneficio dell’intera comunità.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI