Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni
La domenica del Buon Pastore, che quest’anno cade il 29 aprile, è tradizionalmente dedicata alla Preghiera per le Vocazioni. È consuetudine che il Papa mandi un messaggio a tutta la Chiesa per motivare questa ricorrenza; è anche da aspettarsi che la gente rifletta almeno un minuto sulle vocazioni di speciale consacrazione: sacerdotali, religiose, missionarie, istituti secolari. Perché? Che senso ha? Ebbene, la risposta sta tutta qui: la Chiesa cattolica, questo miliardo di persone, normalmente non può reggersi senza sacerdoti e consacrati. Sta sotto gli occhi di tutti la crisi vocazionale, che il nostro Vescovo mons. Gualtiero Sigismondi chiama “inverno vocazionale”. Sarebbe cosa strabiliante se qualcuno pensasse: “Mancano i preti? Ci pensino loro”. No, proprio non va bene sragionare così. La Chiesa ha bisogno di chi celebri l’Eucaristia, la Chiesa ha bisogno di chi rechi la sacra parola del perdono in nome di Dio: basterebbero queste due cose per impegnare ogni battezzato a preoccuparsi per favorire le vocazioni al ministero ordinato. Senza dimenticare che anche le vocazioni diaconali vanno incoraggiate e sostenute, in quanto braccio operoso del Vescovo. Mettiamo i puntini sulle i: a loro volta i chiamati alla speciale consacrazione si devono ben preoccupare di sostenere le vocazioni alla famiglia cristiana, al bene comune politico, all’educazione dei giovani, e così via. Noi per voi, voi per noi: dovrebbe funzionare.
Chi deve parlare di più? Chi deve rompere la cortina di silenzio? Nella nostra Chiesa locale non mancano portatori sani della propria vocazione. Si riconoscono subito, perché sono contenti dei compiti che il Signore propone loro. E sono sacerdoti e diaconi che si spendono per il Regno di Dio, religiosi che vivono generosamente la loro consacrazione, genitori fedeli alla loro missione, volontari nelle opere di bene…Ma forse manca la loro testimonianza vocazionale più esplicita, detta, proclamata, luminosa come la città posta sul monte. Tutte queste persone che rispondono alla chiamata di Gesù devono prendere coscienza che la pastorale vocazionale dipende largamente dalla loro parola, dalla loro narrazione (grata!) della missione ricevuta, dalla proclamazione della grazia loro donata. Questa narrazione e questa proclamazione sono una bella musica: possiede gli armonici della parola di Dio. Non è l’umiltà che manca, ma forse è troppo rara l’audacia di dire se stessi, chi si è, davanti a Dio e al suo popolo. Non vorremmo correre il rischio di fare l’elogio dei chiamati e delle loro belle vocazioni, quando sono morti.
Il nostro Vescovo celebrerà la S. Messa in cattedrale, domenica 29 aprile, alle 18,30, per darci un modello di preghiera vocazionale, per intercedere pubblicamente in favore delle vocazioni, per incoraggiare giovani e meno giovani ad affrontare con coraggio questo tema ecclesiale. Dalla tradizione spirituale della Chiesa ci vengono molti esempi: sta a noi valorizzarli.
© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI