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Interessano davvero i giovani?

Dialogo con gli studenti dello Scarpellini

Caro papà, facciamo un patto. Prometti di fare un passo indietro. È quanto chiede la Lettera aperta degli studenti dell’ITC di Foligno ai politici di oggi, pubblicata nell’ultimo numero. Non sappiamo se i politici risponderanno. Ma a noi questa lettera interessa, eccome! E vogliamo tenere aperto il dialogo con le provocazioni e l’appello che gli studenti hanno lanciato. In un paese come il nostro, sempre più anziano, sterile e pauroso di crescere, la condizione giovanile si trova sempre più marginalizzata. Spazi all’ingresso dei più giovani si riducono paurosamente in tutti i campi, specialmente nel lavoro, a meno che non si abbiano alle spalle forti reti familiari e professionali e buoni uffici di collocamento. La stessa politica – anche per l’età media dell’elettore che supera ormai la cinquantina – sembra oggi più interessata a garantire adulti e anziani nel loro invecchiamento, che a preparare il futuro dei giovani e dei giovanissimi. È incredibile come noi sessantenni, cresciuti nella generazione del ’68 – la generazione dei giovani per eccellenza -, siamo riusciti a rendere marginali e declinanti i nostri figli. Li abbiamo in casa per molti anni, noi che non vedevamo l’ora di andarcene via dai genitori alla ricerca di libertà e di autonomia. Abbiamo costruito una società “adultocentrica”, dove adulti anziani occupano e controllano i molteplici luoghi della vita pubblica. Inseguendo il mito del giovanilismo – balenatoci in testa con l’allungamento dell’età media e il miglioramento della qualità della vita -, abbiamo finito col rubare spazi e tempi ai giovani, magari scimmiottando la loro età, ma restando estranei alla loro reale condizione e alle ragioni del loro futuro. Abbiamo cercato di accaparrare il più possibile dall’economia e dalla politica, vivendo anche al di sopra delle nostre possibilità e lasciando un futuro sempre più stretto e precario alle nuove generazioni. Forse non abbiamo dato ai giovani possibilità di crescita, orizzonti alti, occasioni di impegno, di successo, di sacrificio. E oggi sui figli ricadono le colpe dei padri, ci rimproverano gli studenti dello Scarpellini. Hanno ragione. Ma potrebbe non bastare quel Caro papà, facciamo un patto. Prometti di fare un passo indietro. Ci vuole pure un nuovo impegno politico, se vogliono vincere quel senso di impotenza di fronte alle conseguenze economiche e politiche della globalizzazione, che per i giovani è spesso flessibilità e marginalizzazione. Sfida non facile, perché si tratta di mettere in discussione tutto un modello sociale, culturale ed economico che gli adulti hanno costruito e difendono bene guardandosi alle spalle. Il futuro dei giovani passerà solo attraverso rinunce e sacrifici da parte degli adulti, in verità poco disposti a farli. È giusto che i giovani ce lo ricordino. Ma l’indignazione non è sufficiente. La loro battaglia dovrà essere soprattutto politica e ancorata su valori alternativi rispetto all’avidità, alle frenesie e alle paure degli adulti. È giusto anche che i giovani chiedano alla Chiesa di stare dalla loro parte. Dalla parte del loro futuro.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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