La governatrice Marini e la Sanità umbra
Alla governatrice Catiuscia Marini il coraggio non manca. E neppure la chiarezza. Ne ha dato prova anche qualche giorno fa, partecipando a Foligno all’iniziativa del Partito democratico su “Ripresa economica e nuovo welfare: priorità per l’Umbria”. Molti e urgenti i problemi messi in discussione, sia dal sindaco Mismetti, sia dagli interventi che si sono succeduti, ma l’attenzione era soprattutto per quello che avrebbe detto la Marini sul riordino della Sanità in Umbria. Il processo è in atto ed è ineludibile, dovendo – sono sue parole – garantire gli stessi servizi sanitari con 140 milioni di euro in meno da qui al 2014. Ma già affiorano resistenze e mugugni. L’Umbria, ricorda la Presidente, non conosce fenomeni di malasanità e non sono in discussione i livelli di efficienza e di qualità ampiamente riconosciuti. I conti sono in ordine e la programmazione ha funzionato. Anche una regione virtuosa, però, potrebbe non reggere la politica dei tagli se non si recuperano risorse, non si provvede alla razionalizzazione e alla integrazione dei servizi, non si procede alla riconversione di alcune parti della rete ospedaliera. Si tratta, insomma, di accogliere la sfida dell’innovazione e del cambiamento, superando campanilismi o interessi politici e corporativi di vecchio stampo. Anche qui la Presidente ha tenuto a precisare e a fugare equivoci. Il riordino delle Asl non è un depauperare i territori. L’idea policentrica dell’Umbria non è solo orizzontale. Ridurre non è garantire a tutti quello che avevano prima, ma assicurare una rete migliore di servizi dove le Asl e le Aziende sanitarie dovranno sapersi integrare efficacemente tra loro, non operando per i propri cittadini, ma per l’intera regione. La Regione appare dunque determinata sulla via delle riforme sanitarie, nonostante arrivino critiche dai sindacati e dalle rappresentanze professionali su taluni provvedimenti presi senza concertazione preventiva. Molto dura la Cgil per l’aumento del 29% sulle visite specialistiche intra-moenia, ovvero sulle prestazioni fornite dai medici del sistema sanitario fuori dall’orario di lavoro utilizzando le strutture pubbliche. La Cisl avrebbe voluto un confronto anticipato anche sulla riorganizzazione dei dipartimenti della prevenzione. Ma la Marini ribatte sul ticket del 29%: si tratta di un provvedimento necessario ma equo, dovendo far partecipare i cittadini alla spesa per il sistema sanitario, che in Umbria va oltre i dieci milioni di euro. E ai medici che contestano il super-ticket, ritenendolo punitivo per i clienti e foriero di ricorsi alla sanità privata, risponde che non si può gravare solo su chi accede alle prestazioni pubbliche e dunque sulle fasce più deboli e che i medici, se temono di andare fuori mercato, possono sempre abbassare le proprie tariffe. Staremo a vedere come andrà a finire il processo riformatore. Certo, non sono poche le forze che si mettono di traverso, persino tra le lobby politiche e sindacali legate alla sinistra. Per ora, tra i bisogni dei cittadini e gli interessi dei medici, ci sembra che la governatrice percorra la via dell’equità e delle garanzie sociali.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI