La Coop e le feste comandate
Abbiamo ancora nella mente l’immagine del traffico in tilt sul raccordo anulare di Roma per l’apertura di un centro commerciale che annunciava sconti favolosi. E anche da noi, da Trevi a Collestrada, la grande distribuzione non scherza con le aperture domenicali. Ma ecco la novità: Giorgio Raggi, presidente di Coop Centro Italia, l’estate scorsa ci ripensa e cambia idea. Interviene sui giornali per spezzare una lancia a favore del riposo festivo. Suscita anche l’interesse del Vescovo di Terni mons. Paglia, preoccupata com’è la Chiesa, di trovare un equilibrio tra lavoro, festa e famiglia. Raggi torna ora all’attacco sulla stampa locale, dopo la liberalizzazione degli orari e delle aperture nel commercio introdotte dal decreto Cresci in Italia. Accanto alle giustificazioni addotte – come quella di superare l’iperconsumismo, che la farebbe da padrone sette giorni su sette, o quella di lasciare nei giorni festivi i lavoratori a casa, liberi di dedicarsi alla famiglia e agli interessi privati – , sembra tuttavia emergere qualche preoccupazione di ordine economico e organizzativo sui costi che la grande distribuzione dovrebbe sostenere per le aperture festive e superfestive, dovendo confrontarsi con la maggiore elasticità degli esercizi commerciali cittadini. Il dibattito è aperto e la soluzione non facile. Non è detto, infatti, che le pressioni provenienti dalle forze economiche rispondano sempre ai bisogni più profondi e veri dell’uomo e della qualità della vita personale e collettiva. Siamo sicuri, ad esempio, che per superare la crisi di oggi e produrre maggiore ricchezza, la sola alternativa sia dilatare al massimo gli spazi e i tempi del consumo? E le conseguenze sul piano psicologico e sociale, sia per i lavoratori che per i consumatori, sono tenute presenti? Oggi i tempi della festa e del lavoro non coincidono più come una volta, con gravi distorsioni del valore della festa e del lavoro stesso. Da qui il bisogno di tornare a promuovere, insieme, tanto il giorno festivo domenicale, quanto il diritto al lavoro con i suoi orari dignitosi. C’è da recuperare il più possibile l’equilibrio tra vita lavorativa e familiare, l’opportunità del week-end anche per il volontariato e la vita comunitaria, la necessità del riposo per il benessere dei lavoratori. Un nuovo rapporto tra lavoro e festa deve farci ripensare i nostri modelli di vita. Va in questa direzione l’Alleanza per una domenica libera dal lavoro, presentata a Bruxelles nel giugno scorso da un cartello di 65 organizzazioni della società civile, inclusi sindacati e conferenze episcopali. Ma c’è da recuperare anche una riflessione critica sul deterioramento del nostro modello di sviluppo, che ci ha reso tutti consumatori a pieno regime, 24 ore su 24; tutti sedotti dagli sconti dei supermercati, anche se il lavoro non c’è, o è malpagato; tutti ripiegati su un utilitarismo di corto respiro, sganciati da ogni prevalente dimensione collettiva. Concordiamo con Giorgio Raggi sul fatto che la crisi non si supera dilatando al massimo i tempi del consumo e neppure i luoghi. Per questo non ci entusiasma troppo un eventuale nuovo ipermercato a ridosso del Topino.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI