La Giornata per la Vita interpella la politica locale
Nella Chiesa la giornata per la vita è motivo di riflessione, di preghiera e di verifica. È anche l’occasione per esprimere valori, porre domande alla politica, aprire nuovi impegni. Eccone alcuni. È auspicabile una forma di collaborazione tra l’Azienda sanitaria e i volontari del Centro di aiuto alla vita (Cav) e del Movimento per la vita su alcune iniziative condivise, come già avviene tra l’Ospedale ed altre forme di volontariato locale. Si potrebbe cominciare con l’accogliere, da parte delle strutture sanitarie pubbliche come i consultori, l’esposizione di materiali informativi per le donne che vogliano trovare alternative all’aborto e persone e luoghi capaci di aiutarle. Persone e luoghi che anche a Foligno ci sono da 25 anni e che hanno sostenuto quasi 100 donne nella loro scelta, magari presa all’ultimo momento, di non abortire. Donne alle quali è stato offerto un sostegno psicologico, affettivo e talvolta anche economico da parte di volontari preparati e discreti. Niente di diverso dallo spirito e dalla lettera della legge 194. Ma di più si può sempre fare. Ad esempio, si potrebbe permettere al Cav di essere presente all’interno dello stesso ospedale cittadino. Aiutare la donna, in genere lasciata sola e non sempre informata e sostenuta davanti alla drammatica alternativa se abortire o no, anche questo rientra nella legge. È vero che le strutture sanitarie regionali hanno finora vietato una tale presenza, ma in alcune città del nord non è così. È giunto il momento, allora, di superare in Umbria quella sorta di pregiudizio che potrebbe non favorire la piena libertà della donna, confortati in questo dalla crescente preoccupazione dei medici chiamati a rilasciare la certificazione per abortire sempre più in fretta e senza troppe domande. Un’altra proposta ci viene dalla Lombardia, la cui legge sulla famiglia aiuta le madri che intendono portare avanti la gravidanza, anche se in condizioni difficili e di disagio economico, erogando sostegni economici attraverso programmi di aiuti concordati con i consultori familiari pubblici e privati o i Centri di aiuto alla vita. Di più si può fare anche dal punto di vista della preparazione professionale: non sempre è economico il motivo per rifiutare la gravidanza, talvolta manca la maturità per accogliere quella maternità e l’idea di una nuova vita spaventa terribilmente; per questo occorre nel professionista che incontra la donna una grande capacità di accogliere e di aiutare. Le vie rapide che finora conosciamo e per lo più pratichiamo, sono le più facili, non certo le più capaci a prevenire l’aborto e a sostenere le madri nel momento del dubbio e della paura. È probabile, invece, che le madri più saranno sostenute e più saranno libere, e più saranno libere e più saranno disponibili ad accettare il figlio. Su questi fronti – dalla vita nascente alle politiche familiari – l’Umbria è ferma al palo rispetto ad altre esperienze in atto nel Paese, come se fosse bloccata da un conservatorismo ideologico che non le permette di completare quel progetto riformatore pure apprezzabile in altri ambiti della politica sociale e sanitaria.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI