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Settimana politica

Edilizia a picco a Foligno
Aziende storiche che chiudono, altre che licenziano una parte degli operai, altre ancora che continuano per inerzia, ovvero per vendere quello che hanno costruito: è la realtà cruda del settore edile folignate. Dopo lo sviluppo trainato dal terremoto, l’edilizia privata ha subìto una frenata, brusca, ma prevedibile. Sono nati interi quartieri, vedi quello attorno allo stadio Santo Pietro. Sono stati restaurati centinaia di alloggi e palazzi, specie in centro. Sono stati ricondotti a nuovo alcuni paesi di montagna, alcuni dei quali hanno visto un incremento notevole di abitazioni (un esempio, Annifo) rispetto ai residenti storici o potenziali. È stata incrementata, fino a colmare le aree industriali, la presenza di grandi esercizi commerciali o negozi alla Paciana o nei dintorni di Sant’Eraclio. Ed ora? Oggi in cui difficilmente si potrà costruire ancora, considerato l’invenduto e la generale stabilità della popolazione residente, la crisi dell’edilizia ha avuto un’accelerazione progressiva, che si allarga all’indotto che per il mattone è fondamentale.

Cassa integrazione: in Umbria spesi 57 milioni
Nel 2011 le ore di cassa integrazione effettivamente utilizzate sono più di 5 milioni per in costo di € 57 milioni 706.854. Ora le Regioni hanno compiti derogati dallo Stato riguardo al pagamento della cassa integrazione per un quota del 40% sul totale. Il lavoro è un settore complesso e per qualche aspetto contraddittorio. C’è chi è inoccupato o titolare di assegno di disoccupazione e non cerca lavoro; ci sono agevolazioni per chi assume disoccupati da almeno un anno; ci sono aziende (anche operanti a Foligno) che cercano operai specializzati e non li trovano sul mercato; ci sono settori come quello stagionale-agricolo, che utilizzano soprattutto manodopera straniera; ci sono mestieri duri e impegnativi (fornai, pasticceri), che attraggono più gli emigrati che gli italiani (Foligno non fa eccezione). In ogni caso la disoccupazione o l’inoccupazione sono piaghe sociali con cui le istituzioni devono confrontarsi. La Regione, per esempio, partecipa con 100 mila euro al fondo per le famiglie in difficoltà istituito dalla Conferenza Episcopale Umbra. È il segnale che, sebbene la congiuntura economica sia sfavorevole e produca povertà anche nel ceto medio della popolazione, non può esserci rassegnazione o disinteresse ad aiutare chi è in difficoltà.

Il giudice di pace trasferito a Perugia
Un decreto-legge all’esame del Parlamento prevede la cancellazione di alcuni uffici del giudice di pace, che dovranno essere trasferiti in un’altra città. Quelli di Foligno, Assisi, Castiglione del Lago, Città di Castello, Gualdo Tadino, Gubbio e Todi, saranno accorpati a Perugia. È fatta salva la possibilità per il Comune di conservare la presenza del giudice di pace, a condizione che sia pronto a sostenere le spese di funzionamento. Il vice-sindaco Romagnoli, che di mestiere fa l’avvocato, annuncia che il Comune di Foligno farà tutto il possibile per mantenere il presidio giudiziario in città. Stefania Filipponi, pure avvocato, invita istituzioni e avvocati a mobilitarsi per lo stesso obiettivo di Romagnoli. Il giudice di pace sostituisce quelle che un tempo erano più o meno le prerogative del pretore, ovvero presiedere dibattimenti giudiziari, che riguardano reati e controversie minori e che non siano di competenza del tribunale. Con il decreto del Governo si recupererebbero risorse, sia di giudici (1.944) sia di personale (2014), da destinare ad una più equilibrata presenza territoriale.

© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI

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