Dalla Stella alla Stalla
Il significato del Natale nella “economia” della salvezza
La traiettoria disegnata dalle stelle alle stalle, evince nel linguaggio comune e nella mentalità diffusa un declino, un declassamento, uno scivolamento dalla somma fortuna all’infima sventura, diremmo oggi un default, cioè un fallimento. Il senso di crisi che si concentra in questa espressione, intrisa delle sfumature del crollo, del peggioramento, della rovina, della caduta in disgrazia, come può conciliarsi con la traiettoria disegnata da Dio nel Natale? È veramente così drammatico scendere dal cielo alla terra? È così disonorevole passare dagli astri agli impiastri? È così mortificante calarsi dalla stella alla stalla? Eppure quando contempliamo nel presepe il mistero dell’incarnazione dell’Altissimo che si fa piccolissimo, tutti ci sentiamo edificati, invasi da stupore, pieni di serena ammirazione. Neanche una pagliuzza di scandaloso disappunto scaglia la trave della santa invidia per chi ha deciso di uscire dai vertici dell’universo. Nessuno giudica bancarotta la volontà di Dio di ridursi il divino vitalizio, anzi! Nessuno grida al crac dell’economia della salvezza, nessuno si allarma per un’eventuale recessione della grazia e della provvidenza, tutt’altro! Sappiamo bene, invece, che questo passaggio dalla luce al bagliore, dalla gloria all’umiltà è il segno concreto della ripresa, della rinascita, dell’inizio della salvezza, della giustizia, della pace. La via dalla Stella alla Stalla non è un sacrilegio né un sacrificio, ma un sacrosanto dovere per dare senso a questi tempi. Il Natale ci insegna che non dobbiamo lavorare per arrancare alle stelle, ma per avere la gioia di saper godere delle stalle. Dobbiamo uscire dalla logica che gli sforzi di questa era siano necessari per mantenere il tenore di vita raggiunto, perché il livello raggiunto non è umano! È frutto di ingiustizie, abusi, sfruttamenti, arrivismi, inganni…; dobbiamo abbandonare la convinzione che siamo disposti ad ogni affanno per ancorarci sospesi su stili di esistenza illusoriamente sostenibili. Il Natale ci insegna che dobbiamo impegnarci seriamente, non per garantire l’ansia della ricchezza a tutti, ma la dignità della povertà ad ognuno. Abbassare il tenore di vita sarà solo fonte di grande gioia per tutti. Dio ha vissuto come una benedizione l’essersi sottomesso alla forza di gravità: l’ha reso vero uomo, perfetto volto dell’umanità compiuta e realizzata. Nessuna finanziaria compra il firmamento: la vera manovra da fare è quella dei cuori e delle intelligenze dalla stella alla stalla.
© Gazzetta di Foligno – GIOVANNI ZAMPA