lavoro

Lavoro e (pre)occupazione


 

 


Non c’è bisogno di essere economisti per sapere che ad ogni crisi economica corrisponde una crisi occupazionale. Tutto ciò è evidente perchè la crisi economica impone una restrizione delle spese e di conseguenza una contrazione dei consumi. Questo va a incidere sui livelli produttivi di tutte le attività, spaziando dal piccolo laboratorio artigianale alla grande industria, con pesanti ricadute sull’occupazione. Nessuno nutre dubbi sul fatto che l’inversione di tendenza sia realizzabile soprattutto aumentando la possibilità di consumare che, secondo gli economisti, sta alla base della spirale. Per questo ci sembra un’aggravante la decisione dei governi passati di contingentare drasticamente, al di là degli sprechi e delle spese inutili, i tagli che vanno ad intaccare la capacità stessa delle amministrazioni locali di proporsi come motori trainanti delle economie dei territori. Anche noi siamo stati costretti a tagliare alcuni servizi che, oltre ad incidere sulla qualità della vita dei cittadini, significano anche un impoverimento della collettività. La mancanza di fondi limita gli sforzi che l’amministrazione profonde per mitigare le pesanti condizioni attuali. Facendo riferimento alla vicenda “Spigadoro” (ultima in ordine di tempo dopo Merloni ed alcune cooperative di servizi ed imprese edili), che sta preoccupando la nostra comunità e che ha già superato l’ambito provinciale per arrivare a quello regionale e nazionale, ricordiamo che la nostra amministrazione e i suoi rappresentanti si sentono immensamente vicini alle maestranze che hanno perso il salario e a tutte le loro famiglie. Benché il risultato non sia da sbandierare, ci vantiamo di averne condiviso le preoccupazioni fin dalle prime avvisaglie del problema, di continuare a sostenere le loro ragioni in tutti gli ambiti in cui ci è concesso e di fare il possibile nella ricerca di soluzioni. Vogliamo ricordare che nessuno può speculare su questa triste pagina poiché il ridimensionamento delle fabbriche grandi e piccole è generalizzato e la situazione economica disastrosa. Ci sono in Italia milioni di cassaintegrati, basta guardare la fila dei patronati a cui facciamo riferimento per vedere quanti perdono l’occupazione ogni giorno. È vero che per risolvere i problemi ci vuole il concorso di tutti e le polemiche sono quindi superflue e controproducenti, ma se si vuole fare una puntualizzazione bisogna ricordare che le responsabilità principali sono di chi detiene il potere. Questa “élite”, infatti, determina le condizioni e i rapporti con il resto del mondo e di conseguenza le fortune o meno della nazione (vedi Presidente del Consiglio uscente). Se è vero che la crisi è globale e che su questo non ci si può nascondere né giocare, è altrettanto vero che in Italia si fa sentire in maniera estremamente pesante e che i rilevatori economici sono lì a ricordarcelo.
ALESSANDRO BORSCIA

La crisi economica mondiale sta mettendo a dura prova le risorse economiche di tante famiglie. Sono tante le persone che hanno perso il lavoro e che vedono ridursi la loro capacità economica. La nostra città non è purtroppo esente da questa situazione: nonostante il consueto attivismo della Caritas e di altre associazioni di volontariato che da sempre sono un punto di riferimento dei più bisognosi, la situazione è critica, senza che si riesca a vedere una parvenza di ripresa. Forse il nostro territorio soffre più di altri questo momento per una serie di situazioni, alcune delle quali sono del tutto casuali, altre invece ritengo che derivino da una responsabilità amministrativa. Facciamo alcuni esempi, il terremoto del ’97 come tutti ricordiamo ha portato tanta disperazione, ma economicamente ha permesso un fortissimo rilancio del settore dell’edilizia, ed è bene ricordare che tale settore da solo produce un indotto che trascina tutti gli altri. In quel periodo le aziende erano in piena attività, molte addirittura venivano a Foligno da fuori regione e tutto questo ha portato un pieno sviluppo quando nel nostro paese cominciava ad affacciarsi la crisi economica. Tanti cittadini a ridosso del terremoto hanno migliorato il loro immobile o magari la loro seconda casa e tutto questo ha fatto credere che la crisi non ci coinvolgesse più di tanto. D’altro canto (e qui ci sono responsabilità amministrative) l’amministrazione comunale, grazie ai fondi governativi e regionali, aveva a disposizione enormi somme di denaro e continuava ad impostare i bilanci comunali senza tener conto del fatto che le cifre erano “viziate” dai contributi per il terremoto: molto spesso tanti fondi sono stati spesi in maniera approssimativa e senza una programmazione. È stata decisa una ripavimentazione di tutta la città, senza pensare che questo poteva portare sì ad una città più bella, ma con tante vetrine con scritto affittasi o vendesi. Invece di un sostegno economico alle attività commerciali, si è deciso di cementificare molto più del dovuto, mandando in crisi tante attività edili. Mancava e manca tuttora una politica di sviluppo economico. Le aziende in crisi profonda, come ultimamente la Spigadoro, non riescono ad uscire da questa situazione. Tanti piccoli commercianti, invece di essere aiutati (pensate a quanti micro imprese ci sono in città) con sgravi fiscali o incentivi, sono tristemente penalizzati dalle pavimentazioni. Si continua a dare la possibilità di insediamento al commercio nelle zone artigianali. Si potrebbe continuare per molto ancora, ma in conclusione il concetto che mi preme sottolineare è che sicuramente la crisi è sistemica, ma è altrettanto sicuro che la nostra amministrazione con alcuni inopportuni provvedimenti è in qualche modo responsabile di un aggravamento di tale situazione.
RICCARDO MELONI
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