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Oltre l’indignazione c’è bisogno di futuro: Una proposta per la città

Sì, le giovani generazioni hanno ragione di essere indignate, spaventate come sono dalla precarietà del loro futuro e dalla superficialità delle classi dirigenti nei loro confronti. Ma le violenze, no. Bruciare e distruggere, aggredire le forze dell’ordine o prendere a calci la statua di Maria non costruiscono certo un futuro diverso. Soffocano, invece, il diritto e il dovere di parlare, di contestare pacificamente, di esprimere sul serio la grande sofferenza sociale di tanti giovani. Non permettono di tradurre sul piano politico le loro ragioni. Ragioni ne hanno e gli adulti lo sanno. Quarant’anni fa gli adulti di oggi volevano cambiare il mondo e renderlo definitivamente migliore; ora si ritrovano a difendere i loro interessi consolidati e le loro rendite di posizione. È con gli adulti che l’immobilismo avanza, consegnando i giovani alla marginalità o alla rassegnazione. Per questo occorre dire no alla violenza perpetrata dai vigliacchi che la commettono coprendosi il volto, ma occorre soprattutto ridare voce alle ragioni dei tanti manifestanti pacifici che vogliono costruire un’Italia diversa, più giusta e più solidale verso le nuove generazioni. Il problema del lavoro a partire dall’occupazione giovanile deve tornare in cima ai pensieri delle forze politiche e sociali dell’Umbria e della nostra città. Sono troppi, da noi, i giovani diplomati e laureati che non trovano lavoro, ridotta com’è l’occupazione nei settori pubblici che prima garantiva gran parte del prodotto interno regionale. Sempre più preoccupati e impotenti sono anche i genitori, che vedono i loro figli di età piuttosto matura non prendere verso, smarriti o a rischio di depressione. Genitori che toccano con mano come le buone conoscenze politiche e le stesse gerarchie sociali d’un tempo contino oramai sempre di meno, se mancano le competenze personali e le condizioni di crescita del territorio. La generazione del dopoguerra anche a Foligno, pur partendo dalla povertà, l’ha saputa sconfiggere, ma ora c’è il rischio di consegnare al futuro generazioni impoverite e dunque meno attrezzate ad affrontare situazioni di vita peggiorative e inaspettate. Più che un’isola felice, l’Umbria appare come l’ultima regione del centro-nord, ma non ci sono luoghi in cui la politica e le forze sociali affrontino i nodi strutturali dell’economia regionale, della formazione e della scuola, del lavoro e della partecipazione civile. Ed ecco allora una proposta per la città: perché non aprire a Foligno una seria riflessione sul disagio giovanile e su un possibile patto formativo, occupazionale e generazionale, che garantisca il presente e il futuro delle nuove generazioni? Perché non pensare a Consigli comunali allargati su questi temi? A confronti col mondo del lavoro e dell’economia, della formazione, della scuola e dell’associazionismo giovanile? Di strumentalizzazioni i giovani non hanno bisogno, ma l’indignazione è per loro una dimensione vitale, che va coniugata con la responsabilità e la capacità di costruire. Spetta alla politica dare loro risposte, senza paura di ascoltarli.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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