Foligno perde anche la Fondazione della Cassa di Risparmio?
Lettera aperta di Stefania Filipponi al Sindaco Nando Mismetti
L’iter procedurale per la creazione della Banca dell’Umbria, che accorperà le Casse di Risparmio presenti nella Regione è pressoché concluso, nell’indifferenza generale.
Ma oltre al destino della Cassa, pare segnato anche quello delle Fondazioni, i cui vertici sembrano aver deciso di cedere la propria quota, che, sebbene minoritaria, ha comunque assicurato, sino ad ora, un ruolo alla comunità Folignate nella gestione della Cassa stessa.
Perché in Umbria si fa una cessione del 100% delle quote, mentre nelle altre zone lo stesso gruppo bancario ha lasciato alle Fondazioni una residua percentuale, tale da far permanere nella Banca la voce dei territori e per non interrompere i nessi con la storia locale?
La Fondazione è un ente privato con forti connotazioni pubbliche, tanto che gli utili, per inderogabili disposizioni legislative, devono essere destinati alla promozione territoriale. Non solo: negli organismi delle Fondazioni siedono i rappresentanti nominati da Regione, Comuni di appartenenza, Camera di Commercio, Università…
Una dismissione così drastica e irreversibile meriterebbe un dibattito approfondito con la partecipazione delle Istituzioni, delle forze sociali ed economiche della città, e non l’assoluto silenzio, che pare finalizzato a tutelare soltanto gli interessi di “pochi a danno di quelli dei folignati”.
Si forniscono spiegazioni pseudo-tecniche per motivare la necessità di vendita delle quote: la partecipazione è definita “illiquida”, cioè non monetizzabile al bisogno, in quanto l’acquirente può essere solo ed esclusivamente il gruppo Intesa socio di maggioranza, è quindi preferibile cedere le azioni per acquistare quote di Intesasanpaolo, quale forma di investimento patrimoniale.
Soluzione che però non consente ai territori di rimanere (attraverso le Fondazioni) nel nuovo istituto bancario per interloquire, controllare e magari per imporre di “rimanere banca locale”.
Ma forse le ragioni sono di altra natura: i Presidenti delle Fondazioni, non più soci, possono partecipare al CDA della Banca dell’Umbria (creando un gruppo di potere assolutamente autonomo e senza eguali) e da più parti si afferma che probabilmente Presidente sarà nominato il Presidente della Fondazione Folignate, che continuerà a mantenere entrambi i ruoli.
Ma il punto nodale è che con tale operazione l’economia regionale sarà gestita dagli stessi soggetti da cui dipendono i flussi finanziari da erogare, attraverso le Fondazioni, ai territori per la promozione sociale e culturale. Quando si dice distinzione tra politica ed affari… E la sede della “nuova banca”? È forse “merce di scambio”? Per ottenere cosa?
Altra domanda: la Fondazione della Cassa di Risparmio di Foligno ha assunto veri e propri obblighi a “lungo termine” nei confronti dell’Istituzione locale (gestione del Ciac per 40 anni, la costruenda palestra, tanto per citarne alcuni). Quali garanzie per il futuro, vengono date alla città?
È evidente che le scelte e le vicende della Fondazione riguardano ed interessano anche l’Amministrazione Comunale, che, non a caso, ha nominato 2 rappresentanti nell’organo di indirizzo della stessa Fondazione e quindi non è possibile che le notizie vengano fornite soltanto da qualche organo di stampa o dai rumor interni agli organi; è necessario un immediato intervento istituzionale e magari la convocazione urgente di un Consiglio Comunale aperto per far luce sull’intera vicenda, altrimenti saremo costretti a partecipare all’ennesimo funerale di questa Amministrazione assente e inefficiente.
Stefania Filipponi
Impegno Civile