La riapertura del Palazzo e il futuro della Città
Dopo 14 anni dal terremoto i folignati hanno visto riaperto il loro Palazzo comunale magnificamente restaurato ed hanno percepito come ormai conclusa l’intera fase della ricostruzione, anche se una cinquantina di famiglie devono ancora rientrare nelle proprie abitazioni. Nella cerimonia di inaugurazione non sono mancati accenti di orgoglio cittadino per come è stato affrontato il disastro e per quanta tenacia, collaborazione e solidarietà hanno saputo esprimere le persone e le istituzioni. Alla fine, i cittadini non hanno perduto nulla e Foligno ha guadagnato molto, uscendo dal sisma più bella e restituita al suo antico splendore. Non sempre e non tutto è filato liscio nella ricostruzione e qualche miseria umana è trapelata qua e là, ma si deve riconoscere il merito dei sindaci e degli amministratori – da Salari a Mismetti, da Marini a Riommi, ai dirigenti del Comune – che hanno lavorato con grande impegno per ridare le case ai folignati e recuperare il patrimonio monumentale, artistico e religioso della città. Ma quale sarà la Foligno del futuro? Dopo quella che ha recuperato il passato, non occorre forse una seconda ricostruzione che lasci alle nuove generazioni una città più vivibile, più inclusiva, più capace di dare fiducia, lavoro e bene comune? Serve una fase nuova: nell’etica pubblica, nella partecipazione politica, nel progetto di città che si intende costruire. La recente bufera giudiziaria ci mette sotto gli occhi un sistema chiuso, inaccessibile per troppi, imperniato sulla tutela di interessi consolidati e rendite di posizioni. C’è bisogno, invece, di una politica più aperta alla partecipazione delle competenze e dei talenti che emergono dalla società civile, più capace di coinvolgere il protagonismo delle forze sociali. Urge incontrarsi su un progetto di città che riguardi la “sostenibilità del vivere” per tutti. Una sostenibilità che non è fatta solo di edifici restaurati e strade da rifare, ma anche di valori, di cultura, di prospettive per i giovani, di sicurezza per l’avvenire delle famiglie, di iniziative che aiutino – ma senza ambiguità o secondi scopi – la vita di chi è veramente in difficoltà. Ora che si interviene alla grande sulle aree dismesse, non si può non investire per il rilancio del centro storico. Occorre ripensarne il profilo commerciale, favorire attività professionali e presenze artigianali, ampliare l’offerta e la funzionalità dei servizi, far crescere spazi ludici e iniziative culturali. Occorrono nuove idee sullo sviluppo economico di Foligno nel contesto regionale, perché alcuni modelli del passato, soprattutto quelli legati al pubblico impiego e al ciclo dell’edilizia, sono oggi rimessi in discussione e non danno più garanzie. Migliori prospettive per il futuro potrebbero emergere dalle industrie innovative del territorio, dalla cultura, dal turismo, dalle energie rinnovabili, da una migliore integrazione con le molteplici presenze di immigrati. Sono tante le preoccupazioni e le speranze che avanzano dai cittadini e dalle associazioni. Aspettano di essere più ascoltate e discusse da chi governa la città. E da chi fa l’opposizione.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI