vuoto2

SPECIALE ASSEMBLEA DIOCESANA

Assemblea diocesana, prove tecniche di comunione
Quando una squadra sta per scendere in campo, prima di iniziare la partita, fa capannello attorno al capitano, i giocatori si abbracciano, si stringono, si ripetono le strategie da adottare, si danno la carica e con un urlo finale liberano la propria energia e la voglia di giocare. Anche i giocatori della panchina partecipano a quel momento, esserci o non esserci fa tutta la differenza: stare dentro o fuori la squadra.
Quando un coro sta per iniziare un complesso mottetto, il maestro, dopo aver ascoltato il “la” dal diapason, intona le note per ciascuna voce. A bocca chiusa i cantori si accordano, ed ascoltano l’armonia che darà il colore a tutto il brano. Se in quel momento i cantori non ascoltano la nota e non raggiungono la corretta intonazione, durante il brano cercheranno invano di ritrovarsi, senza riuscire mai a farlo pienamente.
L’assemblea diocesana assomiglia a cose di questo genere, il capannello dei giocatori prima della partita, l’accordarsi di un coro prima di liberare la voce nel canto.
L’intonazione al grande coro diocesano la darà quest’anno un maestro d’eccezione, Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare della diocesi di Milano, teologo di rara capacità comunicativa, professore di Antropologia Teologica alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, autore di numerosi testi su temi teologici e pastorali. Quanto la sua voce sia autorevole nella Chiesa Italiana, lo attesta il fatto che a lui nel 2006 venne assegnato il compito di aprire il Convegno di Verona. La sua relazione su “La comunione ecclesiale, snodo della missione” ci guiderà a comprendere come non disperdere il dono della comunione e quanto l’unità sia pre-condizione dell’evangelizzazione.
Dopo il dibattito e la cena presso la parrocchia di Santa Maria Infraportas, l’assemblea proseguirà con una tavola rotonda nella quale verrà analizzata la relazione tra comunione e vita sociale. Interverranno, oltre allo stesso Mons. Brambilla, il Prof. Giovanni Carlotti, docente di Fisica della Materia alla facoltà di Ingegneria dell’università di Perugia e coordinatore della commissione regionale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della Conferenza Episcopale Umbra ed il Dott. Pierluigi Brustenghi, dirigente neurologo – Responsabile degenza Unità GCLA e Malattie Cerebrovascolari ASL 3 Foligno.
L’assemblea diocesana è un importante momento di partecipazione ecclesiale, un passo nel cammino sinodale permanente della Chiesa. A volte il verbo “partecipare” genera qualche equivoco. Qualcuno ne riduce il senso a “parlare”, “intervenire”, “esprimersi”, dimenticando che nella casa della partecipazione si entra dalla porta dell’ascolto. Il primo a passare da questa porta è stato il nostro vescovo Gualtiero, che dall’ascolto attento e paziente ai bisogni della sua Chiesa ha tratto il messaggio che verrà sviluppato in assemblea. Tocca ora a tutti noi ascoltare il “la” dell’assemblea e cercare nel nostro cuore l’intonazione che renderà grandiosamente armonico il canto della Chiesa di Foligno.
© Gazzetta di Folignog – VILLELMO BARTOLINI

Notizie storiche sulle Assemblee diocesane
Prima delle Assemblee diocesane c’erano i Convegni diocesani, e prima dei Convegni diocesani c’erano i Sinodi diocesani, riunioni dei presbiteri attorno al vescovo.
I Convegni diocesani erano settoriali, riguardavano i diversi rami dell’Azione cattolica, o convocavano i catechisti, ecc.
La verità è che nei Convegni settoriali, non c’era idea della spiritualità diocesana, non c’era barlume di teologia della Chiesa locale, mancava il concetto di Chiesa come intero popolo di Dio. Eppure questi Convegni svolsero un lavoro encomiabile per aggiornare via via la pratica della pastorale in diocesi. Portiamo come esempio altamente positivo la Prima Riunione catechistica organizzata nel 1905 dal benemerito mons. Ernesto Caterini. Meritorio anche il Convegno catechistico interdiocesano Assisi-Foligno voluto e organizzato nel 1967 dal vescovo di Foligno mons. Siro Silvestri.
È vero: questi Convegni settoriali mancavano di una teologia adatta a innalzarli ad Assemblea diocesana di clero e laici. Ci voleva un vescovo teologo che, sull’onda del Concilio ecumenico Vaticano II, desse la nota giusta per un’iniziativa del genere.
Appunto nel 1976, precisamente l’11 di aprile, domenica delle Palme, venne tra noi come presule mons. Giovanni Benedetti, ben presto coadiuvato dal Vicario generale mons. Antonio Buoncristiani. Nel maggio del 1976, il nuovo vescovo pose le basi teorico-pratiche per organizzare una globale e organica Assemblea diocesana. Scrisse: “Tutte le componenti della Chiesa locale debbono intervenire nella elaborazione di un piano pastorale diocesano…in vista di un’Assemblea, che dovrà tenersi nelle prossime settimane”. Si notino le parole decisive: “tutte le componenti”, “per un piano pastorale”, “in vista di un’Assemblea”; insomma la pastorale non era più terreno riservato al clero, inoltre il piano pastorale non consisteva più in una Lettera pastorale vescovile in cui si decideva tutto il da fare; si oltrepassava l’idea stessa di un Convegno settoriale.
Anche se in seguito i termini “Convegno pastorale diocesano” ed “Assemblea diocesana” si alternarono come sinonimi, la base teologica era ormai chiarita; mons. Benedetti, infatti, nello stesso mese di maggio 1976 ribadì che “nessun Gruppo deve considerarsi né escluso né esclusivo” e dunque la programmazione diocesana doveva sorgere dalla collaborazione dei Consigli pastorali parrocchiali, dei vari Gruppi impegnati e delle strutture diocesane.
Mons. Benedetti precisava: “La Chiesa è la grande comunità di tutti i credenti. Essa non può chiudersi nella Comunità presbiterale, né nella Comunità dei cristiani impegnati…Qui appare ancora più evidente il contributo che possono dare i laici. Data la grande varietà dei problemi che pone una comunità parrocchiale o diocesana, è impensabile che essi possano essere risolti convenientemente dal solo parroco o dal solo vescovo”.
Il dato era tratto. Vennero poi, anno dopo anno, varie Assemblee (o Convegni pastorali diocesani); venne anche il Sinodo diocesano (1986-1991); ormai l’intera Comunità diocesana era “luogo e soggetto protagonista della evangelizzazione” (n. 56).
© Gazzetta di Foligno -DANTE CESARINI

I giovani e la carità
Attese e domande per l’Assemblea Diocesana
I giovani di oggi hanno ereditato un mondo che ha un’imprescindibile necessità di fratellanza e solidarietà umana. In attesa dell’Assemblea Diocesana prevista per venerdì 23 settembre, ci rivolgiamo in modo speciale al mondo giovanile. Quali sono le attese e quali domande si pongono i giovani riguardo al tema di riflessione scelto da Mons. Gualtiero Sigismondi per l’Assemblea: “La comunione ecclesiale quale snodo della missione e quale principio fondante della vita sociale”?
L’efficacia dell’annuncio evangelico di una parrocchia dipende molto dall’intensità della comunione, dal clima di accoglienza che si crea al suo interno. Questa consapevolezza ci esorta a individuare in modo concreto una condotta che ne favorisca l’attuazione. L’esperienza di comunione si realizza mediante scelte di comprensione reciproca e di fattiva attenzione a chi è nel bisogno. “Unità nelle cose essenziali, libertà in quelle controverse, carità sempre e in tutto” dice Sant’Agostino. Ascoltarsi dialogando, intercettare i bisogni per regolare gli interventi, in una Chiesa intesa come luogo d’incontro, che vive le situazioni concrete e che conosce le dinamiche culturali e sociali del suo tempo. I giovani che operano al servizio della parrocchia sanno che è nella condivisione delle diverse esperienze umane e spirituali e nello spirito di servizio il significato profondo della comunione: “Noi vogliamo che la fede agisca attraverso la carità”, ha affermato un giovane esponente della cultura cattolica locale. La carità può diventare il nuovo paradigma all’altezza del mondo globalizzato, delle nostre società complesse e multiculturali. I giovani si aspettano che la condivisione non sia solo negli intenti e nei progetti, ma che la comunione sia vissuta con pienezza da tutta la comunità ecclesiale e non si sviluppi un individualismo nell’operare. Oggi i giovani si chiedono: “Sono un buon cristiano”? Conclude con parole forti un altro giovane intervistato: “Nel mondo in costante evoluzione, votato al consumismo, alla paura dello straniero, alla diffidenza e alla superficialità, di cui siamo le vittime e i protagonisti, riusciremo a diffondere il Vangelo? Dare voce alla Parola, ecco la nostra sfida. Siamo ‘le sentinelle del mattino, la luce della terra all’alba del terzo millennio’”.
© Gazzetta di Foligno – FRANCESCA FELICETTI

0 shares
Previous Post

Macerie

Next Post

Dal Palio del Torrino al Corteo Storico in slalom tra i cantieri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content