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Settimana Politica 2011 – 29

Sprechi e privilegi: politici sotto assedio
Dopo l’approvazione della “manovra finanziaria” del Governo, che ha colpito duramente ancora una volta le tasche dei cittadini e delle famiglie, la protesta contro i privilegi dei politici ha avuto un’accelerazione. Pagine intere dei giornali locali enumerano le spese esagerate della politica, come le pensioni di ex-parlamentari e consiglieri regionali e le indennità percepite dagli amministratori delle società pubbliche. Sul fronte spesa pubblica, l’Umbria ha una caratteristica propria: una delle regioni con il maggior numero di dipendenti statali e di enti amministrativi decentrati rispetto alla popolazione. Il cittadino si interroga. Come spiegare una pensione dopo cinque anni di legislatura (1.625 € netti a 65 anni) ad un ex-consigliere regionale? Quali giustificazioni ci sono per cumulare pensioni diverse, da ex-parlamentare, ex-consigliere regionale e quella derivante da attività propria, che superano anche gli ottomila euro mensili? Servono in Umbria tutte queste società pubbliche che prendono soldi pubblici per compensare amministratori, alcuni dei quali riciclati perché non eletti o riconfermati per anni e anni? Sono necessarie quattro aziende sanitarie locali aggiunte alle due ospedaliere di Perugia e Terni, delle quali la minoranza in Consiglio regionale chiede la riduzione? Servono al Comune di Foligno tanti assessori che si calpestano con deleghe simili e una struttura dirigenziale così corposa, più un direttore generale che ha un potere evidente su atti amministrativi, oggi che le finanze dell’ente sono ridotte e che l’effetto della ricostruzione post-sismica sui conti è pressoché annullato? Servono all’Umbria i tanti piccoli e piccolissimi Comuni con rispettivi Sindaci e assessori? L’impegno politico è gravoso e va considerato e retribuito come servizio, non come appropriazione di privilegi o di immunità. Per questo vanno favoriti al massimo alternanza e ricambio tra quanti hanno responsabilità pubbliche.

I Sindaci stoppano la vendita di VUS COM
Sergio Villa, presidente VUS, ha scatenato un polverone con la proposta, adottata dal consiglio di amministrazione, della vendita del ramo azienda che gestisce il servizio gas metano-gpl, la VUS COM. Non solo: il riferimento fatto alla passata gestione – Villa ha detto in commissione consiliare che la nuova presidenza è impegnata sulla “trasparenza e legalità” e sulla “discontinuità con il passato” – ha provocato il distinguo di Graziosi e Angeli (PD) rispetto agli altri consiglieri di maggioranza. Infatti entrambi hanno votato con la minoranza la proposta di Stefania Filipponi (Impegno Civile) di inserire nel verbale quella frase pronunciata dal presidente VUS.
Con la vendita di VUS COM – scrive il consiglio di amministrazione guidato da Villa – l’azienda pubblica controllata dai Comuni incasserebbe ingenti capitali che rafforzerebbero la struttura societaria, ridurrebbero i gravosi costi della “separazione funzionale”, garantirebbero la continuità del servizio, perché VUS resterebbe la concessionaria, dando chiarezza alle maestranze e stabilità al personale. Sono motivazioni ben ragionate, perché il mercato del gas è spietato e la concorrenza è formata da società più capitalizzate di VUS, perché con soci qualificati si aprirebbero possibilità di investimento e di aggregazioni che creerebbero ricchezza per il territorio. Ma i Sindaci proprietari non sentono argomenti e intendono rimanere ancorati a quella fetta di potere che consente loro di gestire assunzioni e nomine. Miopia di Villa o di Mismetti, di Benedetti e degli altri sindaci? Forse il primo ha avuto il coraggio di smarcarsi dalla dipendenza dalla politica che lo ha nominato. Non solo, con quel riferimento alla precedente gestione, ha avanzato dubbi sulla solidità dell’intera azienda VUS, che richiede sempre sacrifici ai cittadini che pagano i servizi. Ora quella trasparenza invocata da Villa va tradotta e realizzata, perché indispensabile per fugare dubbi e necessaria per adottare eventuali decisioni, come la vendita di un ramo aziendale o l’accordo con una società più grande. Certo, il primo passo sarebbe quello, mimino, di accorpare tutte le società comunali umbre di acqua-gas-rifiuti: troppe in una regione sotto il milione di abitanti.

© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI

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