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Posto fisso? Meglio puntare sul cervello, è unico

Abbiamo incontrato Giuseppe Metelli, Presidente di Confindustria Perugia, sezione di Foligno

Giuseppe Metelli mi accoglie nel suo studio presso la sede della Luigi Metelli s.p.a. a S. Eraclio: ufficio luminoso e curato, ma al contempo sobrio, con vetrate ampie e una scrivania sulla quale sono appoggiati fogli e appunti di lavoro. Su un lato una libreria contenente un’accurata scelta di volumi di cultura prevalentemente umanistica.

Presidente, considerando i ruoli che riveste, parleremo della situazione politica, economica e lavorativa del nostro territorio.
Va fatta una premessa generale: c’è uno scollamento evidente tra base elettorale e politica ed è dovuto al fatto che nessuno riesce a proporre un progetto e a portarlo a termine. Si va avanti step by step.
È anche difficile inserirsi in un meccanismo che a parole dice di includere e invece…
Si sa che la democrazia è un sistema per cui a seguito di libere elezioni chi vince governa e chi perde fa un’opposizione leale, perché il bene comune è l’interesse di tutti e perché a parti invertite ci sarà lo stesso atteggiamento. In Italia questo concetto si è perso nel tempo: 65 anni fa c’era, ora prevale la politica di parte e di professione. Un uomo esprime il meglio di sé tra i 25 e i 55 anni, ma molti parlamentari hanno un’età superiore ai 65 anni, se facessero un lavoro sarebbero tutti pensionati! Ci vuole per convincerci che in Parlamento ci siano le menti migliori d’Italia!
Però si occupano delle pensioni degli altri…
Ma dovrebbero preoccuparsi specialmente di alcune. Nel libro “Sanguisughe” di Mario Giordano si parla di un signore che nessuno conosce, che non si sa bene che cosa abbia fatto, che prende 90.000 euro al mese di pensione, manco avesse scoperto una medicina salvavita. L’ex-Presidente del Consiglio Giuliano Amato ne percepisce una mensile da 32.000 euro, e via dicendo.
È assurdo: si tratta di pensione e non di frutto diretto del lavoro.
Appunto, discutiamo della retribuzione di Marchionne, che è a capo di una struttura con 100.000 dipendenti, uno dei più grandi gruppi al mondo, e lasciamo perdere queste cose! Meglio non continuare.
Bene, allora parliamo di giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile in Umbria è passato dal 13% al 20% nel giro di pochi anni.
La situazione è drammatica. Il concetto di giovinezza è sempre più dilatato, ma per me una persona che a 30 anni non lavora è fantascienza. Per evitare che gli ordini professionali continuino, per ragioni di concorrenza, ad ostacolare la formazione e l’inserimento dei giovani, va tolto il valore legale ai titoli di studio: due ingegneri si mettono sul mercato e poi chi è più bravo lavora di più. Per non parlare della carriera notarile…
È una vera e propria professione “pianificata”.
Certo, va per numero di abitanti. Per aprire una SRL quando c’erano le lire, si prendeva uno stampato in tabaccheria, bisognava inserire un po’ di dati e poi pagare 6 milioni di lire al notaio… Nel mondo anglosassone la stessa cosa si faceva con 100 dollari. C’è più di qualcosa che non va, è un paese che non vuole bene ai giovani.
In effetti il nostro sistema scolastico mira a formare bravi lavoratori dipendenti: vengono stimolate la creatività e l’intelligenza dei giovani?
La scuola pubblica è in decadenza e non si aiutano i giovani a scegliere con cognizione. Qualche anno fa come Confindustria andai a visitare una scuola media di Foligno, perché il momento della scelta è quello. Invitai i genitori a considerare con attenzione le attitudini dei propri figli, perché incentivare la scelta liceale significa mettere in conto almeno altri 10 anni di studio. Le scuole industriali e professionali danno una preparazione tecnico-pratica per cui un ragazzo a 18-19 anni è in grado di lavorare, per esempio nelle aziende meccaniche. Ma, una volta acquisita padronanza, può tentare con successo di mettersi in proprio. È nata così la NCM di Cesca, che prima lavorava da Tonti come operaio: oggi ha un’azienda fra le più belle di Foligno con oltre 100 dipendenti, collegata con grandi gruppi americani.
Ma l’economia da noi è sana?
Beh, ci sono ottime aziende, basti pensare all’OMA Tonti e all’Umbra Cuscinetti. Valter Baldaccini gira il pianeta, si informa, vede, conosce, rileva aziende in tutto il mondo. Se tieni alla tua azienda non solo come passaggio temporaneo e soddisfazione del tuo ego, ma pensi al futuro dei tuoi figli, dei dipendenti, della città, del territorio, fai in modo che le cose vadano bene. Poi ci sono le aziende più piccole: alcune rappresentano solide realtà, ma oggi molte attività stentano, anche perché siamo passati da dieci anni di ricostruzione post-sismica, in cui tutti hanno lavorato, al mercato attuale in crisi.
Dal punto di vista infrastrutturale, l’Umbria è competitiva?
No, e le infrastrutture sono fondamentali. La nostra azienda per la SS77 ha assunto circa 30 dipendenti in più, ora siamo quasi a quota 100. Ma l’Umbria è sotto del 13% rispetto alla media nazionale per quanto riguarda strade e ferrovie. C’è bisogno di una linea ferroviaria che ci metta in contatto velocemente con Roma o con Firenze. Abbiamo poi necessità di collegare Civitavecchia con Ancona (Civitavecchia-Orte-Foligno-Civitanova-Ancona), così il nord-Africa e il medio-oriente, che arrivano a Civitavecchia, sarebbero connessi con l’est europeo (Ancona), che sta crescendo vertiginosamente. Noi siamo al centro di questa trasversale, che però ancora non è strutturata.
Ma se si continuasse a non prendere decisioni, quali scenari potrebbero aprirsi?
Credo che tutti quelli della mia generazione abbiano un peso sulla coscienza: per la prima volta nella storia del nostro paese i genitori lasceranno ai loro figli una situazione peggiore di quella che hanno trovato. I ragazzi di oggi sono senza stimoli. Ribadisco, la speranza della svolta è nel mondo della scuola, che dovrebbe far crescere non tanto l’aspirazione al posto fisso, ma la consapevolezza di avere un cervello, che è unico ed è la cosa più bella che possiamo avere per costruire la nostra vita.
Formazione adeguata alla quale affiancare coerenti scelte politiche: concordo. Ma la politica pensa al consenso, non al futuro. Se si mira a mantenere il potere, non si pensa al tanto sbandierato bene comune. Come intervenire?
Bisogna pensare al domani, ma la politica offre pessimi esempi. L’abbiamo visto in questi giorni. Prima delle ultime elezioni politiche erano tutti d’accordo nell’abolizione delle province. Ora cominciano i distinguo: non vanno abolite, ma accorpate e via dicendo. Oggi abbiamo 20 regioni, 110 province, oltre 8000 comuni, 1.300.000 persone che vivono di politica e dintorni. Ciò nonostante siamo per PIL tra i primi 10 paesi più industrializzati. Siamo 60 milioni su 6 miliardi di persone. Noi siamo l’1% e produciamo un PIL tra i primi dieci paesi: mi sembra un ottimo risultato, ma anni fa eravamo la quinta potenza mondiale e non siamo stati capaci di rimanere a quei livelli.
Che cosa è mancato?
Il concetto del buon padre di famiglia: se incasso 100, non posso spendere 150. Invece si è cominciato a sperperare pensando che i soldi e la crescita economica sarebbero stati infiniti.
La speranza è nei giovani, ma perché non riescono a emergere?
Prendiamo Renzi (Sindaco di Firenze, ndr): tenta di farsi strada, ma non lo fanno passare. Il potere alla D’Alema viene mantenuto, ma non viene utilizzato per modernizzare il paese. I giovani che non trovano spazio dovrebbero fare una rivoluzione. Abbiamo avuto il ’68, ma non è stato un movimento nato spontaneamente nel nostro Paese. Poi i vari personaggi di allora non hanno coltivato l’idea del cambiamento, hanno scelto una parte politica e hanno preferito andare contro l’altra.
C’è senza dubbio un problema generazionale, anche e soprattutto in politica.
A vita c’è rimasto solo il Papa, all’interno delle grandi aziende non esistono più capi sine die; ma noi abbiamo ancora i senatori a vita…
Parliamo di Foligno. Come giudica la ripavimentazione del Centro Storico?
Alla fine ci sarà una città bellissima. Però, a quale prezzo? Tutti vogliono bene al Centro Storico, ma tutti se ne vanno.
Forse per rivitalizzare Foligno servirebbe una scelta stile Lucca e la nostra città si presterebbe: dentro la cinta senza macchine, fuori ampi e comodi parcheggi.
Sono d’accordo, anche Città di Castello è sostanzialmente così strutturata. Ma da noi qualcosa è stato sbagliato nel tempo: se fosse stata incentivata la residenza dei folignati nel centro storico, questa proposta sarebbe perfetta. Invece abbiamo fatto di Foligno una città diffusa. E mancano i parcheggi a servizio del centro storico: ad esempio, perché non crearne uno in piazza S. Domenico ora che viene ripavimentata?
È sempre un problema di scelte progettuali…
Bevagna nel suo piccolo non ha fatto costruire un centro commerciale, è stata una scelta; Montefalco ne ha fatto costruire uno, ma piccolissimo. Quando si costruisce, ci guadagnano i privati, ma c’è movimento e le urbanizzazioni portano incassi cospicui anche all’amministrazione. La verità è che si possono scegliere molte strade, ma alla base deve esserci un progetto. Inaspettatamente è arrivato il terremoto che ha portato enormi quantità di denaro per la ricostruzione. Ma l’evento negativo non è stato trasformato in qualcosa di positivo, non è stata colta l’occasione: la città è migliorata, ma manca il meglio, cioè le persone.
Sono d’accordo, ma perché i negozianti si oppongono alla chiusura?
Perché oggi sono in competizione con altri luoghi dove si parcheggia senza patemi. … È anche vero, però, che quando negli anni ’70 si decise di chiudere il traffico al Corso, i commercianti di Foligno occuparono la sala del Consiglio Comunale. Quello era il momento di scelte coraggiose e condivise: andava chiuso il centro e valorizzate le 4 porte, in particolare Porta Ancona, che successivamente è stata massacrata con un sottopassaggio che meriterebbe di denunciare chi l’ha progettato e chi l’ha realizzato. Foligno era una grande attrattiva commerciale, anche per perugini e bastioli, poi in 20 anni è stata distrutta l’economia della città. I commercianti su questo hanno ragione, buona parte delle colpe ce le hanno i politici.
Foligno è la città della Quintana.
Prima il sabato sera a Foligno, in qualsiasi momento dell’anno, era movimentato, ora avviene solo per la Quintana. La Scuola allievi ufficiali è passata da Foligno a Bracciano: Bracciano ancora ci ringrazia. Nessuno avrebbe mandato via la Scuola allievi ufficiali da Foligno: l’ha mandata via Foligno. In Caserma c’erano 1700 persone e tutte le sere alle 18.00 uscivano circa 1.300 persone, in divisa, riconoscibili, che riempivano ristoranti, pizzerie, bar, cinema e spendevano 3-4000 lire al giorno per 365 giorni all’anno: sono cifre incredibili. Inoltre ogni domenica arrivavano le famiglie a trovare il figlio militare. Adesso arrivano persone, ma mangiano un panino lì davanti, qualche B&B lavora, ma non c’è il movimento di una volta.
Non può mancare una domanda sullo Zuccherificio. Non è forse questa l’ultima occasione che ha Foligno per rivitalizzare le aree centrali?
Noi siamo soci della Koinon, ci sarà un grande investimento. Di sicuro bisognerà ragionare approfonditamente, perché sì, non avremo altre possibilità.
In chiusura, la classica domanda: un consiglio per il futuro?
La chiave è nella coesione, nell’unità di intenti, nella comprensione che la crescita può essere continua solo se viene alimentata e incentivata culturalmente ed economicamente, facendo sì che le scuole funzionino e che i politici siano persone per bene. E poi non bisogna essere divisi. La Lorenzetti, ad esempio, ha lavorato per il bene di tutta la regione: “se ognuno mettesse insieme il proprio orticello, ci sarebbe terra da coltivare per tutti”.
Il suo segreto?
Lavoro dalla mattina alla sera.

© Gazzetta di Foligno – ENRICO PRESILLA

Giuseppe Metelli, 60 anni, sposato, due figli; è Presidente di Confindustria Perugia, sez. di Foligno (comprende 8 Comuni: Nocera Umbra, Valtopina, Spello, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco e Trevi), associazione che riunisce e organizza le forze imprenditoriali. È inoltre Presidente della Luigi Metelli s.p.a., operante nel campo delle grandi opere, delle cave e miniere, della produzione di calcestruzzo preconfezionato e dell’energia da fonti rinnovabili e Presidente di Fidindustria Umbria, consorzio fidi regionale di emanazione confindustriale.

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