Gli esercizi spirituali per i giovani
“Che cosa sono gli esercizi spirituali? Sono come i compiti di matematica? Si mangiano? Che cosa sono?”. Sono queste le domande che sogliono fare i giovani quando vengono invitati a partecipare agli esercizi spirituali. Se poi vengono a sapere che li guida il nostro Vescovo, si meravigliano ancora di più che una persona così composta e ritenuta seria si coinvolga in un’organizzazione così strana.
Ebbene, poche cose hanno influito sulla storia dell’umanità come i giorni di esercizi spirituali, poche cose sono moderne come questa organizzazione dell’interiorità.
Possiamo fare dei nomi? Un capopopolo come Mosè li fece sul monte Sinai, quel genio di Paolo di Tarso li fece in Arabia, San Benedetto preferì Montecassino e San Francesco scelse La Verna. A qualcosa del genere servirono il Colle dell’Infinito e Jàsnaja Poljana. Forse alludeva alla mancanza di essi il Piccolo principe quando lamentava che i grandi non capiscono le cose più belle e quelle più importanti.
Ma insomma, che cosa sono? Calma! Passiamo alle imitazioni. I giocatori dell’Inter (giù le mani dallo scudetto 2006!) vanno in ritiro; capite? In ritiro! I coniugi in crisi si allontanano insieme da casa e scelgono un luogo il più discosto, il più irraggiungibile dai parenti sapientoni e dagli amici rumorosi per capire (loro, non per interposta persona) che cosa sta succedendo nel loro rapporto.
Vogliamo andare in India per chiedere a qualche guru che ci insegni le inerpicabili strade del silenzio?
Basta; ora diciamo parole più dirette. Gli esercizi spirituali sono giorni di coinvolgimento su ciò che conta di più. Poi uno prende in mano una pagina intelligente e cerca di imparare qualcosa di diverso dalle materie scolastiche; un altro ascolta un discorso sapiente e corre il rischio di avvicinarsi (con cautela, con parsimonia) alla sapienza; un terzo si commuove sul fatto che la propria giovinezza sia in realtà il tempo per crescere.
Altre cose è difficile dirle. Chi è curioso potrà andare a Pasano di Valtopina da lunedì 25 a venerdì 29 luglio e fare esperienza personalmente. Se uno non scappa via la sera di lunedì 25 vuol dire che non è del tutto invischiato con le greggi del mondo. Se uno rimane fino a venerdì 29 promette bene.
Chi bisogna avvertire della propria partecipazione? Un prete indiano (ci risiamo coi guru) che preferisce chiamarsi don Roy, ma in realtà si chiama Valiyaparambil (rinunciare a ripeterlo); oppure può rivolgersi a un laico che ha un nome suasivo: fratel Adriano. Il primo, l’indiano, ha un telefonino che risponde via satellite: 320 1939537; il secondo ha preferito il numero 349 0554299.
Un ultimo avvertimento, una precauzione, una postfazione: attenzione, perché probabilmente ci sarò anch’io. Da fonte sicura sappiamo che parteciperanno gli eroici giovani che durante l’anno sono stati presenti alla Scuola di Preghiera condotta dal nostro Vescovo nella chiesa del SS. Salvatore; questi eroi hanno promesso di non vantarsene. Meno male.
© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI