Il tempo, il denaro, la retribuzione dei preti: riflessioni sull’8×1000
“Chiedilo a loro!”. Così recita lo slogan della campagna pubblicitaria 2011 della Chiesa Cattolica per l’8×1000. E loro hanno chiesto, anzi lo chiedono spesso: “Scusa don, quanto prendi di stipendio?”. Qualche numero si spara, ma poi ci si concentra con lo spiegare che i preti non hanno un stipendio vero e proprio, ma un contributo economico per “sovvenire alle loro necessità” della vita quotidiana. Una sorta di rimborso spese fisso. Generalmente a questo si deve aggiungere una piccola quota retribuita dalla parrocchia in proporzione al numero degli abitanti, e le offerte per la celebrazione della S. Messa. Non ci si può certamente lamentare, vantare e sicuramente vergognare. Ciò che la Chiesa e lo Stato retribuiscono al clero, concede loro una vita dignitosa, comune, soprattutto ricca di tempo e di energie per potersi spendere per la Comunità e la sua missione. Il portafogli dei preti non permette certo la vanità, distrazioni e frivolezze né tanto meno l’imbarazzo e il disagio di chi si frequenta.
Non credo che un prete si vergogni o provi un senso di colpa del proprio sostentamento, né confrontandosi con coloro che sono più agiati, né con coloro che sono nell’indigenza. Il sacerdozio non è un lavoro, ma una vocazione e una missione il cui tempo non è calcolabile, né la produzione o profitto misurabile oggettivamente: quanto prendi l’ora? Quanto ti danno al pezzo? Tutto ciò che viene dall’8×1000 consente ad un sacerdote, non di evitare un lavoro onesto e faticoso, ma di poter concentrare totalmente le proprie forze e le proprie attenzioni alla diffusione del Vangelo. I soldi di un prete generalmente vanno per il vitto, la retribuzione di chi si prende cura della canonica, l’auto e la sua manutenzione, il telefono, lo studio, qualche strumento tecnologico e soprattutto la carità personale. Per un sacerdote il tempo non è denaro, in quanto non aumenta o diminuisce il suo conto corrente in base alla quantità di ministero esercitato. Ma il denaro regala ai sacerdoti il tempo opportuno per poter realizzare il mandato ricevuto dalla Chiesa. Il dono del tempo è probabilmente, nella società contemporanea, uno dei più preziosi e ambiti. Su questo, veramente, si misura la ricchezza, non solo del clero, ma di ogni essere umano. Pur essendo orgoglioso parroco della grande Chiesa di S. Paolo, progettata dal noto architetto Massimiliano Fuksas e realizzata con il contributo dell’8×1000, sono convinto che l’opera più provvidenziale sia il minuzioso e capillare sostegno di questo istituto economico alla feriale vita dei sacerdoti, pietre vive e preziose di un edificio spirituale. Se la nostra nuova Chiesa è il tentativo di esplorare le nuove frontiere dell’architettura sacra contemporanea, molto di più il sostegno economico ai preti è la sfida ad investire sui sacerdoti liberandoli dalle logiche del denaro per un dono infinito e totale della propria persona. Sono pochi quelli che scommettono sulla nuova edilizia di culto, ancor meno quelli che spenderebbero sui sacerdoti. Questo rende ancor più preziosa la fiducia dell’8×1000 nei confronti dei preti: “se non ci credi, chiedilo a loro”!
© Gazzetta di Foligno – GIOVANNI ZAMPA