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Giubilei sacerdotali

Ricorrono in questi e nei prossimi giorni alcuni giubilei sacerdotali che il nostro giornale non vuole ignorare; si faranno appositi festeggiamenti e la “Gazzetta” intende cordialmente parteciparvi.
Sono tre Cinquantesimi di sacerdozio: di Don Marzio Melelli (25 giugno), Don Giuliano Pastori (29 giugno), Don Vittorio (Domenico) Iaffaldano (8 luglio); c’è anche un Settantesimo di sacerdozio, ed è quello di mons. Decio Mattinati (13 luglio); infine, ed è il più fresco e importante, il Venticinquesimo di Ordinazione presbiterale del nostro vescovo mons. Gualtiero Sigismondi (29 giugno).

Cosa avranno imparato questi uomini di Dio in tanti anni di ministero? Cosa ci risponderebbero se chiedessimo loro “diteci il risultato di tanto vostro lavoro”?
Forse ci direbbero che sono convinti di dover dare, ormai, la massima importanza a domande di questo tipo: Credi in Dio? Credi in Gesù Cristo? Credi nello Spirito santo nella Chiesa?

Sono convinti dell’essenziale, dei fondamenti della fede; sono convinti che l’introduzione alla fede non vale soltanto per i bambini e i ragazzi, ma è soprattutto una conquista di adulti; ci sono tantissimi battezzati che non sono mai stati introdotti nella fede, sono soltanto formalmente cristiani.
La saggezza del nostro vescovo ricorda che l’evangelizzazione senza l’appartenenza ad una comunità non piace a Dio; la stagionata sapienza di mons. Mattinati continua ad avvertirci che bisogna educare alla ricezione convinta dei sacramenti, specialmente quello della Confessione; l’esperienza di Don Giuliano, di Don Marzio, di Don Domenico ci avverte che il mondo sta scivolando verso una secolarizzazione sempre più invadente, sempre più vicina al secolarismo agnostico e indifferente.
Benedetti preti!, che non vi perdete in lamentazioni, che non vi scoraggiate, e invece con gioia intima ed entusiasmo sentito accostate la gente, magari la più umile, quella senza pretese di emergere politicamente e nemmeno culturalmente, ma è gente che pesa il senso della vita e riconosce i maestri dello spirito, li apprezza.
Dobbiamo dirlo? Né il nostro vescovo, né Don Decio, né Don Marzio, Don Giuliano, Don Domenico cercano la gloria di questo mondo, non sopravvalutano i mezzi umani pur necessari in stretta misura alla evangelizzazione, non rispondono alle apparenze del consumismo e dei mass-media; amano invece l’umiltà, la modestia, l’abnegazione colorate di carità pastorale.
Dio vi benedica, cari amici, cari confratelli, cari uomini di Dio. Dio vi benedica.
Cosa possono fare i fedeli di questa nostra Chiesa locale, di queste nostre parrocchie, di queste comunità per festeggiare questi servi del Signore? Ecco, una cosa semplicissima: pregare per loro, stare loro vicini spiritualmente, collaborare col loro ministero. Infatti non saranno i regali a renderli contenti, ma la preghiera sincera, questa sì, li rianima, li fa perseverare, in qualche maniera li salva. Il Concilio Ecumenico Vaticano II preferisce chiamare presbiteri questi sacerdoti; non è questione di parole; presbiteri significa anziani, stagionati nella fede ed esperti di umanità. C’è un augurio più bello?

© Gazzetta di Foligno – DANTE CESARINI

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