Un’archistar per lo zuccherificio
Il progetto per la ristrutturazione dell’area dello zuccherificio di Foligno verrà affidato allo studio Gae Aulenti Architetti Associati. Lo ha dichiarato il presidente di Coop Centro Italia Giorgio Raggi durante la conferenza stampa di presentazione del bilancio 2010.
L’ormai ottantatreenne architetto, durante una recente intervista, ha dichiarato di essersi avviata alla propria professione osservando le macerie del dopoguerra, di aver piegato le proprie visioni artistiche alla necessità del paese di ricostruire adeguati spazi di vita.
La nostra città ne sa qualcosa di macerie. Macerie di guerra e di terremoto. Anche l’area dello zuccherificio è luogo di macerie, pezzi di storia divelti dal tempo nella distrazione collettiva e poi spazzati via dalla forza meccanica della demolizione.
Chissà se l’architetto immagina quanta attesa c’è a Foligno per quanto verrà realizzato in quel luogo? A pensarci ora, sarebbe stato bello se Gae Aulenti avesse visto l’area prima della demolizione. Avrebbe camminato tra l’erba alta, negli squarci aperti tra il cemento e i mattoni, tra i materassi e le bottiglie vuote. Avrebbe visto il cielo ingabbiato in un groviglio di travi, i tetti disegnati con la forma delle nostre montagne, qualcuno le avrebbe raccontato di come i bambini passavano l’estate a guardare il serpentone di trattori carichi di barbabietole e di come i più coraggiosi salissero sui rimorchi per tirare giù, lanciandolo verso la riva del fiume, qualche tubero da tagliare e succhiare in segreto.
Qualcuno l’avrebbe fermata per dirle che avremmo preferito che l’area fosse diventata pubblica, che si fosse conservato più della distilleria e della palazzina Liberty, che avremmo voluto qualcosa di diverso da case, uffici e supermercati.
Sarebbe stato saggio ascoltare la profezia dell’architettura prima di una decisione irreversibile guidata dall’economia e sostenuta dalla politica.
Comunque, quando verrà, spero che la signora Aulenti si trattenga a parlare con gli architetti della nostra città. Ve ne sono di bravi ed alcuni di loro ne conoscono così bene la storia che le sarebbe senz’altro utile. Spero che le mostrino Palazzo Trinci, le facciate neoromaniche della cattedrale, i palazzi secenteschi, i segni della contemporaneità e quanto rimane della nostra storia industriale. Magari le parleranno anche dello sviluppo urbano disordinato e frammentario che ha vissuto la città dagli anni Cinquanta ad oggi. Le diranno, forse, che non abbiamo bisogno di un’archistar, di un nome che faccia da scudo alle decisioni della politica o che, peggio, voglia affermare se stessa attraverso la propria opera, ma di qualcuno che ci aiuti a leggere la nostra storia e che sappia proiettarci in una visione di futuro. Le confesseranno alla fine che confidiamo in lei, per quanto le abbiamo visto fare nella sua lunga vita, per la sua saggezza, per la sua innata e ancora intatta giovinezza.
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI