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Caritas e profughi a Foligno

 

La stampa locale non ne ha più parlato, ma da due mesi la Caritas accoglie una ventina di profughi presso il centro di San Giacomo. Il primo gruppo di ventisei tunisini è arrivato l’11 aprile, usufruendo di protezione umanitaria e di un permesso di soggiorno temporaneo per sei mesi. Ne sono rimasti otto, perché gli altri hanno raggiunto in Francia parenti ed amici. Poi sono venute undici ragazze nigeriane che lavoravano in Libia e che ora chiedono il riconoscimento di rifugiato politico.

Una conversazione con il direttore Caritas Mauro Masciotti aiuta a capire la situazione. L’Umbria – ci dice – è diventata un modello per l’accoglienza, che viene organizzata a piccoli gruppi, per un totale di circa 200 profughi, ospitati dalle Caritas diocesane. La responsabilità spetta all’Unità di crisi, la cui sede regionale è a Foligno e di cui fanno parte l’Anci e la Caritas, sotto la guida del commissario della Protezione civile. Per vitto, alloggio, vestiario, assistenza sociale e attività di formazione provvede ora la Caritas, in attesa dello stanziamento previsto per ciascun profugo.

La cifra non è alta, tanto che qualche altra organizzazione ha dovuto ritirare la propria disponibilità. Ma la Caritas può contare su una forte rete di volontari ordinari: sono quasi cento, più alcune altre decine, provenienti da parrocchie e gruppi ecclesiali – ma anche la Protezione civile collabora con due volontari per sera – che si sono rimboccate le maniche per l’emergenza. Ne occorrerebbero di più per coprire i diversi servizi, che vanno dall’accoglienza all’alfabetizzazione, dal vestiario alla mensa, dalla formazione alla vigilanza serale, ai lavori presso l’azienda agricola. Senza dimenticare che tutti i servizi quotidiani della Caritas continuano a pieno regime, come la mensa, che offre ogni giorno almeno cento pasti. Il progetto di accoglienza è regionale, il Comune incoraggia, ma poi spetta alla Caritas la responsabilità delle scelte sul piano formativo e dell’organizzazione delle giornate. Sono state avviate forme di collaborazione con le istituzioni locali: c’è l’aiuto degli assistenti sociali, c’è un tavolo di lavoro con l’assessora Zampolini e il volontariato cittadino. I primi giorni non sono stati facili: la cittadinanza si è mostrata un po’ indifferente e non sono mancati segni di preoccupazione e di ostilità, perfino qualche insulto all’iniziativa della Caritas. Più spirito di accoglienza poteva essere espresso anche a livello ecclesiale e più ancora dalla città, che di tanta solidarietà ha goduto nel terremoto. Ma accogliere lo straniero non è facile in tempi di crisi economica e di paure, quasi sempre indotte. I profughi arrivati sono di età molto giovane, con preparazione culturale medio-alta e con attività lavorativa alle spalle. Le nigeriane sono cattoliche e i tunisini musulmani, ma in tutti ci sono rispetto, collaborazione, dignità. La presenza dei profughi non sarà breve e la Caritas organizza corsi di formazione e di consulenza sui problemi dell’immigrazione. Sono rivolti al volontariato sociale e anche alla cittadinanza che vuol capire meglio il processo di integrazione, che avanza sempre di più anche a Foligno.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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