La Beata Angela da Foligno tra due vetrate
Omaggio a Sergio Marini
A cinque mesi dalla scomparsa Sergio Marini è stato ricordato da Padre Domenico Alfonsi e dalle Marie Cristine presso il Santuario della Beata Angela da Foligno. La vetrata di Sergio Marini, posta sopra il portone principale della chiesa di san Francesco in Foligno, è stata messa a confronto con quella collocata, dopo l’ingresso a sinistra, nella Basilica superiore della chiesa di san Francesco in Assisi. Se la vetrata di Assisi sta ad indicare l’inizio della conversione di Angela, quella di Sergio rappresenta l’apoteosi, è il sigillo dell’anima di un grande artista, è la glorificazione. In mezzo, nello spazio temporale e spirituale tra le due vetrate, c’è tutta la vita della Beata Angela.
Intorno alla vetrata di Assisi ci sono state interpretazioni e polemiche: a noi interessa che fu concepita da un grande teologo per tramandarci contenuti forti. La Beata Angela la vide nel 1291. Dopo un’iniziale conversione e dopo essere stata accolta nel Terz’Ordine francescano, si recò pellegrina in Assisi per ringraziare san Francesco. Lungo il cammino ha inizio la sua vita mistica con la presenza di Dio nella sua anima. Dio le parla: “Io sono Colui che è stato crocefisso per te”. “Io sono lo Spirito Santo che ti ha rapito e non ti lascerà”. “Io voglio venir parlando con Te lungo questa strada”. Sembra che Dio abbia bisogno di parlare con Angela e Le insegna a guardare con il Suo sguardo. Angela, che impara a guardare, se ne esce con l’espressione: “Tutto il mondo è pregno di Dio”.
Poi l’ingresso nella Basilica e lo sguardo cade sulla vetrata. Su un’anta è raffigurata Maria che stringe il Bambino al seno, un Bambino con la faccia da adulto. È Dio che è sceso in mezzo agli uomini come bambino e si è annullato. Di fianco Gesù tiene stretto al seno san Francesco, anche lui piccolo, ma con la faccia da adulto. Gesù mostra al mondo San Francesco con le stimmate e con i chiodi: è l’alter Christus. È l’inizio della risalita dopo la discesa. Questa immagine impressiona molto Angela da Foligno, che per la prima volta fa l’esperienza della Trinità. Subito dopo, però, tutto sembra svanire e le lascia un tale vuoto che si mette ad urlare così forte da essere cacciata dalla chiesa. A mandarla via è un frate, peraltro suo cugino e suo confessore, che in seguito raccoglierà tutta l’esperienza di Angela nel LIBER, l’unica grande fonte scritta su un’ esperienza mistica.
Alla fine della sua vita, la vicinanza a Dio la rende sempre più trasparente, sempre più simile a Lui. E, quando muore, è lo stesso Cristo, Verbo incarnato, che viene a prenderla dopo averla rivestita di una veste di luce e un anello al dito e, sottobraccio, se la porta in cielo: è la vetrata di Sergio Marini. È l’anima purificata, è Angela che, con un piede ancora sulla terra, si eleva al cielo. Intorno all’immagine eterea della Beata, fasci di luce indicano la Trinità: si rifrangono a terra per rimandare tutto al cielo. L’anima lascia la materia senza abbandonarla, perché ognuno si salva come persona, intesa come corpo e anima. Poi l’uso appropriato dei colori come il verde per ricordare il verde della terra mentre le nuvole intorno sembrano quasi spettatrici dell’evento.
Non aggiunge altri commenti padre Domenico, tranne una sottolineatura. La vetrata di Assisi probabilmente fu ispirata da un piccola pubblicazione del 1275/80 del francescano Giacomo da Milano, intitolata Stimolus Amoris, approfondimento molto importante sulla mistica. Il teologo che concepì la vetrata fece senz’altro riflessioni lunghe e meditate. Altrettanto profonde sono state le riflessioni teologiche di Sergio prima di accingersi all’opera, un’opera d’arte che si presta alla comprensione e, ogni volta che lo sguardo ci si sofferma, rimanda a nuovi approfondimenti.
© Gazzetta di Foligno – FRANCA SCARABATTIERI