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Storie di “Infami”

Venti momenti di ordinaria antimafia
Un libro di Alfonso Russi, folignate di adozione, collaboratore della Direzione Distrettuale Antimafia

Con Alfonso Russi ci incontriamo a Roma (strano per due folignati, l’una d’origine e l’altro acquisito). Quando gli ho chiesto di vederci per un’intervista si è mostrato titubante, credo preferisse che fossi io, una persona al di fuori, a parlarne, a riassumerne le emozioni. Poi, rileggendo “Infami” per la terza volta, ho capito il perché. Molto di quello che aveva da dire lo aveva già scritto.
“Ho iniziato a scrivere per una sorta di terapia psicologia. Non è facile lavorare alla Direzione Distrettuale Antimafia, soprattutto a Catanzaro”. Nei venti racconti di ordinaria antimafia di “Infami” si susseguono giorni, storie, ore di lavoro di quanti come Alfonso Russi, attraverso una grande speranza, ricercano una giustizia sociale e legale. Geologo e docente, nato a San Severo (Foggia), oggi vive a Foligno. Nella Dda di Catanzaro, Russi è un trecinquenove, secondo il Nuovo Codice di Procedura Penale, cioè un consulente tecnico del Pubblico Ministero.

Queste storie sono il frutto di questi ultimi sei anni trascorsi tra l’Umbria e la Calabria. “Ho scritto inizialmente per buttare giù le mie emozioni – dice Russi – per elaborarle per me stesso. Poi alcuni amici mi hanno convinto a pubblicarle”. E in un mese raccoglie dodici richieste di pubblicazione e tra questi sceglie Falco Editore “perché giovane, coraggioso e calabrese”.
Sono brevi racconti: si leggono nel tram, in una sala d’attesa, si mischiano con ciò che stai facendo perché sono terribilmente veri, permeati da sentimenti che tutti conoscono. Sono storie dove ti è permesso d’immaginare i veri nomi dei commissari e degli ausiliari amici di Russi, il nome “Catreggio” che nasconde un luogo reale, da poter collocare ovunque. Come la ’ndrangheta.
Giorni da “Infami”, dove per una tragica ironia a esserlo non sono gli affiliati alla ’ndrangheta, ma coloro infedeli all’omertà: ausiliari, consulenti tecnici, poliziotti, pubblici ministeri, testimoni di giustizia, giornalisti. E così ogni giorno (o capitolo) è dedicato a un sentimento. C’è il giorno dell’amicizia a cui segue quello della conquista; uno della fierezza e uno del dubbio. Quelli della comprensione, dell’orgoglio, dello sconforto e del domani. “Quando li ho scritti pensavo ad una sorta di Via Crucis. Per me ognuno di quei racconti rappresenta una stazione del mio percorso. Tutte le definizioni sono servite – spiega Alfonso – a poter ricordare un domani la vera emozione, la vera ragione, il sentimento che mi ha legato a quel momento. Una sorta di chiave di lettura diversa dal contenuto, per dire a chi legge: guarda, queste storie sono tutte vere, sono tutte vive”. C’era bisogno che qualcuno le leggesse; un incontro sconosciuto dove come per osmosi si ritrovano le emozioni più care a tutti noi.
Quella di “Infami” è soprattutto l’ordinaria vita di uomini e donne al servizio dello Stato. Una vita da eterni mediani, ai quali spesso viene riconosciuto troppo poco; queste venti storie sono “il modo migliore per rendere onore a chi costantemente si è sacrificato per permettere il goal ai propri e, soprattutto, per impedirlo agli altri”. Sono il parto dei sentimenti, delle condivisioni, delle scelte, delle amicizie che Alfonso ha vissuto. Un’ordinaria coscienza di agire. “Sono innanzitutto un contrasto al male che è dentro di me”. Un tentativo di tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando non sai fino a che punto quello che fai è per il bene; una speranza anche quando il male ce l’abbiamo dentro. “Infami” è un libro-amico e di amici. Del loro “Sì, semplice, incondizionato, sempre”.

Alfonso Russi, Infami. Venti storie di ordinaria antimafia, Falco Editore, Cosenza 2011, pp. 104 (10€).

© Gazzetta di Foligno – SONIA RICCI

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