Cassa di Risparmio-Banca Intesa
Ora ne parlano tutti
È stata la Gazzetta a rompere il lungo silenzio della stampa (e non solo) sul futuro della Cassa di Risparmio di Foligno. Ha fatto eco qualche cronista locale ed ora scendono in campo i politici con un Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza, per capire dove andrà l’istituto di credito. Anche la lettera dei Sindaci di Spoleto e Foligno mostra preoccupazione per la continuità e la puntualità del credito necessario a sostenere lo sviluppo dell’economia locale. Di sicuro ci si doveva preoccupare prima. Ormai, il processo di integrazione e di riorganizzazione delle quattro Casse di risparmio umbre (Foligno, Spoleto, Terni, Città di Castello) è irreversibile. È anche vantaggioso?
Qualcuno saluta con incondizionata fiducia il piano di fusione, di cui al momento si hanno solo indiscrezioni, ritenendolo conveniente sul piano competitivo e più capace di garantire un maggiore accesso al credito per le imprese. Centotrentacinque sportelli sono molti in Umbria, ma la funzione decisionale accentrata potrebbe non favorire la vicinanza al territorio e non dare garanzie di efficienza e tempestività. La grande banca assicura senz’altro tanti vantaggi e servizi allo sportello, ma le risposte ai finanziamenti non sono veloci. Non stiamo pregiudicando il futuro. Piuttosto, stiamo dando voce a diverse preoccupazioni da noi raccolte negli ultimi tempi. Si tratta di imprenditorie giovanili, o di famiglie, o di piccole imprese con le loro richieste di finanziamenti per attività economiche che, per essere soddisfatte, devono ormai oltrepassare la metà di corso Cavour e rivolgersi ad altre banche legate al territorio, perché – ci viene detto, ma la smentita sarà sempre accolta – più disponibili e rapide nella risposta e nell’erogazione. Inoltre questa aggregazione che è in divenire ormai da tempo ha portato a Foligno una vistosa riduzione di personale – e i livelli occupazionali non miglioreranno certo con la Banca regionale – mentre i direttori sono tutti arrivati da fuori regione e i vertici apicali lautamente retribuiti. Segnali, questi, che fanno interrogare sul futuro della dimensione locale della nuova banca, sulla sua capacità di stare dentro le dinamiche e i bisogni del territorio. Non è la fusione tra le quattro Casse di risparmio umbre a dare preoccupazione, quanto il rischio che il cliente non sia più al centro della politica aziendale della banca. Banca Intesa, infatti, è espressione di un capitalismo “incrociato”, avendo partecipazioni azionarie in molte grandi aziende, ed è normale che il suo impegno sia di creare valore per gli azionisti. Ma i risparmiatori che le danno fiducia come verranno remunerati? E i territori locali, abituati a vedere nelle Casse di risparmio un sicuro punto di riferimento, serviranno solo per la raccolta o potranno contare in sicure politiche di investimento e di sostegno alle imprese, soprattutto in quei settori critici più bisognosi di risposte concrete e immediate? Non mancano ora fibrillazioni e resistenze campanilistiche, ma ci sono domande che vanno più a fondo. Speriamo che il prossimo Consiglio Comunale se ne faccia carico.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI