Cassa di Risparmio locale: è campanile?
Dopo lʼeditoriale di Antonio Nizzi sulla Gazzetta di Foligno la stampa locale ha cominciato a interessarsi del futuro della Cassa di Risparmio. Ma sembra non si sia colto il peso delle decisioni che potrebbero essere prese in merito. Per esempio, da Perugia, oltre che da Spoleto, si indicano le prese di posizione come resistenze di campanile e indizi di voler “nicchiare”di fronte a un progetto di banca umbra “vagheggiata da oltre un anno”.
Il problema, come sottolineato dalla Gazzetta, riguarda lʼopportunità dellʼautonomia delle piccole banche, e la loro capacità di resistere nella competizione imposta dalla concorrenza.
A tal proposito credo utile quanto affermato, nel suo intervento del 23 giugno u. s. al convegno “La missione delle Casse di Risparmio sul territorio: un patto strategico tra le Fondazioni e Intesa San Paolo”, da Corrado Passera, consigliere delegato e CEO (Chief Executive Officer, la persona che ha la responsabilità più alta allʼinterno di una società – ndr) dellʼistituto di credito: la volontà del gruppo è quella di costruire “una banca locale nuova,… una rete di banche che abbiano tutte le caratteristiche della banca locale con in più i vantaggi dellʼessere anche una grande banca nazionale-internazionale”, vantaggi che mai, a livello locale, possono essere offerti alla società, non soltanto allʼeconomia delle singole comunità. Per questo ricordava il lavoro fatto per rendere le 4 banche sul territorio umbro più efficienti, con risultati migliori anche ai fini dei dividendi per le Fondazioni. Ricordava che Banca Intesa si è sempre tenuta tutte le banche locali, per costruire la banca per i territori, con un lavoro di parecchi anni, avendo fatto”una scelta quasi ideologica”, per un sistema più complesso, nel quale si crede perché è un valore mantenere e valorizzare banche che hanno una storia cumulata in ogni territorio, per capirne le esigenze, le infrastrutture, le iniziative, i progetti, che la grande banca, gestita solo come grande banca, non capisce o non apprezza, mentre la banca locale con la sua Fondazione, antenna sul territorio, può molto più facilmente far sentire. È per questo, diceva, che si è cercato di mantenere come soci le Fondazioni, che possono rendere la vita un poco più complicata, ma assicurano un rapporto organico con le iniziative e le esigenze locali. Alcune difficoltà organizzative erano da capire, in quanto passaggi per costruire un sistema che altre banche non accettano, ma di cui si parla sempre più e nel quale Banca Intesa crede. Altro che posizioni campanilistiche! Sono proprio gli aspetti così bene espressi dal dott. Passera quelli sui quali riflettere: non è in pericolo il patrimonio sociale della Fondazione, ma occorre considerare il valore della sussistenza della cassa locale. Anche la funzione della Fondazione potrebbe avere carattere residuale: con la cessione delle partecipazioni non essendo più socio della banca, a prescindere dalla perdita dei dividendi, sarebbe fuori da ogni interesse per il credito locale, pur mantenendo la possibilità di perseguire i propri fini sociali; se invece restasse comunque socio di una banca regionale, il peso della propria partecipazione, e quindi della capacità di interlocuzione, che attualmente permette di tutelare, come fino ad oggi è avvenuto oltre la stessa autonomia della banca, gli interessi della comunità, si alleggerirebbe a dismisura.
© Gazzetta di Foligno – PIETRO N. PERGOLARI