
Foligno attratta dalla Calamita
Inaugurato il secondo polo museale del Centro d’arte contemporanea
Un tappeto rosso largo quanto via dei Molini ha accolto la folla che sabato 9 aprile è accorsa per quello che si può considerare l’evento artistico dell’anno. Senza nulla togliere ad altre iniziative, l’arrivo della “Calamita cosmica” di Gino De Dominicis nell’ex chiesa della Santissima Trinità in Annunziata rappresenta infatti, per la nostra città, la consacrazione nel mondo dell’arte contemporanea a livello internazionale. La cittadinanza ha risposto in maniera entusiastica affollando la chiesa ancor prima dell’apertura e seguendo con interesse le parole del presidente della Fondazione Ca.Ri.Fol. Alberto Cianetti, del Sindaco Nando Mismetti, del critico d’arte Marcello Fagiolo e del direttore artistico del Ciac (Centro italiano arte contemporanea) Italo Tomassoni. L’ex chiesa della Santissima Trinità è infatti il secondo polo museale del Ciac, ed andrà a contenere la collezione permanente del centro costituita dalla “Calamita Cosmica” e da altre opere donate al museo. Presente al taglio del nastro dell’edificio appena restaurato anche il Vescovo Gualtiero Sigismondi.
A prendere la parola per primo Alberto Cianetti: “Il 2011 ha segnato per la Fondazione e per il Comune il naturale completamento di quanto realizzato in questi anni per l’arte contemporanea, con il recupero di una struttura di grande valore architettonico come la Chiesa dell’Annunziata, trasformata nel secondo polo museale del Centro Italiano d’Arte Contemporanea. È la sinergia tra Comune e Fondazione che ha permesso la realizzazione di tale intervento”. Ha poi fatto seguito l’intervento di un orgogliosissimo Sindaco Mismetti: “Nell’aprire la porta ho vissuto un’emozione fortissima. Nei giorni precedenti non ho visitato il complesso per attendere questo momento e il risultato è straordinario. Questo è uno di quei giorni in cui fare il sindaco dà grandissima soddisfazione, sia personale che per la città. (…) intere generazioni, non hanno potuto visitare questo spazio, il cui restauro insieme ad altre opere importanti è nato in seguito all’idea di città maturata a Foligno dopo il terremoto del 1997, sviluppata all’insegna della ricostruzione e dello sviluppo”. La scultura, come ha spiegato Tomassoni, è partita dal Museo di arte contemporanea di Grenoble e ha girato i più prestigiosi musei d’Europa, trovando la sua destinazione definitiva nella chiesa di via Garibaldi. “Senza scampo la commozione suscitata da questo che è uno dei testi più impressionanti ed ermetici del XX secolo” ha commentato Tomassoni. L’opera è effettivamente una di quelle che lascia senza fiato, per l’imponenza e per l’impatto emotivo. Impressionante anche la complementarità tra l’edificio e lo “scheletrone” lungo 24 metri, poco meno dell’intera navata. L’immagine, che ne risulta dall’alto è quella di un corpo che giace in una bara, realizzata su misura, corpo umano ricostruito dall’artista anconetano, morto nel 1998, con due soli “vezzi”:un lungo naso e il magnete, così almeno alcuni interpretano l’asta che svetta dalla mano destra del grande scheletro.
© Gazzetta di Foligno – ILARIA CORESI