Il deficit infrastrutturale dell’Umbria
Viene ormai riconosciuto il carente sistema stradale e ferroviario della nostra regione, che incide negativamente sulla competitività e lo sviluppo di un territorio ad altissimo pregio produttivo, paesaggistico e culturale. Un territorio, il nostro, che costituisce un raccordo fra le aree più dinamiche del paese, cerniera di collegamento fra il Tirreno e l’Adriatico. Per questa ragione, nell’intesa sottoscritta nei giorni scorsi a Palazzo Chigi fra istituzioni regionali e governative, si è ribadito di inserire negli interventi della legge 443 il raddoppio della ferrovia Orte-Falconara, conferendo priorità assoluta alla tratta Foligno-Fabriano, per un costo di 1918.5 milioni di euro, oltre al potenziamento della Foligno-Terontola del costo di 416 milioni di euro.
Circa il sistema stradale, marcata rilevanza è stata data alla E 78, al Quadrilatero e alle Tre valli; si è concretizzata la domanda della messa in sicurezza della E 45 per Cesena, ponendo termine ai lavori che si protraggono da anni, per rendere disponibile, nell’immediato, un’arteria a valenza nazionale. La notizia dell’avvenuto fallimento di una società che, a detta di alcuni, bloccherebbe la realizzazione del Quadrilatero, ci stupisce e sgomenta, perché dimostra quanto è improvvido e superficiale il sistema di affidamento dei lavori.
Secondo un’opinione corrente, chi ottiene lavori pubblici in appalto dovrebbe versare una cauzione e sottoscrivere clausole di salvaguardia a favore dell’amministrazione appaltante, conferendo a quest’ultima la possibilità di far subentrare altro e più affidabile soggetto nei casi di inadempienza grave e non risolvibile, evitando il blocco dei lavori. Sono molti gli studi che evidenziano il ruolo determinante delle reti infrastrutturali: strada, ferrovia, elettricità, telecomunicazioni, acque; esse costituiscono fattori strategici per il futuro sviluppo economico e sociale. La centralità delle infrastrutture continuerà ad accentuarsi, poiché l’economia, sempre più interconnessa, dipende dalla loro funzionalità. C’è da presagire che in futuro la mano pubblica riuscirà con sempre maggiore difficoltà a finanziare tali opere tramite i fondi usuali, per cui sarà necessario individuare flussi d’investimento innovativi, coinvolgendo anche i privati. Interrompere le realizzazioni in tale comparto creerebbe elevatissimi costi economici, sotto forma di collassi di rete, approvvigionamenti incerti, riduzione della concorrenzialità, crescita dei problemi ambientali, con conseguenti ripercussioni negative sulla qualità della vita. Come sempre, intendiamo verificare se gli impegni si concretizzeranno in opere e le controversie troveranno giuridica e ragionevole composizione in tempi non biblici. I cittadini attendono risposte su questi e altri temi e le pubbliche istituzioni non possono esimersi dal darle, almeno sino a quando ad esse permarranno le competenze.
© Gazzetta di Foligno – ENRICO CURI