Settimana Politica 2011 – 11
La diserzione della lega ai festeggiamenti per l’unità d’Italia, le frane a Nocera e Pale, il referendum sulla privatizzazione dell’acqua e la questione delle energie rinnovabili nella Settimana Politica di Giancarlo Antonelli.
Cirignoni della Lega non festeggia l’Italia
Assente il consigliere umbro della Lega Nord alla cerimonia istituzionale per la memoria dei 150 anni dall’Unità d’Italia del 16 marzo nell’aula del Consiglio regionale: Gianluca Cirignoni non festeggia l’anniversario. Come rappresentante eletto dal popolo, Cirignoni non può scegliere di non partecipare ad un evento pubblico che onora la Patria, e ricorda il contributo degli umbri alla nascita e alla storia dell’Italia unita. A meno che, per coerenza, rinunci anche a quei privilegi (economici) che l’Umbria “ladrona” gli dispensa: una succosa indennità mensile di quasi 6.000 euro lordi. La polemica e la lotta politiche sono accettabili anzi indispensabili per la democrazia, ma quando portano e ad atteggiamenti poco rispettosi del popolo, da cui si è stati delegati, o si radicalizzano in scelte deprecabili, non sono più condivisibili.
Quando la natura si ribella
Due frane, una a Nocera Umbra, l’altra sul tracciato della statale che conduce a Pale: l’asfalto si è sbriciolato. Nel primo caso si è rotto l’acquedotto che dalle sorgenti del Topino a Bagnara porta acqua nel perugino; nel secondo ha ceduto il terreno, proprio sopra l’entrata delle gallerie in costruzione sulla S.S.77. La natura si ribella all’uomo, che non fa manutenzione delle condutture dell’acqua e che modifica, non sempre con la dovuta attenzione, la struttura fisica della montagna. I danni apportati alla Valle del Menotre saranno compensati dai benefici che avremo dalla nuova statale Val di Chienti? L’interrogativo è sempre di attualità.
Referendum sulla privatizzazione dell’acqua: pro e contro
A Giugno si voterà per i referendum su acqua pubblica, legittimo impedimento e nucleare. Riguardo all’apertura ai privati per investimenti nel servizio idrico, ora gestito esclusivamente dalle aziende pubbliche municipali, i promotori della consultazione referendaria sono contrari a quello che definiscono la privatizzazione dell’acqua. Il Governo, invece, argomenta che si vuole solo assicurare efficienza e qualità nel servizio. La dispersione degli acquedotti è del 38% e costa 2,5 miliardi l’anno. Chi ha ragione? Le municipalizzate, affermano i favorevoli all’ingresso di capitale privato, sono luoghi per distribuire potere clientelare e rendite e che, prima o poi, sotto forma di nuove tasse o di imposte comunali, bisognerà riparare ai guasti fatti dalle stesse aziende pubbliche. Chi invita a votare la cancellazione della liberalizzazione dell’acqua, invece, non vuol sentire parlare di “privato”, perché l’elemento naturale indispensabile è un bene pubblico e la gestione in perdita del servizio è un disagio e un onere da sopportare.
Bene la Regione in lotta contro lo spreco d’acqua
Sugli sprechi d’acqua, la Regione sembra fare sul serio. Col piano regionale degli acquedotti, si prevedono sconti (fino al 20% nella bolletta) per le famiglie – stesse regole applicate per le nuove abitazioni – che in casa decideranno di installare erogatori o acceleratori di flusso ai rubinetti di lavelli o docce, vasche per il recupero dell’acqua piovana, fotocellule, temporizzatori, water con cassette di scarico a doppio scomparto o impianti a goccia per l’irrigazione di piante e fiori. Bar, alberghi, scuole, uffici pubblici avranno 2 anni di tempo per adeguarsi alle nuove disposizioni del regolamento ora in commissione attività economiche del Consiglio regionale. Per i gestori, come VUS, ci sarà l’obbligo di compilare ogni anno un bilancio idrico per conteggiare i litri di acqua prelevati e quelli consegnati alle utenze. È confermato il divieto di usare acqua potabile per annaffiare orti e giardini, riempire piscine, lavare auto e pulire strade.
Fotovoltaico, il Governo fa marcia indietro
Sul nucleare è singolare come il Governo riduca incentivi alle energie rinnovabili e vada diritto alla costruzione di nuove centrali, quando succedono disastri come quello in Giappone ed esistono problemi insormontabili per la distruzione delle scorie radioattive. Ora c’è una pausa di riflessione sulla scelta di costruire centrali nucleari; comunque, saranno sempre le Regioni a dare l’assenso per ospitarle nel loro territorio.
© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI