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I politici italiani? Comici di qualità

Il programma televisivo “Le Iene” e la storia dell’Unità d’Italia secondo i nostri politici

Io non guardo che raramente la televisione e, a dire la verità, non conosco molti programmi. Tuttavia ho scoperto un varietà che ritengo meriti un’annotazione da parte mia per il divertimento e lo spasso che mi ha suscitato. Si tratta di un format vincente, nel quale alcuni parlamentari della Repubblica vestono i panni dei comici con esiti davvero esilaranti. Quasi non credevo ai miei occhi – ed ero convinto che le orecchie mi ingannassero – di fronte a performance di incredibile profilo satirico, che hanno rappresentato il lato più sottilmente guascone delle seriose celebrazioni per i 150 anni dell’Unità. Per me è stato commovente vedere come la comicità sia davvero un elemento di unione bipartisan!

L’on. Claudio Barbaro (FLI) ad esempio ha solfeggiato sul rovesciamento della geografia storica dell’Italia, facendo i Savoia monarchi del Regno delle due Sicilie (immaginatevi i Borboni a sbellicarsi dalle risa a Courmayeur), mentre la segreteria del ministro Maroni è andata letteralmente in tilt: milioni di italiani, infatti, hanno raccolto l’invito della sig.ra Di Girolamo (PDL) che, con fare sornione, indicava proprio nel ministro dell’interno il depositario di un cruciale segreto di Stato: cosa accadde, esattamente, in Italia il 17 marzo 1861? Calma: non accadde nulla – è Formigoni con perfetto tempo scenico – proprio nulla in quella data (e io lì, a piangere dal ridere). Caso mai, se proprio qualcosa successe, successe a Milano: iniziarono le cinque giornate! E Manzoni a benedire ancora quella bellezza che “brilla nel sangue lombardo”, brilla così ardente da fermare l’orologio sulle barricate di tredici anni prima e far fuori 140 chilometri della Torino – Milano unendo savoiardi e meneghini in un’indistinta area metropolitana, in un’aura epica di delirio unitario. Eppure no: non accade nulla quel 17 marzo del ’61. Lo sottoscrive l’on. Cardiello da Eboli, il quale traboccando d’amor patrio ricorda commosso come Salerno, la sua Salerno, fu capitale del regno delle due Sicilie nel 1945 (e qui Francesco II, Pio IX e il gen. Clark hanno questionato a lungo se fare un triunvirato o cambiare mestiere), mentre Garibaldi e Vittorio Emanuele a Teano non ci sono mai stati. Forse, come qualcun altro, si saranno fermati a Eboli pure loro. Forse, però, perché l’UDC Vincenzo Alaimo Garibaldi deve averlo visto da qualche parte – non ricorda se nel mondo uno o in quello due, come Super Mario – ma può darsi che Garibaldi, alla fine, si diverta anche lui, nell’altro mondo, qualunque esso sia. Bellissimo anche il numero su Roma capitale: 1860 per l’on. Taddei (Iniziativa responsabile, mica per dire) con Vittorio Emanuele III primo re, 1860 breccia di Porta Pia per l’on. D’Anno con unità d’Italia qualche anno prima (e qui preziosissimo cammeo: – Se l’unità è nel 1860 perché festeggiamo i 150 anni nel 2011? Non dovremmo festeggiare i 151 anni? – Risposta: – Perché il 1860 non si conta…), un boh scanzonato da Rosi Bindi, un’aristocratica alzata di piume dalla Santanché. Finale col botto: l’on. Garaniani (PDL) è sicurissimo (ribadisce sicurissimo) che Roma capitale fu nel ’70. Dev’essere stato allievo del mitico on. Trantino (AN, quando c’era) il quale alla domanda su quale fosse la data dell’unità d’Italia rispose testualmente: “Chiederlo a me è come chiedere a un prete se crede in Dio”. E quindi? Il 1848… Applausi a scena aperta e giù il sipario con il meraviglioso on. Marantelli, che di fronte al 17 marzo 1861 se la dà a gambe, invocato da lontano dalla quadriglia in partenza per il paese dei balocchi. Da morire dal ridere. E adesso che ci provino, gli alunni a scuola, a titubare sul concordato di Worms, a tirarla per le lunghe sulla pace di Caltabellotta, a cincischiare sui troppi Carli Alberti, Ferdinandi e vittoriosi Emanueli! (Un’ultima cosa al sindaco Matteo Renzi: il suo numero sui bersaglieri a Porta Pia il 20 settembre 1870 non mi ha fatto ridere per niente).

© Gazzetta di Foligno – GUGLIELMO TINI

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