Il diritto al lavoro dei disabili e delle categorie protette
Intervista a Carlo Elia Schoen, Responsabile Ufficio Specialistico L. 68/99 della Provincia di Perugia
Il problema occupazionale sembra essere la punta dell’iceberg della crisi economico-finaziaria di questi anni. La disoccupazione giovanile è arrivata al 30%. Questa oggettiva difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro non condiziona negativamente le reali possibilità dei soggetti svantaggiati?
La Legge 68 del 1999 ha permesso ad alcune categorie, tra cui i disabili e gli orfani e le vedove dei caduti per fatto di lavoro, oggettive possibilità occupazionali garantendo un’integrazione lavorativa presso i datori di lavoro privati e pubblici. Oggi, queste possibilità risentono della difficile situazione economica che ha visto, anche nell’ambito provinciale, la chiusura e l’ampia ristrutturazione di molte aziende.
Faccia un esempio.
In questo territorio la chiusura di un impianto come quello della Merloni, oltre a generare lo stato di disoccupazione di molti lavoratori con ricadute negative in tanti ambiti familiari, ha sottratto circa 60 posti di lavoro previsti a favore dei disabili. Appare evidente che una crisi come questa, non solo porta ad una perdita di tanti posti di lavoro, ma determina molte meno occasioni di lavoro anche per i soggetti più svantaggiati.
L’attuazione della norma è una delle competenze delle province italiane. Qual è l’esperienza della Provincia di Perugia?
In questi giorni è stata presentata al Parlamento la V Relazione sullo stato di attuazione della L. 68/99 relativamente agli anni 2008 e 2009. Risulta che in Italia la percentuale degli avviamenti al lavoro dei disabili è pari al 2,9% degli aventi titolo nell’anno 2009. Ma in Provincia di Perugia il dato arriva al 10,3% e ciò dimostra l’impegno che la nostra Provincia pone in capo alle esigenze occupazionali. Ciò appare molto significativo in quanto la Provincia di Perugia si pone ai primi posti sul piano nazionale subito dopo le Province autonome di Bolzano e Trento.
Tale dato è interessante, ma concretamente cosa significa? Quanti disabili hanno trovato un posto di lavoro grazie alla L. 68/99 e all’attività della nostra Provincia?
Il numero assoluto di disabili avviati al lavoro ha un andamento altalenante ed è collegato alle dinamiche macro e micro economiche. Nel nostro territorio, in questi ultimi anni, la media è stata di circa 500 avviamenti l’anno. Ciò significa che 500 persone con disabilità hanno trovato un’occupazione nel settore privato o in quello pubblico. Nel 2010, ad esempio, la Pubblica Amministrazione ha, di fatto, supplito ad una oggettiva diminuzione dei posti riservati ai disabili presso le aziende private garantendo così una costanza degli avviamenti al lavoro.
In tali dinamiche c’è una consapevolezza di carattere sociale da parte dei datori di lavoro?
Su tale argomento possiamo aprire una discussione ampia in quanto la legge non stimola in tal senso i datori di lavoro. La norma obbliga le aziende ad avere nel loro organico un certo numero di disabili iscritti alle liste della L. 68/99 ed è facile intuire come ci sia spesso una resistenza rispetto alle imposizioni. Riterrei necessario che una futura rivisitazione della legge, da tempo preannunciata, trasferisca sul concetto di opportunità ciò che oggi si pone come obbligatorietà. In genere, il primo approccio da parte dei datori di lavoro è quello che tiene conto del costo economico di questo obbligo. Si ritiene che ciò sia un’ulteriore tassa sul costo del lavoro. Molto spesso, dopo le assunzioni, i datori di lavoro si rendono conto che le esigenze sociali della comunità in capo alle aziende possono essere conciliabili con gli obiettivi aziendali e che anche i disabili possono essere un’oggettiva risorsa.
Questo concetto di opportunità in alternativa all’obbligatorietà è interessante. Lo possiamo approfondire?
Molte aziende del nostro territorio stanno capendo che impegnandosi su tematiche etiche e sociali caratterizzano l’impresa positivamente e ciò, oltre alle finalità proprie, determina effetti positivi anche nelle strategie commerciali e di mercato. Sempre di più sono le aziende che si dotano di percorsi innovativi garantendo procedure sostenibili e universalmente riconosciute. Alcune di queste aziende certificano il loro impegno con le norme SA8000 sulla responsabilità etica ed alcune di queste hanno voluto garantire specifici impegni proprio a favore del lavoro dei disabili e delle categorie protette.
Quindi, sembra di capire che l’esigenza sociale dell’occupazione dei disabili stia garantendo dei frutti e, questo, nonostante la situazione di crisi.
Direi di sì. Di fatto, a favore dei disabili e delle categorie protette, si è sviluppata una rete in cui molti soggetti istituzionali sono coinvolti. In primo luogo la Provincia ma anche la Direzione Provinciale del Lavoro, l’INPS, la Regione Umbria con i quali c’è ampia sinergia. Problemi così ampi, del resto, si affrontano coinvolgendo il maggior numero di soggetti istituzionali.
Appare ovvio che in questo frangente avviare al lavoro circa 500 disabili appare un buon risultato da parte della Provincia, eppure il dibattito nazionale porta all’attenzione di tutti la volontà di eliminare tale Ente. Nel frattempo, ci risulta che avete chiuso lo Sportello del vostro Ufficio a Foligno. Questo è un segnale?
Ci sono sempre degli spazi per migliorare il proprio lavoro anche se le dinamiche occupazionali non sempre sono strettamente collegate alle nostre capacità. Come Ufficio e come Servizio Lavoro siamo costantemente impegnati nel miglioramento della qualità della nostra attività. Riteniamo ciò normale, ma anche doveroso nei confronti degli oltre 4.000 disabili iscritti alle nostre liste. Ogni giorno, in media, circa 100 utenti ci contattano con fiducia per acquisire ampie informazioni su molti aspetti. Nonostante che anche il nostro Ufficio abbia subito una drastica riduzione di personale che, ci auguriamo, solo momentaneamente non ci permette di decentrare alcuni servizi a Foligno così come a Città di Castello, cerchiamo di offrire il nostro massimo supporto a quanti subiscono sia il dramma della disoccupazione sia le difficoltà di una disabilità. Ciò è loro dovuto e la Provincia di Perugia dimostra che questa è una priorità tra i tanti servizi che quotidianamente vengono garantiti ai cittadini in modo universale all’interno del territorio di competenza. Con ciò, credo di averle risposto anche in merito alla palesata volontà di sopprimere questo Ente.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI