La missione della Chiesa nella società contemporanea
La missione della Chiesa nella società contemporanea
Mons. Vittorio Peri, Vicario episcopale per la cultura della Diocesi di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino, nel trattare l’argomento oggetto della conferenza, ha iniziato dalle parole di Paolo VI, il quale nel 1974 affermava che la Chiesa esiste per evangelizzare. Il primo insegnamento ci viene da Gesù, che percorse le strade della Palestina per comunicare la bella notizia: Dio è un Padre che ci accoglie e ci ama. Gesù – afferma l’evangelista Marco – quando si trovò di fronte ad una marea di persone stanche e affamate, prima del cibo materiale li nutrì con il cibo dello Spirito. Allorché stava per salire al cielo, Gesù lasciò ai suoi discepoli il comandamento di andare a predicare ed evangelizzare tutte le genti.
S. Paolo nella lettera ai Colossesi afferma che Gesù lo ha mandato a predicare il Vangelo. Questa è la missione dei battezzati: ognuno, anche se in modo diverso – sia egli sacerdote o laico- deve ritenere suo compito primario testimoniare che Cristo ci ama e ci salva.
Luca nel cap. IV racconta di quel giorno in cui Gesù in Sinagoga aprì il rotolo di Isaia al cap. 51 e lesse: “Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo mi ha mandato ad annunciare ai poveri la lieta notizia”. Il modo di annunciare la lieta notizia oggi è molto diverso dai primi secoli del cristianesimo. Allora venivano battezzati i credenti, oggi devono essere convertiti i battezzati.
Per poter fare ciò bisogna partire dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II ed in particolare dalla Lumen Gentium: la Chiesa è una famiglia i cui membri, pur avendo compiti diversi, sono resi tutti uguali in virtù del battesimo. Ne consegue che non esistono sudditi né collaboratori, ma corresponsabili perché tutti sono Chiesa.
La modernità che riponeva fiducia nel progresso continuo, è stata vanificata dalle catastrofi come le guerre o la diversificazione tra paesi poveri e ricchi. Né in questo tempo postmoderno la persona può far affidamento sulla ragione come aveva fatto a lungo, perché tutto si basa sull’emozione. Nei giovani poi la rincorsa al momento da vivere “perché mi piace”, annulla la percezione del pericolo.
Come portare luce e speranza soprattutto alle nuove generazioni? Educando attraverso esperienze pulite e forti: bisogna presentare concetti affascinanti perché diventino interessanti. Altra strada da seguire è la realtà associativa, poiché l’educazione rivolta alle singole persone è inutile: i giovani sono come pinguini, se sono soli muoiono.
A noi adulti mons. Peri lascia un ulteriore messaggio di speranza: gli Atti degli Apostoli narrano che i primi cristiani vivevano in un mondo difficile, ma la mano del Signore era sulle loro spalle. Oggi il Signore non ha rattrappito la sua mano, ma la tiene sulle nostre spalle e continua a proteggerci e a sostenerci.
© Gazzetta di Foligno – FRANCA SCARABATTIERI