I percorsi dell’adozione internazionale
Problematiche e caratteristiche del fenomeno nel nostro territorio
Il tema della famiglia presenta un naturale intreccio, spesso non tenuto in debita considerazione, con l’adozione. In particolare è l’adozione internazionale a suggerire maggiori spunti di riflessione, data la diminuzione costante del numero dei bambini italiani adottabili. La strada per adottare un bambino straniero è complessa e vede l’intervento di numerosi soggetti, pubblici e privati, nazionali ed esteri. Sono 271 le coppie della provincia di Perugia che, negli ultimi 10 anni, hanno intrapreso questo cammino e ben 21 sono stati i bambini autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali a far ingresso nel nostro Paese (dati relativi al primo semestre 2010 sempre riguardanti la provincia di Perugia): se in termini assoluti questi numeri sembrano poca cosa, in percentuale l’Umbria si può collocare tra le regioni più attive in materia.
Per un corretto approccio al tema, occorre chiarire alcuni aspetti: in primo luogo si può pensare che l’adozione sia un istituto preordinato a soddisfare il bisogno di genitorialità di una coppia di coniugi incapace di procreare. Tuttavia, se così fosse, il rischio sarebbe quello di mettere in disparte le regole e le garanzie predisposte dall’ordinamento giuridico (situazione che si è verificata spesso, quando la materia non era ancora dettagliatamente regolata); inoltre la procedura adottiva non può essere attivata al solo fine di soddisfare gli intenti “solidaristici” manifestati dagli aspiranti genitori. In questi casi l’adozione fallisce, poiché si sottovalutano le difficoltà di integrazione tra il minore straniero e la sua nuova famiglia. Da questo ragionamento si evince che il principale protagonista dell’adozione è e deve essere l’adottato. Infatti il “superiore interesse del minore” è il principio primario della disciplina dettata sia in campo nazionale che in campo internazionale (si pensi in particolare alla Convenzione dell’Aja del maggio 1993, relativa alla protezione dei minori), e ad esso i soggetti coinvolti nella procedura devono riferirsi.
Gli aspiranti genitori devono rendersi conto che adottare un bambino colombiano o russo non è la stessa cosa: ogni minore presenta un proprio bagaglio culturale, delle esperienze, dei ricordi che non possono essere cancellati con l’ingresso in Italia. Questi sono parte integrante della personalità dell’adottato, il quale pertanto non può essere considerato alla stregua di un contenitore vuoto da riempire a piacimento, ma merita rispetto in quanto persona e non semplice “oggetto” della volontà degli adulti. La situazione non è dunque perfettamente equiparabile a quella della filiazione naturale. Alcuni giuristi hanno opportunamente sottolineato come l’idoneità richiesta agli aspiranti genitori non consista nella semplice capacità di educare un figlio, ma piuttosto si traduce nell’abilità a fronteggiare le difficoltà sopra citate: tesi ampiamente convincente!
© Gazzetta di Foligno – STEFANO MONDI