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Torniamo ad educare al valore della vita

I giornali hanno dato grande risalto in questi giorni ai diversi richiami della Chiesa su questioni morali e sul rapporto tra etica e politica nel nostro Paese. Questa volta nessuno ha gridato all’ingerenza.

Chissà se sarà così anche domenica prossima, quando in occasione della Giornata per la vita la Chiesa parlerà, ad esempio, pure di aborto e di eutanasia? Chissà se anche su questi temi scomodi si darà altrettanta risonanza all’appello del Pontefice a “ritrovare le radici morali” e a fronteggiare l’indebolimento della percezione dei principi etici e dei valori giuridici?
Questa volta nessuno ha tacciato di bigottismo i richiami che le gerarchie ecclesiali vanno ripetendo da tempo. Anzi, è trapelato quasi un apprezzamento persino da quella stampa che a volte non sopporta analoghi interventi della Chiesa sul piano dell’etica sessuale, del rispetto della vita e della persona.

Il fatto sta che la Chiesa non può cambiare insegnamento, piaccia o no; né può accettare di essere utilizzata nella battaglia politica, né può tacere o meno a seconda delle convenienze del momento. E dunque la Chiesa, anche in questa Domenica per la vita, non può non richiamare tutti a ricercare il più possibile riferimenti oggettivi per valutare ciò che è bene e ciò che è vero. Qualcuno vorrebbe che la Chiesa parlasse piuttosto di Dio che di problematiche umane e sociali, o di comportamenti morali. Ma non sono forse l’amore e la vita i temi fondamentali del cristianesimo? Il problema, se mai, è la capacità della Chiesa di educare a questi valori – e di viverli! -, illuminando le coscienze senza abolirle.

Prendiamo l’aborto. E’ stata una ferita che ha lacerato e diviso il Paese. Ma oggi sia i sostenitori che i contrari hanno modificato qualcosa delle loro idee. Non si tratta di abolire la 194, né tanto meno di eliminare l’articolo 1, secondo cui l’aborto non è uno strumento di controllo delle nascite. Infatti, come dissero tempo fa sia Livia Turco che Rocco Buttiglione, l’aborto non è un diritto, ma una spaventosa realtà, talvolta percepita senza alternative. E così, se i sostenitori di ieri riconoscono oggi che il feto è una vita, i contrari hanno capito che le madri più saranno sostenute, più saranno libere, e più saranno libere, più sarà difficile che rinuncino al figlio. Lo dimostrano chiaramente le stesse esperienze dei centri di aiuto alla vita. Ma si deve fare di più, perché i modelli e i messaggi di tante realtà formative non aiutano ad educare al valore della vita. Occorre impegnarsi maggiormente per la sua tutela, combattendo contro la cultura della morte, della sterilità, della denatalità, della solitudine. Occorre che la politica supporti il nucleo familiare e non scoraggi chi vuole accogliere la vita. Credenti e non credenti, tutti dovremmo essere contro l’aborto e favorevoli alla difesa della vita, convergendo sulla necessità di prevenire l’aborto, proprio per farne a meno, per evitarlo il più possibile, per ridurlo ad un’eccezione sempre più rara. Anche una città come la nostra, che vuole essere aperta all’accoglienza e all’integrazione, ha di che riflettere. E da rimboccarsi le maniche.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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