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Scuole superiori:è tempo di iscrizioni

Proseguiamo i nostri incontri con i dirigenti scolastici degli Istituti superiori della città. Nello scorso numero abbiamo ospitato il prof. Sergio Cecchini (Ist. Tecnico Commerciale) e il Prof. Roberto Incatasciato (Liceo Scientifico). La seconda parte del viaggio nel mondo dell’istruzione. Intervengono i presidi Garofalo e Lungarotti. Il Prof. Angelo Paci (Ist. Tecnico Industriale) è già intervenuto sul n. 44 del 19 dicembre 2010.

Prof. Giorgio Garofalo
(Liceo classico, Liceo Linguistico, Liceo delle Scienze Umane)
Alla fine di questo primo periodo di attuazione della Riforma Gelmini è possibile esprimere un giudizio?

Non ci sono novità sostanziali. La cosa più evidente è la semplificazione del quadro orario, che è sicuramente un fatto positivo. Permette di concentrarsi sulle discipline fondamentali. Per chi vuole è poi possibile frequentare dei corsi opzionali. I nostri studenti possono scegliere tra Informatica, Musica, Lingua straniera, Diritto ecc.. È un modo per personalizzare i curricoli degli studenti seguendo le loro inclinazioni.

Tra le novità più significative della riforma Gelmini c’è la nascita del Liceo Linguistico. Che cosa cambia rispetto alla sperimentazione che era presente da anni nella vostra scuola?
Il Linguistico precedente aveva un’identità “ibrida”, che dava ancora molto spazio allo studio del latino. La riforma ha messo al centro le lingue moderne. Fin dal primo anno si studiano tre lingue straniere, il latino rimane solo al biennio, sparisce il Diritto. È un percorso meno dispersivo, ed è stato ben accolto dalle famiglie e dagli studenti.

Qualche anno fa il corso di Liceo Linguistico sembrava in forte crisi e un anno le iscrizioni non sono state sufficienti per attivare una prima.
Abbiamo analizzato la situazione e ci siamo rimboccati le maniche. Il problema principale era che, nel nostro territorio, altre scuole offrivano percorsi “spuri”, presentandoli come un “liceo linguistico”. Non poteva funzionare e le famiglie se ne sono accorte.

Anche la Riforma vi ha aiutato eliminando la possibilità di attivare corsi del genere.
Certo. Ma c’è chi ha remato contro. Per poter salvare questo tipo di offerta “spuria”, si è spesa anche l’Amministrazione comunale. L’assessore Zampolini ha proposto l’attivazione di un Liceo Linguistico anche presso il Liceo Scientifico. Il Liceo Linguistico è stato da sempre all’interno del nostro Istituto, non ce n’è mai stato un altro. La Provincia, per fortuna, ha accolto le nostre ragioni. Dunque il Linguistico lo facciamo solo noi e, mi lasci dire, lo facciamo bene.

Visto che è entrato in tema, non posso non chiederle un giudizio sui nuovi indirizzi che sono stato attivati a Foligno.
Quest’anno avevamo richiesto un corso di Liceo Artistico e di Liceo Musicale. Sono degli indirizzi che facevano già parte della nostra offerta formativa; infatti, fino a qualche anno fa, all’interno del Liceo Socio-pedagogico, era presente un percorso di tipo artistico. Con l’arrivo della riforma Gelmini sembrava che potessimo finalmente veder riconosciuta questa nostra specificità: i locali dell’ex Collegio Sgariglia e l’Auditorium sarebbero diventati il polo cittadino dell’Arte e della Musica.
Quest’anno, però, anche il Liceo Scientifico ha richiesto l’attivazione di un percorso artistico. L’assessore Zampolini ha sposato, anche in questa occasione, la richiesta dello Scientifico, proponendo l’attivazione di due corsi, uno per noi e uno per loro. La città, però, non ha i numeri per due distinti corsi artistici. Sarebbe stata una parcellizzazione che avrebbe penalizzato gli uni e gli altri. Purtroppo in questa vicenda i giochi delle parentele e delle ideologie hanno prevalso sulla logica del progetto. Sempre a scapito del nostro Liceo classico. Questa amministrazione comunale si comporta a Foligno con la stessa logica del Governo nazionale: familismo e difesa di interessi particolari.

Torniamo alla vostra offerta formativa. Altra novità è il Liceo delle Scienze umane.
Sì. Ci ha dato buone soddisfazioni. I risultati degli studenti del nuovo corso sono migliorati rispetto agli anni precedenti. Abbiamo due indirizzi: quello tradizionale, che prevede lo studio del latino, e l’opzione economico-sociale, che al latino sostituisce la seconda lingua straniera.

Il Liceo classico, in tutta Italia, vede un calo di iscrizioni. È in crisi?
Noi siamo in controtendenza rispetto al quadro nazionale. Lo scorso anno le iscrizioni sono aumentate del 40%.

Come spiega questo successo?
È il frutto della serietà del nostro lavoro. Il Classico valorizza adeguatamente chi è propenso a studiare. Le famiglie che scelgono questa scuola sono consapevoli di dover affrontare un percorso esigente e da noi esigono che siamo all’altezza delle loro aspettative. Non li abbiamo delusi e ci hanno premiato.

Prof. Paola Lungarotti
(Istituto Professionale per i Servizi Socio-sanitari, per i Servizi Commerciali, per l’Industria e l’Artigianato)

Qual è il suo giudizio su questo primo periodo di attuazione della Riforma?
All’inizio sono stata molto critica, in particolare con la parte che riguarda gli Istituti Professionali. C’era un calo dell’area laboratoriale che mi sconcertava. Alla luce di questo primo quadrimestre di applicazione, devo ammettere di essermi ricreduta. Le discipline nuove che sono state introdotte hanno carattere tecnico-professionalizzante e supportano l’area laboratoriale. Dalle 34 ore settimanali si è passati a 32 ore, ma l’obbligo di svolgere moduli da 60 minuti rende il cambiamento irrilevante.

Il limite che rimane visibile è la diminuzione del tempo per le esercitazioni pratiche. Abbiamo però gli strumenti per ovviare a questa riduzione: adoperiamo parte del monte ore per dei rientri pomeridiani dedicati ai laboratori. L’introduzione delle tecnologie informatiche è invece un aspetto che non si può non apprezzare.

Quali sono le discipline che caratterizzano i vostri indirizzi?
Al primo anno c’è una solida base culturale: lettere, fisica, chimica, seconda lingua straniera. A questo si accompagna, con un monte ore equivalente, l’attività tecnico-professionale. I ragazzi sono entusiasti.

Tra quali indirizzi possono scegliere le famiglie che vi scelgono per i propri figli?
Socio-sanitario, Servizi Commerciali, Manutenzione e Assistenza Tecnica, Produzioni Industriali e Artigianali. Siamo l’unica scuola umbra ad avere l’indirizzo Socio-sanitario: è una novità introdotta con la riforma che abbiamo saputo cogliere. Ci permette di rispondere ad un’esigenza che il nostro territorio manifesta in maniera molto forte. Serve, infatti, a fornire competenze in un ambito sempre più richiesto dal mondo del lavoro. Non dimentichiamoci che a Foligno c’è la Scuola di Scienze Infermieristiche. La semplificazione operata con la riforma non ha intaccato gli indirizzi tradizionali, che da anni incontrano il gradimento degli studenti e delle famiglie. Infatti ci sono spazi di flessibilità che ci permettono di intervenire sull’orario per rendere i corsi più in linea con le esigenze dei ragazzi e le richieste del mercato del lavoro.

Ad esempio?
All’interno del piano di studi in Servizi Commerciali abbiamo valorizzato le discipline del settore della comunicazione pubblicitaria, nel quale avevamo un’esperienza lungamente consolidata.

Che cosa vi distingue da un Istituto Tecnico?
Al terzo anno garantiamo il rilascio della Qualifica professionale riconosciuta dalla Regione, anche se ormai le famiglie si stanno orientando in prevalenza verso il diploma quinquennale. Da un punto di vista didattico, invece, puntiamo molto sui laboratori e sull’”imparare facendo”.

Nella scuola ci si lamenta sempre della mancanza di fondi. È ancora possibile avere dei laboratori ben attrezzati?
Certo, i costi sono ingenti, ma i rapporti che abbiamo col territorio ci permettono anche di superare le ristrettezze finanziarie. Proprio in questi giorni, la ditta Tofi, che da anni collabora con noi e stima i nostri studenti, ci ha offerto del materiale per i laboratori. Certo, non è facile stare al passo con la tecnologia. Ma è appunto l’esperienza degli stage e dei tirocini che permette ai nostri ragazzi di fare esperienza della tecnologia effettivamente usata nelle aziende. La scuola d’altronde sbaglierebbe a pretendere di inseguire il macchinario all’avanguardia, che diventa rapidamente obsoleto. Deve offrire, invece, una solida preparazione e valorizzare i rapporti con le varie realtà del territorio.

Quali sono i vostri contatti con il mondo del lavoro?
Fanno parte da sempre della nostra vocazione. La normativa prevedeva, fin dal 1992, 600 ore di attività a contatto col territorio. L’alternanza scuola-lavoro inizia già dalle classi terze. È un’attività molto gratificante, perché i ragazzi vedono in concreto i frutti di quello che hanno appreso a scuola.

Che cosa fanno i vostri studenti dopo essersi diplomati?
La maggioranza si rivolge al mondo del lavoro, ma sempre di più sono coloro che proseguono verso gli studi universitari. La professionalizzazione è certo importante nel nostro curricolo, ma al centro c’è l’attenzione a costruire “teste ben fatte”, che possano poi scegliere con consapevolezza il proprio percorso di formazione e di vita.
Il nostro diploma è molto ricercato dalle aziende. Il mondo del lavoro è sempre alla ricerca di figure professionali dotate di una preparazione tecnica. Con il diploma si lavora con più facilità che con la laurea.

Eppure la maggioranza dei giovani continua a scegliere i Licei.
Spesso le famiglie, nella scelta della scuola, non guardano alle reali attitudini dei ragazzi, ma si fanno guidare da considerazioni estranee. La licealità è un mito che può creare grandi frustrazioni. Forse perché manca un’autentica cultura del lavoro. Ci sono pregiudizi culturali che orientano la scelta della scuola superiore: gli Istituti Professionali vengono ancora percepiti da molti come una scelta marginale. Non è così!
È un tipo di scuola che può valorizzare tante attitudini dei nostri ragazzi e permette di intraprendere numerosi percorsi. Spesso le scuole propongono degli indirizzi nuovi solo per attirare nuove iscrizioni, senza considerare i reali bisogni degli studenti e del territorio.

© Gazzetta di Foligno – MAURO PESCETELLI

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