Scuole superiori: è tempo di iscrizioni
I presidi Cecchini e Incatasciato fanno un primo bilancio sulla riforma della Scuola secondaria superiore e presentano la propria offerta formativa
I manifesti che cominciano ad affacciarsi per la città, gli open day, gli incontri per l’orientamento. Le scuole superiori della città hanno cominciato a muoversi per presentarsi nel modo migliore agli aspiranti alunni. Per le classi prime si sta concludendo il primo quadrimestre dopo la riforma Gelmini. La Regione ha licenziato il piano dell’offerta formativa che ridisegna la mappa degli indirizzi presenti sul territorio. Ce n’è abbastanza per chiedere ai presidi della città un primo bilancio sull’esperienza della riforma e sulle prospettive future.
Cominciamo con il Prof. Sergio Cecchini, dirigente dell’Istituto Tecnico Commerciale “Scarpellini” e con il prof. Roberto Incatasciato, dirigente del Liceo Scientifico “Marconi”.
Prof. SERGIO CECCHINI
Alla fine del primo quadrimestre dopo la riforma Gelmini è possibile fare un bilancio?
Per noi la riforma non è stata una grande novità. I nuovi indirizzi ricalcano quelli che avevamo, con qualche limatura sul numero di ore. C’è però da dire che prima svolgevamo le nostre ore con moduli da 50 minuti, ora i minuti sono 60, dunque il tempo-scuola è addirittura aumentato.
Per quanto riguarda le discipline, c’è la novità della Geografia, che viene introdotta in tutti gli indirizzi, ma limitata al biennio e del Trattamento testi che è confluito nell’insegnamento di Informatica.
La riduzione del monte ore ha influito sull’organico dei docenti?
Anche qui l’impatto è stato limitato. Qualche docente ha dovuto completare l’orario in un’altra scuola. Ma sono pochi casi.
La diminuzione delle ore di lettere al biennio sarà poi riassorbita al triennio, quando le ore aumenteranno rispetto all’orario attuale.
Il mondo del lavoro spesso lamenta il fatto che la scuola vivrebbe in un mondo a parte e gli studenti uscirebbero dalla scuola con competenze già superate. La riforma ha inciso anche sui programmi?
Noi abbiamo molti laboratori e non abbiamo aspettato la riforma per usarli. I nostri studenti lavorano molto con i computer e fanno diverse attività, ma non bisogna dimenticare l’importanza di una solida base teorica.
Certo, se guardiamo al mondo del lavoro, vediamo una dinamicità che prima non immaginavamo. Ma anche la scuola è dinamica. Da quando ho iniziato a fare il preside è cambiato molto. Sicuramente non si può essere al passo con i cambiamenti della società, ma, a pensarci bene, non è questo il compito della scuola. Per formare un buon alunno facciamo un lavoro che dura cinque anni. Non si possono cambiare in continuazione le cose per inseguire le mode o le singole richieste del mondo produttivo, che sono estremamente variabili. La scuola non deve lavorare su una singola competenza, ma su molteplici aspetti della persona e della preparazione dei nostri alunni. Le aziende che assumono i nostri diplomati hanno sempre espresso giudizi lusinghieri. Una preparazione ampia permette ai nostri studenti di inserirsi con successo in diversi settori e anche di continuare gli studi. L’eccessiva specializzazione non sarebbe un vantaggio per nessuno.
La Regione dell’Umbria ha approvato il nuovo piano dell’offerta formativa regionale. C’è stata una specie di battaglia degli indirizzi, che ha riguardato in particolare i Licei. Che cosa ne pensa?
Non bisogna esagerare con gli indirizzi. In questo la razionalizzazione della riforma era necessaria. Permane però, in molte scuole, il rischio di attivare nuovi indirizzi di studio solo per attrarre più studenti, poi si “sfornano” centinaia di diplomati che non sanno cosa fare perché il mercato del lavoro riesce ad assorbirne al massimo una decina.
Qual è allora l’offerta formativa che proponete agli studenti e alle famiglie per il prossimo anno?
I nostri indirizzi sono ormai consolidati e funzionano bene. Il corso in “Amministrazione, finanza e marketing”, che prevede anche un’articolazione in “Sistemi informativi e gestionali aziendali”, raccoglie l’eredità dei precedenti indirizzi IGEA e Mercurio, mentre il corso in “Turismo” è la messa a sistema del progetto assistito ITER, attivo nella nostra scuola dall’a. s. 1995-96.
Mi preme poi sottolineare che siamo l’unica scuola della città ad avere anche un corso serale per adulti. È il corso SIRIO, che da ormai dieci anni riscuote un lusinghiero successo: abbiamo più di cento studenti. Ha intercettato una fascia di utenza molto motivata: lo scorso anno si sono diplomati 34 studenti.
Siamo una scuola dinamica e cerchiamo di valorizzare al meglio le competenze di tutti i nostri studenti. Partecipiamo a diversi progetti, anche internazionali, come Leonardo e Comenius. I nostri studenti hanno l’opportunità di fare stage di lavoro all’estero e di lavorare insieme a colleghi di tutta Europa.
Prof. ROBERTO INCATASCIATO
Prima di chiederle un giudizio sui primi mesi di vita della riforma della scuola superiore, non possiamo non parlare della maggiore novità dell’offerta scolastica cittadina per il prossimo anno: l’attivazione del Liceo Artistico presso il suo istituto.
Un polo formativo come Foligno, che raccoglie studenti da un bacino molto ampio, non poteva non avere un indirizzo di tipo artistico. È un obiettivo per cui mi sono battuto fin dagli anni ’80 quando ero rappresentante del Distretto. È un successo per la città e una grande opportunità per la nostra scuola che può ulteriormente diversificare la sua offerta formativa.
Quali sono gli indirizzi tra cui i vostri alunni possono scegliere?
Al tradizionale indirizzo di Liceo scientifico, si affiancano l’opzione Scienze applicate ed il nuovo indirizzo di Liceo artistico opzione “Architettura e ambiente”.
Quali sono le caratteristiche dei nuovi indirizzi?
L’opzione “Scienze applicate” assorbe la sperimentazione dello “Scientifico-tecnologico” che era già attiva nella nostra scuola; rispetto al Liceo scientifico tradizionale è priva del Latino, ma vede aumentate le ore di Informatica e Scienze.
Il Liceo Artistico ad indirizzo “Architettura e ambiente” risponde invece all’esigenza di cui abbiamo già parlato e ci permette di valorizzare le competenze già presenti nell’istituto; non bisogna dimenticare che il Liceo scientifico era l’unico liceo ad avere una cattedra di Disegno e storia dell’arte e che molti dei suoi studenti si indirizzavano già verso facoltà come Architettura.
Alcuni restano perplessi per la scelta di togliere l’insegnamento del Latino in diversi indirizzi liceali. Il Liceo delle scienze applicate, per esempio, ha un piano di studi molto simile quello di un Istituto Tecnico. Che cosa ne pensa?
La somiglianza c’è. La differenza è però nell’impostazione di tutto il percorso di studi. Questa opzione è un liceo a tutti gli effetti, dunque ha come obiettivo principale la prosecuzione degli studi a livello universitario, in particolare verso le facoltà più strettamente scientifiche: Scienze, Scienze della Terra, Chimica, Geologia o Ingegneria. Il Latino, dunque, per questa utenza, non è indispensabile.
Come giudica la riforma alla luce di questo primo quadrimestre di applicazione?
Per quanto ci riguarda, come Liceo scientifico, la scelta di rafforzare l’area scientifica e la didattica laboratoriale era necessaria. Non c’era invece bisogno di comprimere così tanto le ore, penalizzando il settore linguistico-letterario. Questa è stata una scelta dettata, a mio parere, soltanto dall’esigenza di tagliare le spese. La razionalizzazione degli indirizzi è condivisibile, è giusto non sovraccaricare gli studenti con un monte orario troppo pesante, ma eliminare lo studio della seconda lingua straniera, che viene fatta alle medie, è sicuramente un errore.
Per ovviare a questa perdita abbiamo offerto alle famiglie la possibilità di scegliere, come attività integrative, un’ora di seconda lingua straniera e una di conversazione in lingua inglese.
Un altro punto critico della riforma è che l’attività ministeriale pare togliere alle scuole degli spazi di autonomia. Ma il problema principale è l’aspetto finanziario: vengono a mancare le risorse per fare la didattica di qualità che ci viene richiesta. L’innalzamento del numero di alunni per classe è solo un esempio.
Inoltre, fatta la riforma, il Ministero ci ha lasciato soli. L’applicazione pratica delle direttive viene lasciata all’iniziativa e alla buona volontà delle singole scuole. Non abbiamo paura di prendere iniziative e ci stiamo già organizzando per lavorare in rete con altri istituti, ma un maggiore coordinamento potrebbe farci risparmiare energie preziose. Il rischio è quello del “gattopardismo”. Se la riforma non viene seguita anche dal centro, è possibile che passi senza lasciare traccia.
Lei è a capo della scuola superiore più grande della città. Quali sono le ragioni della preferenza che ogni anno le famiglie accordano al Liceo scientifico?.
Le ragioni sono molteplici e sarebbe lungo analizzarle. Questo è però un ulteriore motivo per ampliare la nostra offerta formativa. Vogliamo valorizzare nel miglior modo le capacità di tutti gli studenti che scelgono la nostra scuola.
© Gazzetta di Foligno – MAURO PESCETELLI