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San Feliciano, l’attualità del martirio

San Feliciano: non basta l’ammirazione!
La presenza del Nunzio Apostolico impreziosisce la festa del Patrono

Foto Valeriana Sisti

La Messa pontificale è chiamata così perché, nelle solennità principali dell’anno liturgico, è celebrata da colui che, per il ministero ricevuto, fa da ponte, cioè mette in collegamento, o meglio in comunione, due realtà distanti. Il Vescovo nella Chiesa ha proprio questa funzione, essere garante dell’unità attraverso la sua personale comunione con il vicario di Cristo (che è anche detto il Sommo Pontefice) e con il popolo che gli è affidato, in cui ognuno singolarmente è confermato come membro vivo del corpo di Cristo attraverso la comunione con il suo Vescovo. Nel giorno di san Feliciano la presenza del Nunzio Apostolico Giuseppe Bertello ha reso questo “meccanismo” più immediato ed evidente, e lo ha voluto esprimere all’inizio della celebrazione il Vescovo Gualtiero Sigismondi, ringraziando per questa presenza così importante e assicurandogli che l’amore della Chiesa di Foligno al Papa è qualcosa di più che un vago affetto.

Foto Valeriana Sisti

La nunziatura apostolica infatti non è altro che un servizio offerto per saldare ancora di più questo vincolo di comunione tra i vescovi di una certa nazione e il Vescovo di Roma. Il Nunzio infatti è il rappresentante del Papa presso uno Stato con cui la Santa Sede ha relazioni diplomatiche, ed è evidente che costituisce un riferimento importante e un interlocutore privilegiato per le Conferenze Episcopali come per i singoli vescovi. Il nostro Vescovo ci ha anche rivelato di aver ricevuto proprio da Mons. Bertello, insieme a Mons. Chiaretti (anche lui presente per tutta la festa di San Feliciano), la notizia di essere stato scelto per diventare Vescovo di Foligno.
Giuseppe Bertello è piemontese, nato a Foglizzo (TO) il 1° ottobre del 1942. Dopo aver terminato gli studi ha iniziato a servire la Chiesa nelle nunziature di Sudan, Turchia e Venezuela, poi a Ginevra presso l’Ufficio delle Nazioni Unite, in seguito è stato ordinato Vescovo nel 1987 e inviato in Ghana, Togo e Benin, finché nel 1991 Giovanni Paolo II gli assegnò la delicatissima missione di rappresentarlo in Ruanda, proprio negli anni del Conflitto tra le etnie Hutu e Tutsi (1994). Successivamente tornerà a Ginevra nell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, da dove sarà richiamato nel 2000 per essere Nunzio Apostolico in Messico. Qui accoglierà Papa Wojtyla nello storico viaggio del 2002 che culminerà con la beatificazione di Juan Diego Cuauhtlatoatzin, il veggente di Guadalupe. Dal 2006 è Nunzio Apostolico per Italia e San Marino.

Foto Valeriana Sisti

Nella sua omelia Mons. Bertello ha parlato del senso cristiano del martirio, cominciando col dire che di fronte ad ogni martire, come pure al nostro San Feliciano, il sentimento d’ammirazione non può bastare. Farne degli eroi irraggiungibili nella loro straordinarietà infatti finirebbe per essere un tradimento, più che un rendere onore. Citando Clemente di Alessandria, il Nunzio ha ricordato che anche chi non è chiamato a testimoniare versando il sangue, può e deve farlo versando la propria fede. Certamente si tratta di una fede che arriva ad essere vitale quanto il sangue nelle vene, non consistendo nell’adesione mentale ad una lista di concetti più o meno astratti, ma in scelte concrete nella direzione di Gesù Cristo, cioè dell’offerta della propria vita. Non solo parole dunque, e riprendendo un motto di Ignazio di Antiochia Mons. Bertello ha raccomandato: “Meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo”.
Ma naturalmente è meglio ancora essere come San Feliciano, annunciatore di Cristo con tutte le energie che aveva a disposizione: la sua parola, la sua professione e la sua vita sono state un tutto unito, quel tutto che noi chiamiamo santità.

© Gazzetta di Foligno – FRANCESCO BOVI

Il martirio e l’accoglienza della Croce
Le riflessioni del Vescovo Sigismondi in occasione dei Primi Vespri e della Veglia dei giovani

Foto Valeriana Sisti

Del fatto che San Feliciano sia intimamente legato all’indole stessa dei folignati – avendola anzi, per così dire, plasmata – è prova l’ondata di piena che riesce a generare in Cattedrale, pari a quella che il Topino distendeva nei secoli passati nella campagna folignate, trasformando il suo magro flusso in un’improvvisa e devastante alluvione. Riconoscendo in Feliciano non solo l’evangelizzatore, ma anche il fondatore e difensore della città, i folignati accorrono in massa per venerarlo nel luogo della sua sepoltura, la Cattedrale, che ha costituito il centro attorno al quale si è sviluppata la nostra città di Foligno. Poiché è stato il sangue di Feliciano ad irrigare questa porzione di terreno perché la fede cristiana vi germogliasse e crescesse così florida, dopo secoli, ogni anno, torniamo a riflettere sul significato del martirio. Proprio la figura del martire è stata al centro dell’omelia che il Vescovo, S.E. mons. Gualtiero Sigismondi, ha pronunciato in occasione dei Primi Vespri. Il tempo dei martiri non si è concluso con i primi secoli di vita della Chiesa, anzi, anche ai nostri giorni la loro schiera non cessa di allargarsi. Il martirio – ha affermato il Vescovo – è un gesto d’amore che si cela dietro una brutale violenza: il dono supremo della propria vita a Dio e agli uomini, compresi i persecutori, in unione strettissima con il Sacrificio d’amore che Cristo ha offerto sulla Croce. Il martire, testimone della fede e dell’amore di Cristo, accettando la Croce è un uomo profondamente libero nei confronti di tutti e addirittura di se stesso.

Foto Valeriana Sisti

Anche in tempi e luoghi lontani da quelli delle persecuzioni, dove alcuni fratelli nella fede sono chiamati a versare il sangue, noi siamo chiamati ad accogliere, con costanza e pazienza, le nostre croci quotidiane, che in alcuni casi si configurano ugualmente come un segreto – incruento – martirio. Un’altra ondata di piena ha invaso la Cattedrale in serata: un’alluvione di canti e colori ha portato al Patrono l’omaggio dei giovani, che hanno vegliato meditando sul significato della preghiera. Guidata dal Vescovo ed inserita nel percorso della scuola di preghiera che si tiene ordinariamente nella Chiesa del SS. Salvatore, la Veglia ha avuto come tema “Fortificati nella preghiera”.

© Gazzetta di Foligno – FABIO MASSIMO MATTONI

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