Sessant’anni di CISL a Foligno
Intervista al fondatore Valfrido Paoli
Valfrido Paoli, classe 1922, consulente del lavoro, giornalista pubblicista, soprattutto “sancarlista”, mi riceve nel suo studio, seduto dietro la scrivania e con il computer aperto. È una conversazione tra amici (ci tiene a precisarlo) per la Gazzetta sul suo ruolo di sindacalista e di “fondatore” della CISL di Foligno. La CISL sta celebrando ad ogni livello i suoi 60 anni. E ritornare alle origini della sua storia è d’obbligo. Valfrido inizia però col parlare subito della sua formazione al San Carlo. Ci ricorda che “il San Carlo è stato l’Istituto per giovani, nato nel 1888, i cui fondatori don Alessandro Paglia e don Ernesto Caterini erano entusiasti del pensiero di Leone XIII, autore nel 1891 della Rerum Novarum e padre del libero associazionismo, alternativo a quello socialista. L’Enciclica delle cose nuove è stata quindi il pilastro formativo del nostro San Carlo”.
Come iniziò la Cisl a Foligno?
“Furono le Acli a chiedermi, nel 1947, di rappresentare la corrente cristiana presso la Camera del lavoro di Foligno. Alla fine di maggio, Corrado Leone mi chiamò al telefono per dirmi che alla Camera del lavoro mi stavano aspettando e che per quel lavoro non c’era una vera e propria paga”.
Quali furono le prime sensazioni entrando in quella struttura?
“Ebbi conferma che avremmo potuto andare d’accordo con i comunisti su tantissime idee e programmi: controversie individuali e plurime, applicazione dei contratti collettivi nazionali e locali, lotte e scioperi per motivi economici ed ogni altra attività volta a migliorare il tenore di vita e la formazione professionale dei lavoratori”
Quali furono i rapporti con gli uomini di altre componenti presenti all’interno della Camera?
“Mi rispettavano quasi sempre, anche se mi chiamavano badogliano, avendo fatto la guerra con l’esercito anziché con i partigiani. Mi rispettavano anche quando tentavo di farli riflettere, magari buttandola sullo scherzo. Gli facevo leggere le vignette del “Candido”; vedete – gli dicevo – vi siete fatti il nome di gente che ha portato il cervello all’ammasso e vive soltanto agli ordini di Stalin-”.
Su quali questioni ti trovavi in contrasto?
“Innanzitutto sul rispetto dei sentimenti religiosi della gente; il rispetto dell’uomo, che – a differenza di quanto avveniva nei paesi del comunismo – deve assolutamente stare al primo posto; il rispetto della proprietà, che non è un furto, ma il sacrosanto diritto inviolabile di ogni uomo, e per questo mi appellavo all’art. 42 della Costituzione appena entrata in vigore; il rispetto di tutte le attività economiche, le quali non debbono passare dagli imprenditori allo Stato, come pensavano i comunisti”.
E come si arrivò alla scissione?
“La grande vittoria anticomunista del 18 aprile 1948 radicalizzò la lotta. Nella Camera del lavoro di Foligno la vita della corrente cristiana divenne più difficile e cominciammo a parlare di prendere ognuno la propria strada. La scissione avvenne nel luglio del 1948, dopo l’attentato a Togliatti. Nacque anche a Foligno la “Libera CGIL” e toccò a me, per i miei interessi sociali ed i miei trascorsi di combattente per la libertà, assumere la segreteria dopo la rinuncia di Costante Benigni.
Dove e come iniziò la nuova esperienza?
“Aprimmo la sede in un vicolo di via Garibaldi, al piano terra di un fabbricato dell’Opera Pia Bartocci e ci mettemmo decisamente alla ricerca, in ogni attività agricola, fabbrica, negozio, ufficio, di gente che avesse voglia di impegnarsi. E subito cominciò la lotta per la conquista delle Commissioni interne, in cui però eravamo sempre in minoranza, ad esclusione dei tessili (dove c’erano soprattutto donne) e degli uffici (gli impiegati erano più aperti ai temi della libertà e della democrazia). Molti parroci – che sapevano degli orrori dello stalinismo – ci dettero una mano. Cominciammo inoltre, nella nostra striminzita sede, corsi di diritto sindacale e del lavoro, ovviamente conditi dalla Rerum novarum, base e lievito di ogni argomento e di ogni discussione. Facemmo anche un librettino sugli obblighi dei datori di lavoro e dei lavoratori, a fronte di un manuale della Camera del lavoro, che parlava soltanto degli obblighi dell’imprenditore”.
Per finire, un giudizio sull’attuale situazione sindacale in Italia?
“Esprimo soddisfazione per l’attuale uscita della CISL dall’unità sindacale a guida CGIL ex-postcomunista, diventando protagonista di nuovi rapporti di lavoro a partire dagli accordi rivoluzionari della Fiat a Pomigliano e a Mirafiori”.
© Gazzetta di Foligno – ALVARO BUCCI