vuoto2

Scuola, impresa e formazione: la ricetta per crescere

Intervista a Giovanni Bianchini, presidente di Confartigianato Foligno

La nuova sede di Confartigianato Foligno è appena inaugurata. Il cav. Bianchini mi guida con orgoglio nei tre piani dell’edificio di via Sangallo e ricorda i 54 metri quadrati della sede originaria di via Garibaldi, poi lasciata, dopo il terremoto, per quella di Via Treviso. Gli abbiamo chiesto un incontro per parlare della situazione della nostra città dal punto di vista della più rappresentativa associazione di artigiani della città. Vuole accanto a sé anche Gianluca Tribolati, Segretario dell’associazione e la dott.ssa Silvia Pantalla, Direttore. “Sono loro che portano avanti il lavoro…” dice. Provo a strappare una battuta sulle vicende politiche locali, Bianchini sottolinea il rispetto dovuto a tutte le persone coinvolte, poi vola più in alto…

La politica non è più come una volta. Oggi si fa con simboli che contengono il nome del “titolare” del partito. Non ci sono più le grandi famiglie ideali di un quarto di secolo fa, che, nonostante le distanze ideologiche, riuscivano a confrontarsi in modo acceso, ma sempre rispettoso. Oggi prevale la rissa. Si sono persi valori ed etica. Tutto questo genera un’incertezza che ha ricadute negative anche sull’economia. La politica è impegnata in beghe interne, che poco hanno a che fare con le priorità del paese, e il mondo dell’economia non ottiene le risposte di cui ha bisogno.

Come vede, in questo scenario, la situazione della nostra città?
Gli effetti si vedono anche a Foligno, il caso più evidente è quello delle OGR. Ma ci sono anche segnali in controtendenza: Umbra Cuscinetti, OMA, NCM, Ormesa, Bartolini, Lechler sono realtà affermate a livello nazionale e internazionale.
Il nostro piccolo distretto di meccanica aeronautica fine è un’eccellenza che ha permesso anche lo sviluppo di un indotto altamente qualificato.
Nonostante la crisi tutte queste aziende hanno difficoltà a reperire personale qualificato. Il tema della formazione è, dunque, strategico e l’abbiamo messo al centro di molte attività della nostra associazione.

Ci fa qualche esempio?
Insieme a Confindustria, alla Fondazione Cassa di Risparmio e al Centro Studi Città di Foligno abbiamo dato vita al progetto “Orientamento al lavoro”. Si propone di mettere in contatto il mondo del lavoro con quello della scuola. Gli alunni delle classi quarte delle scuole superiori hanno avuto l’opportunità di svolgere degli stage, anche all’estero, in aziende di diversi settori.

Alcune indagini uscite nei mesi scorsi hanno evidenziato che nella nostra regione ci sono molti laureati che non trovano lavoro, mentre le aziende faticano a trovare personale qualificato.
È vero. Bisogna lavorare più e meglio sull’orientamento scolastico dei giovani. Non abbiamo bisogno di un popolo di laureati, frustrati perchè le loro competenze non sono richieste dal mercato. Ognuno deve essere accompagnato a scoprire le proprie potenzialità e a valorizzarle adeguatamente. Troppo spesso i genitori, quando si tratta di scegliere la scuola superiore, influiscono negativamente sui figli e guardano non alle loro attitudini reali, ma a questioni di status. Vorrebbero tutti un figlio laureato e si giunge ai paradossi di cui dicevamo.
Presso il Centro Sperimentale abbiamo un centro di saldatura all’avanguardia, è il più attrezzato dell’Italia centrale. Quella del saldatore è una professionalità molto ricercata, che può dare da subito ottime soddisfazioni anche dal lato economico. Eppure viene percepita come una scelta di serie B. In Italia sono vacanti almeno 150.000 posti per elettricisti , sarti, idraulici e muratori. Facendo le debite proporzioni, a Foligno, in questi settori, potrebbero da subito trovare collocazione almeno un centinaio di persone.

Sempre in tema di formazione, si parla molto di “formazione continua”.
Certo. Nella società attuale è sempre più difficile che un impiego sia “a vita”. Dunque è necessario essere disponibili ad aggiornarsi in continuazione. Tante persone che oggi, anche nel nostro territorio, sono rimaste senza lavoro, pensiamo ai dipendenti della Merloni, con una formazione mirata si potrebbero riconvertire verso settori che invece sono in crescita. L’agricoltura, per esempio.

Prima ha parlato del progetto “Orientamento al lavoro” in collaborazione con le scuole. Come vede la preparazione degli studenti che escono dalle scuole della nostra città? Sono pronti per il mondo del lavoro?
Le scuole, almeno dal nostro punto di vista, sembrano ancora molto distanti dalla realtà del mondo del lavoro. Non si fa cultura di impresa, e si danno nozioni che restano solo a livello teorico. Certo, la scuola non può stare al passo con le innovazioni tecnologiche, non ha le risorse finanziarie e talvolta neanche quelle umane. Sono ancora troppi, soprattutto nelle scuole tecniche, gli insegnanti che vivono questo mestiere come un ripiego con lo stipendio assicurato. Si insegnano le materie tecniche usando ancora carta e penna, quando ormai il mondo reale lavora esclusivamente con il computer. C’è poi la tendenza di ognuno a curare il proprio orticello, manca la capacità di fare sinergia. Ogni scuola vuole i propri strumenti tecnologici e il proprio piccolo laboratorio. Se ne facessimo uno da condividere si potrebbero ottimizzare le risorse.

Torniamo a parlare della situazione delle imprese che rappresentate. Sono in buona salute?
Abbiamo risentito della crisi più tardi e meno degli altri. È però probabile che questo ritardo si ripeta anche con la ripresa. La nostra economia è poco dinamica.
In questo momento il problema principale per i nostri associati non è il lavoro, ma le riscossioni. Le micro-imprese riescono a reggere finché il titolare riesce a stringere la cinghia. Chi ha più dipendenti è in difficoltà maggiori. Inoltre, la fine della ricostruzione ha portato ad una contrazione nel settore edile: sono scomparse tante imprese individuali che svolgevano lavoro per conto terzi. Le aziende più grandi e più lungimiranti, invece, hanno capitalizzato i guadagni investendo in altri settori e godono di buona salute.

Interviene la dottoressa Silvia Pantalla:
-In effetti dai primi mesi del 2010 stiamo vedendo una ripresa. Molte persone tornano a rivolgersi a noi per iniziare nuove attività. Il saldo tra cessazioni e nuove imprese sta tornando positivo. È un segnale di fiducia nel futuro.

Quali sono le aziende che cessano?
Silvia Pantalla
-Un fenomeno che tra i nostri associati è molto evidente è quello delle micro-imprese fondate da cittadini extracomunitari. Avevano aperto la partita IVA per lavorare in conto terzi, soprattutto nel settore edile. Oggi questo tipo di lavoro non c’è più e molti sono tornati nel proprio paese.

Forse si sono trasferiti a L’Aquila?
Silvia Pantalla
-No. Lì i cordoni sono molto stretti. Nei lavori per la ricostruzione riescono ad entrare soprattutto aziende locali, al massimo dell’alto Lazio. Da un certo punto di vista è una politica lungimirante.

Ha parlato di nuove imprese artigiane che nascono. Eppure sembra che l’occupazione continui a ristagnare…
Silvia Pantalla
-È vero. In questo momento di incertezza le aziende sono restie ad assumere nuovi dipendenti. Anche un contratto come l’apprendistato viene considerato troppo oneroso; spesso i ragazzi, soprattutto quelli più giovani, cominciano a lavorare, poi, dopo un po’, decidono di abbandonare. Le aziende perdono l’investimento impiegato per formarli e devono ricominciare da capo. Per ovviare a queste situazioni abbiamo attivato una convenzione con la Provincia e il sistema formativo regionale: facilitiamo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, attraverso il sistema del tirocinio formativo. Si sta rivelando un ottimo canale per l’inserimento lavorativo dei più giovani.

A Gianluca Tribolati, Segretario dell’Associazione, chiediamo di illustrarci le attività di Confartigianato
Il mio impegno nell’Associazione è iniziato ventidue anni fa, in particolare con una forte crescita da quando Giovanni Bianchini è diventato Presidente. Abbiamo lavorato intensamente e i numeri ci hanno dato molte soddisfazioni. Nel 1994 i nostri iscritti erano 416 e avevamo 3 dipendenti. Oggi gli iscritti sono 1.200 e abbiamo 12 dipendenti che lavorano in Team. Il nostro comprensorio comprende, oltre al comune di Foligno, anche quelli di Spello, Bevagna, Montefalco, Trevi, Valtopina e Sellano: il 44% dei 2.000 artigiani iscritti alla Camera di Commercio sono nostri soci. È un segno di fiducia e stima per il lavoro che svolgiamo, tanto più se pensiamo che oltre l’80% degli iscritti è in regola con il pagamento della quota associativa. Abbiamo oltre 400 clienti a cui offriamo servizi nell’ambito del credito, della formazione, dei servizi fiscali e del lavoro, dell’ambiente e sicurezza. A questo va aggiunta l’attività del CAF, che ha all’attivo circa 3.000 dichiarazioni dei redditi mod 730.
In questi ultimi anni il settore più impegnativo è stato quello del credito: quando le banche hanno ristretto in modo drastico le loro erogazioni, ci siamo battuti per favorire l’accesso ai finanziamenti da parte delle nostre imprese e abbiamo messo in campo sia il nostro confidi COSEFIR, sia il nostro peso a livello politico e di opinione pubblica. Abbiamo garantito oltre 20 milioni di credito erogato dagli istituti di credito. Anche questo è un bel successo.

© Gazzetta di Foligno – MAURO PESCETELLI

0 shares
Previous Post

Religioni e fondamentalismi: diciamo la verità

Next Post

Persecuzione occidentale

Skip to content