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Foligno: città del commercio o commercio di una città?

Spazio ai lettori: riceviamo da Patrizio Staibano

Nel titolo ho sintetizzato il mio pensiero, stiamo vivendo una fase che dire paradossale è poco, eppure non c’è reazione, non c’è discussione, tutto rimane nell’ambito delle segreterie politiche o al massimo in qualche chiacchiera dal barbiere. Siamo al ridicolo, un sindaco che colpito da intercettazioni rimane “saldo” al suo posto e che si preoccupa pure del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, un gruppo politico che sbandiera alla cittadinanza la costruzione di un nuovo polo commerciale (l’ex-zuccherificio), come ennesima vittoria …di Pirro aggiungerei io. Quanti sono coloro che non si rendono conto che questa è l’ultima mossa di una serie di decisioni che ci stanno portando direttamente alla crisi d’identità come Città, come Comune di Foligno. Si stanno sbandierando i nuovi posti di lavoro, ma così non è, infatti i posti sono degli edili che andranno a costruire e che, come con il terremoto, passato l’evento finito il lavoro. Un nuovo centro commerciale, che serve solo alla politica, per rimpinguare le casse di un gruppo, ma con quali soldi? La Città ha sì bisogno di nuovi posti di lavoro, ma che provengano dall’industria e non da un commercio che è già asfittico; senza una parte produttiva non ci sono nuovi capitali e l’economia non può girare, è una regola semplice, elementare, ma del tutto ignorata. Il Governo della Città, ma dovrei dire, la politica, sta seguendo un percorso che è del tutto avulso dalla realtà, e fortuna che si dicono di opposizione al Governo Nazionale!!! Dal terremoto in poi non c’è stata un’azienda nuova, si è vissuti sull’illusione di una ripresa che non c’è, su un commercio, che giorno per giorno sta lasciando al buio le nostre vie; case che nascono come funghi, per non contenere nessuno e politici che si auto-esaltano senza nulla di concreto da offrire. Il peggio è che a questo gioco al massacro l’opposizione sta ferma, alla finestra, muta, quasi in attesa di un cenno “divino”, ma qui non servono cenni, occorrono fatti. Oppure si dovrebbe supporre che c’è un accordo segreto che stabilisce la morte anagrafica di Foligno a beneficio dei comuni vicini o “più lontani”, che hanno dato da tempo risposte migliori, forse non sempre condivisibili, ma almeno che puntano veramente a creare nuovi posti stabili e quindi ricchezza e veri cittadini, che rimangono e fanno crescere e vivere realmente una città.

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