Educare non è un optional
Presentato il documento di orientamento pastorale della CEI per il decennio 2010-2020
I vescovi italiani mettono l’educazione al centro dell’azione pastorale
E’ stato rilasciato nei giorni scorsi dalla Conferenza Episcopale Italiana un breve documento (una quarantina di pagine) che indica le linee dell’azione pastorale dei vescovi italiani per il prossimo decennio, il titolo è “Educare alla vita buona del Vangelo”.
Rispetto alla riflessione -anche recente- della Chiesa italiana sul tema dell’educazione, gli Orientamenti Pastorali propongono un salto di qualità in più direzioni.
Il primo riguarda lo stretto legame individuato tra azione educativa ed evangelizzazione. “Educare” ed “evangelizzare” sono termini che, nella riflessione dei vescovi, diventano praticamente sinonimi: “Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà”, sottolinea il Cardinale Bagnasco nella presentazione.
Un secondo passaggio chiave riguarda l’analisi della realtà, letta nel coraggioso sforzo di interpretarne i segni di speranza, piuttosto che limitarsi a sottolinearne le criticità. Tra i punti d’appoggio che questo nostro tempo ci fornisce per fondare l’azione educativa, i vescovi si soffermano sulla “accresciuta sensibilità per la libertà” e sulle possibilità che scaturiscono dall’incontro tra i popoli e le culture “in questo tempo di grande mobilità”. In linea con i continui richiami del magistero di Benedetto XVI, la Chiesa italiana sottolinea la necessità di promuovere “la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione” per “contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati”.
Un terzo passaggio rilevante è il richiamo alla dimensione “naturale” dell’attività educativa, che non deve essere considerata mestiere di alcuni (le donna, gli insegnanti, i catechisti), ma che è responsabilità comune delle generazioni adulte: “ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni”. Dalla dimensione naturale dell’attività educativa derivano anche la sua innata gratuità ed il bisogno di perforare i compartimenti stagni nei quali le diverse generazioni spesso conducono la propria esistenza.
Il documento, dopo aver tracciato il profilo della relazione educativa attraverso una catechesi del Vangelo di Giovanni (al punto 25, lettura obbligatoria per parroci, catechisti, capi scout, genitori, insegnanti, allenatori…), propone una disamina delle dimensioni educative nei diversi ambiti della Chiesa e della società, ribadendo il naturale primato educativo della famiglia e definendo la parrocchia il “crocevia delle istanze educative”. Quasi al termine del testo, poco prima delle indicazioni concrete per la progettazione pastorale (tracce di lavoro che meriterebbero un separato approfondimento), i vescovi ci ricordano che l’educazione, oltre che una “vocazione che si manifesta come arte sapienziale, acquisita nel tempo attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri”, è anche una responsabilità diffusa che riguarda politici, imprenditori, artisti, sportivi, professionisti della comunicazione e dello spettacolo. Come dire che quella educativa dovrebbe essere una preoccupazione etica presente in tutte le scelte degli adulti, non un optional legato a certe professioni o a determinati ambiti della nostra vita. Probabilmente, pensando alla valenza educativa di ogni nostro gesto, la via del bene ci apparirebbe in modo più evidente. Detto in altre parole, la consapevolezza di essere educatori può renderci degli adulti migliori.
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI